Per ora i numeri non sono da allarme. C'è solo la constatazione che molte famiglie del napoletane possono contare sull'aiuto di istituzioni musulmane (e non sullo Stato), e che quell'aiuto porta in tanti casi alla conversione. ottopagine
Islam o islamismo ?
Un’altra vicenda della serie islamico-napoletana che pare, o viene raccontata, senza capo né coda.
Il problema è che nell’ottica intelligence, o della polizia di prevenzione, certi fenomeni vengono letti con interesse e senza pregiudizio. Quando l’osso viene passato alla stampa nasce un caso.
E i giornalisti di nera-giudiziaria che si sono in un certo senso riciclati come esperti di terrorismo internazionale negli ultimi anni, ci mettono tanta buona volontà ma non hanno il bagaglio di conoscenze accademiche e di esperienza lavorativa adatte a seguire gli eventi. Anche una vicenda con connotati locali risente dei decenni di evoluzione del fenomeno Jihadista.
La zakat non è altro che la quota che ogni musulmano in grado di farlo, paga sulle proprietà e i redditi maturati nel corso dell’anno. Di solito si versa alla fine del Ramadan, ma il pagamento può essere effettuato in qualsiasi momento . Il denaro raccolto dal ministro degli affari religiosi o dal capo della comunità viene ridistribuito tra i bisognosi. La sua destinazione esclusiva è verso i musulmani. Si tratta di una tassa che ha il valore di dovere religioso. I musulmani sono comunque esortati ad aiutare chiunque al di fuori della Zakat. E infatti i tanto famigerati re, sultani, emiri di passaggio in Italia lasciano grandi somme a ospedali ed enti bisognosi senza tenere conto del fattore religioso.
Nell’Islam il mendicare, così come inteso nel cristianesimo che ne fa quasi motivo di vanto (come sempre tengo a mente oltre alla mia esperienza passata da cattolica, anche le riflessioni che fa di solito il colonnello De Caprio), è fortemente scoraggiato. Il profeta Muhammad, pace e benedizioni su di lui, esortava sempre a cercare di sostentarsi con i propri mezzi anche se scarsi e a ricorrere all’aiuto esterno solo in caso di estremo bisogno.
Quindi pare strano, a quanto si capisce dall’articolo, che queste famiglie vivano quasi sussidiate o si siano convertite per convenienza. Tutto può succedere visto che poi la pratica religiosa spesso si mischia con la cultura del posto o con cattive abitudini di carattere personale. A quello servono appunto conoscenze approfondite a partire dalla religione.
E’ difficile comunque che si abbracci una religione, che per certi versi può risultare dura, per trarne solo benefici materiali. Alzarsi tutte le notti per pregare o digiunare anche per diciotto ore di fila per un pasto e dei vestiti, almeno in Italia, è difficile che accada.
E’ possibile che lo spirito sia lo stesso della reazione al proselitismo del cristianesimo nei Paesi poveri. Vista la disponibilità e la gentilezza dei praticanti, spesso ci si avvicina con curiosità alla religione e la si abbraccia in maniera naturale. In un Paese stravolto da bullismo e blue whale non stupisce che il fenomeno coinvolga proprio i giovanissimi.
Ai napoletani abituati a rituali come lo scioglimento del sangue di San Gennaro, forse certe evoluzioni del loro stesso tessuto sociale possono sembrare strane.
Si tratta comunque di una tendenza da tenere d’occhio dal punto di vista della sicurezza.
Visualizzazione post con etichetta napule'. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta napule'. Mostra tutti i post
martedì 30 maggio 2017
mercoledì 8 febbraio 2017
VFQ
Sfugge il motivo per il quale i foreign fighters appartenenti a Daesh o a qualsiasi altro gruppo eversivo debbano ricorrere al supporto di organizzazioni criminali napoletane per ottenere passaporti britannici in vendita nel dark web su un sito attivo ormai da diversi anni e già attenzionato dalla stampa investigativa d'oltremanica.
Con un minimo di conoscenze tecniche, è prerogativa di Internet e in particolare di Tor, il superamento del concetto di mediazione e di organizzazione criminale.
Una informativa dell'Aise dovrebbe piuttosto segnalare qualche variazione particolare nelle attività legate alla falsificazione dei documenti che sono un classico dello scenario criminale napoletano. E' compito della polizia giudiziaria accertare che certe dinamiche siano legate nello specifico al passaggio o alla partenza di foreign fighters. Visto che in questi giorni la relazione al parlamento viene presa in esame dal Copasir, forse qualche spiffero giunto alla testata campana che ne ha dato notizia, è stato male interpretato dal giornalista.
Lista siti da Reddit
Con un minimo di conoscenze tecniche, è prerogativa di Internet e in particolare di Tor, il superamento del concetto di mediazione e di organizzazione criminale.
Una informativa dell'Aise dovrebbe piuttosto segnalare qualche variazione particolare nelle attività legate alla falsificazione dei documenti che sono un classico dello scenario criminale napoletano. E' compito della polizia giudiziaria accertare che certe dinamiche siano legate nello specifico al passaggio o alla partenza di foreign fighters. Visto che in questi giorni la relazione al parlamento viene presa in esame dal Copasir, forse qualche spiffero giunto alla testata campana che ne ha dato notizia, è stato male interpretato dal giornalista.
Lista siti da Reddit
venerdì 3 febbraio 2017
Stretto riserbo
(ANSA) - NAPOLI, 28 GEN - La Digos di Napoli ha svolto indagini su un minore della provincia di Napoli "convertito alla religione islamica, per il suo particolare fervore religioso tale da far ritenere in atto un pericoloso processo di radicalizzazione con la probabile regia di soggetti già appartenenti a ambienti terroristici". E' quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte di Appello di Napoli diffusa in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario.
Sulle indagini sia i magistrati del pool antiterrorismo della procura di Napoli sia i pm della procura dei minori hanno imposto uno stretto riserbo. La circostanza è riportata nell'ambito del capito dedicato alla attività investigativa della sezione antiterrorismo della Digos.
Veramente avevamo ampiamente saputo dell'indagine con molto anticipo come sovente avviene in quel di Napoli. E ovviamente dalla solita stampa che più che informare pare avere il bisogno di dimenticare i problemi della propria terra esaltando quelli degli altri. O meglio. Per mettere in cattiva luce le minoranze. Quei cattivoni dei musulmani. Solito copione della destra.
Ci si sarebbe aspettata una qualche dichiarazione dai magistrati o dal Questore anche per alleggerire il peso del ragazzino e della famiglia. E magari una indagine per accertare se ci fosse stata fuga di notizie. Evidentemente da quelle parti non usa.
Veramente avevamo ampiamente saputo dell'indagine con molto anticipo come sovente avviene in quel di Napoli. E ovviamente dalla solita stampa che più che informare pare avere il bisogno di dimenticare i problemi della propria terra esaltando quelli degli altri. O meglio. Per mettere in cattiva luce le minoranze. Quei cattivoni dei musulmani. Solito copione della destra.
Ci si sarebbe aspettata una qualche dichiarazione dai magistrati o dal Questore anche per alleggerire il peso del ragazzino e della famiglia. E magari una indagine per accertare se ci fosse stata fuga di notizie. Evidentemente da quelle parti non usa.
domenica 27 novembre 2016
Spiegazioni
I genitori, originari di Napoli, non si spiegano la conversione ma, in ogni caso, hanno deciso di non lasciar solo il proprio figlio in questo momento importante, anzi lo seguono con maggior attenzione e così fanno anche i paesani che hanno assunto un atteggiamento protettivo nei suoi confronti, evitando di alzare polveroni inutili ma dannosi per la sicurezza psico-fisica del ragazzo. libero
In Campania, e in particolare a Napoli, Digos e Aisi sono molto loquaci.
Purtroppo si ritrovano come interlocutore quella stampa di provincia che conosce poco certi fenomeni e ha a cuore le strumentalizzazioni utili ad un certo tipo di referente politico. Quindi storie come questa, alla fine creano comunque un polverone. Non mi pare che dai dettagli disponibili si possa parlare per il momento di terrorismo, ma vi sono in questa vicenda diversi aspetti che concorrono allo sviluppo del fenomeno criminale moderno. Il mondo degli adolescenti, il modo di relazionarsi tra loro e con gli adulti, la rete, le varie piattaforme social e la religione. Ci sono un paio di punti in questa storia da chiarire.
Mi pare che questa vicenda, e anche il profilo del ragazzino, sia molto simile a quella del ventiquattrenne salernitano che avrebbe destato preoccupazione in famiglia tanto da spingerli a rivolgersi ai carabinieri circa un anno fa.
Quello che molto probabilmente è accaduto, visto che il ragazzino non sembrerebbe legato a cellule eversive nè ha evidentemente tentato di propagandare ideologie violente, è che la polizia o i servizi hanno rilevato la sua presenza in qualche forum caratterizzato da una componente salafita marcata, e hanno voluto approfondire la conoscenza della storia e della personalità del soggetto. Oltre al monitoraggio dei forum di discussione effettuato da Digos e polizia postale, anche le due agenzie di intelligence sono presenti con dei loro ganci in ambiente virtuale. Solitamente immigrati o seconde generazioni che consentono un approccio migliore e un contatto più duraturo. Ormai è difficile che ciò che nasce in rete sfugga agli apparati di sicurezza, visto che i luoghi di ritrovo e le figure di riferimento sia a livello locale che internazionale, sono più o meno le stesse. Il fatto che polizia si sia recata a scuola, rendendo così nota la questione agli insegnanti, può voler significare che il ragazzo non è capitato in mezzo a circoli pericolosi altrimenti l'intera indagine, se ce n'è una in corso, sarebbe ormai bruciata.
L'attività di da'wa (invito all'Islam) è da sempre un dovere per il musulmano. Non significa convertire le persone, ma semplicemte spiegare cosa è l'Islam. E di questi tempi, in cui la religione è facilmente associata alla violenza, torna di certo utile un pò a tutti. Proporre la conoscenza della diversità, nel pieno rispetto delle regole altrui e della disponibilità all'ascolto, è di per se un arricchimento. Se una volta la da'wa era svolta prevalentemente in strada o in convegni e riunioni, adesso è passata in rete. Dai dati a disposizione sulla vicenda specifica, è sbagliato parlare di reclutamento.
Ci sono stati evidentemente contatti.
Da parecchio tempo ormai, i forum di discussione che aderiscono ad interpretazioni rigide, concedono l'ingresso ad un numero ristretto di persone. Più che occulti, sono password protected.
Non necessariamente ciò è dovuto ad attività di tipo radicale. Ci si vuole cautelare da presenze indesiderate. Non solo quelle degli agenti sotto copertura, ma anche degli stessi estremisti e di disturbatori di professione a libro paga dei vari Horowitz e Spencer. Gli amici degli amici di Trump.
Non è strano che un ragazzo così giovane sia arrivato all'Islam e anche attraverso certi forum. La rete è il rifugio preferito dai giovani. A parte il pericolo di deriva estremista, nei forum dedicati si trova il materiale di interesse specifico. Testi di riferimento (Corano, detti del profeta, storia) commentati sia in arabo che in inglese. Non è neppure strano che, a quanto è dato capire dal resoconto stampa, abbia intrapreso il suo percorso con estremo rigore, il che ha di sicuro spiazzato famiglia e amici. In un Paese come il nostro, ma soprattutto nel profondo Sud, un ragazzo così giovane che si rifiuta di bere alcool e mangiare maiale, e magari sfugge a certi comportamenti molto al limite dell'educazione, mette subito in allarme. Anche e soprattutto per il fatto che i media di proposito tendono a creare confusione tra Islam e terrorismo.
Spero che trovi un clima positivo all'interno dell'ambiente in cui sta crescendo. Il percorso di un convertito non è mai facile. Che Allah lo guidi e lo protegga dalle piccole e grandi sofferenze che inevitabilmente la vita del convertito riserva e che sono comunque un dono dell'Altissimo dal quale trarre forza e giovamento.
In Campania, e in particolare a Napoli, Digos e Aisi sono molto loquaci.
Purtroppo si ritrovano come interlocutore quella stampa di provincia che conosce poco certi fenomeni e ha a cuore le strumentalizzazioni utili ad un certo tipo di referente politico. Quindi storie come questa, alla fine creano comunque un polverone. Non mi pare che dai dettagli disponibili si possa parlare per il momento di terrorismo, ma vi sono in questa vicenda diversi aspetti che concorrono allo sviluppo del fenomeno criminale moderno. Il mondo degli adolescenti, il modo di relazionarsi tra loro e con gli adulti, la rete, le varie piattaforme social e la religione. Ci sono un paio di punti in questa storia da chiarire.
Mi pare che questa vicenda, e anche il profilo del ragazzino, sia molto simile a quella del ventiquattrenne salernitano che avrebbe destato preoccupazione in famiglia tanto da spingerli a rivolgersi ai carabinieri circa un anno fa.
Quello che molto probabilmente è accaduto, visto che il ragazzino non sembrerebbe legato a cellule eversive nè ha evidentemente tentato di propagandare ideologie violente, è che la polizia o i servizi hanno rilevato la sua presenza in qualche forum caratterizzato da una componente salafita marcata, e hanno voluto approfondire la conoscenza della storia e della personalità del soggetto. Oltre al monitoraggio dei forum di discussione effettuato da Digos e polizia postale, anche le due agenzie di intelligence sono presenti con dei loro ganci in ambiente virtuale. Solitamente immigrati o seconde generazioni che consentono un approccio migliore e un contatto più duraturo. Ormai è difficile che ciò che nasce in rete sfugga agli apparati di sicurezza, visto che i luoghi di ritrovo e le figure di riferimento sia a livello locale che internazionale, sono più o meno le stesse. Il fatto che polizia si sia recata a scuola, rendendo così nota la questione agli insegnanti, può voler significare che il ragazzo non è capitato in mezzo a circoli pericolosi altrimenti l'intera indagine, se ce n'è una in corso, sarebbe ormai bruciata.
L'attività di da'wa (invito all'Islam) è da sempre un dovere per il musulmano. Non significa convertire le persone, ma semplicemte spiegare cosa è l'Islam. E di questi tempi, in cui la religione è facilmente associata alla violenza, torna di certo utile un pò a tutti. Proporre la conoscenza della diversità, nel pieno rispetto delle regole altrui e della disponibilità all'ascolto, è di per se un arricchimento. Se una volta la da'wa era svolta prevalentemente in strada o in convegni e riunioni, adesso è passata in rete. Dai dati a disposizione sulla vicenda specifica, è sbagliato parlare di reclutamento.
Ci sono stati evidentemente contatti.
Da parecchio tempo ormai, i forum di discussione che aderiscono ad interpretazioni rigide, concedono l'ingresso ad un numero ristretto di persone. Più che occulti, sono password protected.
Non necessariamente ciò è dovuto ad attività di tipo radicale. Ci si vuole cautelare da presenze indesiderate. Non solo quelle degli agenti sotto copertura, ma anche degli stessi estremisti e di disturbatori di professione a libro paga dei vari Horowitz e Spencer. Gli amici degli amici di Trump.
Non è strano che un ragazzo così giovane sia arrivato all'Islam e anche attraverso certi forum. La rete è il rifugio preferito dai giovani. A parte il pericolo di deriva estremista, nei forum dedicati si trova il materiale di interesse specifico. Testi di riferimento (Corano, detti del profeta, storia) commentati sia in arabo che in inglese. Non è neppure strano che, a quanto è dato capire dal resoconto stampa, abbia intrapreso il suo percorso con estremo rigore, il che ha di sicuro spiazzato famiglia e amici. In un Paese come il nostro, ma soprattutto nel profondo Sud, un ragazzo così giovane che si rifiuta di bere alcool e mangiare maiale, e magari sfugge a certi comportamenti molto al limite dell'educazione, mette subito in allarme. Anche e soprattutto per il fatto che i media di proposito tendono a creare confusione tra Islam e terrorismo.
Spero che trovi un clima positivo all'interno dell'ambiente in cui sta crescendo. Il percorso di un convertito non è mai facile. Che Allah lo guidi e lo protegga dalle piccole e grandi sofferenze che inevitabilmente la vita del convertito riserva e che sono comunque un dono dell'Altissimo dal quale trarre forza e giovamento.
martedì 14 giugno 2016
Spunta una lettera
L'indagine della Dia scatta dopo una rogatoria internazionale: spunta una lettera di Giuseppe Missi, detto ‘o nasone e capo del clan Misso, che dà disposizione al Credit Suisse di Ginevra per attribuire a Vincenzo Candurro ogni disponibilità finanziaria, compreso un accredito di 649mila euro.
Marco Ludovico il Sole 24 ore
Bel colpo anche per il ministro dell'interno alla vigilia del ballottaggio.
Del ruolo centrale di Enzo Candurro all’interno del sodalizio criminale del clan Misso, si venne a sapere al termine di una operazione coordinata dalla procura distrettuale di Franco Roberti e realizzata dal reparto operativo dei carabinieri di Napoli e dal Gico della guardia di finanza, della quale si occuparono tra gli altri, anche il dottor Amato e la dottoressa Sargenti. Si trattò di una inchiesta che oltre a numerosi arresti e ad un ingente sequestro di beni, mise in luce un pericoloso intreccio tra camorra, politica, imprenditoria e curia napoletana. Furono i nipoti di Giuseppe Misso(-i all'anagrafe), da Misso jr. a Emiliano Zapata e Michelangelo Mazza, a tracciare i contorni della mappatura di attività imprenditoriali che facevano da cornice ai movimenti del clan. O Nasone, all’epoca poco più che dichiarante, si limitò a raccontare del travagliato passaggio dal movimento sociale italiano all’appoggio dato ad un partito di sinistra. Mossa decisamente bizzarra per un personaggio come lui, storicamente di destra. Le sue vicende giudiziarie cominciavano però a diventare effettivamente motivo di imbarazzo per l’establishment nazionale del movimento sociale che a suo dire lo scaricò.
A distanza di dieci anni si torna a parlare dell’aspetto commerciale-amministrativo del sodalizio tra clan e imprenditori, ma dal testo del comunicato della Dia di stamane non è dato capire come effettivamente gli inquirenti siano giunti in possesso di questa missiva. E quindi se Missi sr. fornisca ancora, in maniera sporadica e selettiva, indicazioni agli investigatori. Giochetti nei quali dichiaranti e pentiti amano dilettarsi.
Marco Ludovico il Sole 24 ore
Bel colpo anche per il ministro dell'interno alla vigilia del ballottaggio.
Del ruolo centrale di Enzo Candurro all’interno del sodalizio criminale del clan Misso, si venne a sapere al termine di una operazione coordinata dalla procura distrettuale di Franco Roberti e realizzata dal reparto operativo dei carabinieri di Napoli e dal Gico della guardia di finanza, della quale si occuparono tra gli altri, anche il dottor Amato e la dottoressa Sargenti. Si trattò di una inchiesta che oltre a numerosi arresti e ad un ingente sequestro di beni, mise in luce un pericoloso intreccio tra camorra, politica, imprenditoria e curia napoletana. Furono i nipoti di Giuseppe Misso(-i all'anagrafe), da Misso jr. a Emiliano Zapata e Michelangelo Mazza, a tracciare i contorni della mappatura di attività imprenditoriali che facevano da cornice ai movimenti del clan. O Nasone, all’epoca poco più che dichiarante, si limitò a raccontare del travagliato passaggio dal movimento sociale italiano all’appoggio dato ad un partito di sinistra. Mossa decisamente bizzarra per un personaggio come lui, storicamente di destra. Le sue vicende giudiziarie cominciavano però a diventare effettivamente motivo di imbarazzo per l’establishment nazionale del movimento sociale che a suo dire lo scaricò.
A distanza di dieci anni si torna a parlare dell’aspetto commerciale-amministrativo del sodalizio tra clan e imprenditori, ma dal testo del comunicato della Dia di stamane non è dato capire come effettivamente gli inquirenti siano giunti in possesso di questa missiva. E quindi se Missi sr. fornisca ancora, in maniera sporadica e selettiva, indicazioni agli investigatori. Giochetti nei quali dichiaranti e pentiti amano dilettarsi.
domenica 5 giugno 2016
Mo nun c'amamm 'cchiù
Quanto a Gomorra, il bestseller firmato da Saviano, “è un prodotto eccellente ma di fantasia, si fa una operazione commerciale non corretta perché Napoli” non è assolutamente come viene rappresentata in Gomorra. “Alcuni quartieri romani – ha concluso – non sono meno pericolosi di certi quartieri di Napoli”.
il fatto quotidiano
Il problema non è il livello del pericolo, ma la cultura dalla quale proviene.
E quella di certo non è cosa romana nè la si ritrova in altre zone d'Italia.
Saviano ha sempre giocato nel ruolo di battitore solitario all'interno dei circoli dell'antimafia certificata. Ruolo che gli ha consentito nel tempo di conquistarsi ampi consensi.
La frasetta sulla bontà è in linea con il personaggio.
Per forza di cose i suoi scritti e i suoi interventi, ma più che altro il clamore con cui sono stati accolti, hanno sicuramente contribuito a creare una percezione di Napoli e dei napoletani, altamente fuorviante. Il dottor Cantone queste cose non è che le scopre oggi.
Le sapeva anche ai tempi in cui lui e Saviano andavano in giro come buoni amici.
Solo che oggi l'ex magistrato è diventato a pieno titolo una icona renziana.
Ruolo questo che gli preclude vecchie passioni.
Nell'Italia di Renzi si va avanti a giochi di ruolo.
il fatto quotidiano
Il problema non è il livello del pericolo, ma la cultura dalla quale proviene.
E quella di certo non è cosa romana nè la si ritrova in altre zone d'Italia.
Saviano ha sempre giocato nel ruolo di battitore solitario all'interno dei circoli dell'antimafia certificata. Ruolo che gli ha consentito nel tempo di conquistarsi ampi consensi.
La frasetta sulla bontà è in linea con il personaggio.
Per forza di cose i suoi scritti e i suoi interventi, ma più che altro il clamore con cui sono stati accolti, hanno sicuramente contribuito a creare una percezione di Napoli e dei napoletani, altamente fuorviante. Il dottor Cantone queste cose non è che le scopre oggi.
Le sapeva anche ai tempi in cui lui e Saviano andavano in giro come buoni amici.
Solo che oggi l'ex magistrato è diventato a pieno titolo una icona renziana.
Ruolo questo che gli preclude vecchie passioni.
Nell'Italia di Renzi si va avanti a giochi di ruolo.
giovedì 2 giugno 2016
Tutto in un click
Today, however, everything is just a click away: from recruitment to mobilize everything can be organized and carried out from home.
But we must have no illusions: Facebook and Twitter are just the tip of the iceberg. Well-organized groups quickly jump on platforms that are difficult to control, such as Snapchat. Besides giving Jihadists their extremist ideas not just because her profile was closed.
20min.ch
Lorenzo Vidino è l'unico veramente bravo tra i poster boys dell'antiterrorismo italiano distribuiti tra think tank e magazine più o meno specializzati.
Purtroppo gli vengono fatte domande scontate e in fondo lui lavora al servizio dei governi, quindi alla fine le risposte spesso sono anche abbastanza scontate.
Ieri la dottoressa Boccassini si è lanciata su Repubblica in una difesa appassionata di Gomorra, di Saviano e forse anche del savianesimo, come lo definì il buon Vittorio Pisani.
Si è detta convinta del fatto che Gomorra non trasmette cattive intenzioni.
Piuttosto esalta il sentimento di rivalsa dei napoletani.
Come invece notava quel cattivone di Catello Maresca (inviso alla commissione antimafia, forse perchè lui fa l'antimafia vera), quello che costituisce il danno reale della fiction, è la mancanza di una figura positiva. Manca cioè una contro narrazione.
E basta guardarlo per pochi minuti per capire che il problema in fondo è quello.
Sembra quasi un video di propaganda di Daesh.
L'effetto che fa quando lo si guarda da soli, o anche pensandoci dopo che le autorità lo hanno rimosso, e mentre si discute sui social assieme agli altri, è devastante.
La stessa cosa accade per Gomorra . Basta affacciarsi su Facebook per rendersene conto.
Chi lo esalta non è camorrista o figlio di camorrista. Si tratta di semplici ragazzini.
La signora Boccassini faceva inoltre un paragone con il film Il padrino. Un pò come quando Bruno Vespa, sepolto dalle critiche per l'intervista al figlio di Riina, ha ricordato l'intervista di Biagi a Raffaele Cutolo. Paragoni sbagliati perchè il tutto si svolgeva in tempi diversi.
Il periodo stragista. Quando era cioè chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E non eravamo bersagliati incessantemente da immagini e discussioni aberranti.
Nel clima odierno sia Daesh che Gomorra possono apparire come una alternativa valida.
E non basta rimuovere un contenuto da una piattaforma social.
Bisogna porre in essere una contro narrazione efficace che ne contrasti il riverbero che rimane a lungo tra gli internauti. Soprattutto quelli che non hanno le difese necessarie a fare da scudo alla violenza spacciata come ideologia.
But we must have no illusions: Facebook and Twitter are just the tip of the iceberg. Well-organized groups quickly jump on platforms that are difficult to control, such as Snapchat. Besides giving Jihadists their extremist ideas not just because her profile was closed.
20min.ch
Lorenzo Vidino è l'unico veramente bravo tra i poster boys dell'antiterrorismo italiano distribuiti tra think tank e magazine più o meno specializzati.
Purtroppo gli vengono fatte domande scontate e in fondo lui lavora al servizio dei governi, quindi alla fine le risposte spesso sono anche abbastanza scontate.
Ieri la dottoressa Boccassini si è lanciata su Repubblica in una difesa appassionata di Gomorra, di Saviano e forse anche del savianesimo, come lo definì il buon Vittorio Pisani.
Si è detta convinta del fatto che Gomorra non trasmette cattive intenzioni.
Piuttosto esalta il sentimento di rivalsa dei napoletani.
Come invece notava quel cattivone di Catello Maresca (inviso alla commissione antimafia, forse perchè lui fa l'antimafia vera), quello che costituisce il danno reale della fiction, è la mancanza di una figura positiva. Manca cioè una contro narrazione.
E basta guardarlo per pochi minuti per capire che il problema in fondo è quello.
Sembra quasi un video di propaganda di Daesh.
L'effetto che fa quando lo si guarda da soli, o anche pensandoci dopo che le autorità lo hanno rimosso, e mentre si discute sui social assieme agli altri, è devastante.
La stessa cosa accade per Gomorra . Basta affacciarsi su Facebook per rendersene conto.
Chi lo esalta non è camorrista o figlio di camorrista. Si tratta di semplici ragazzini.
La signora Boccassini faceva inoltre un paragone con il film Il padrino. Un pò come quando Bruno Vespa, sepolto dalle critiche per l'intervista al figlio di Riina, ha ricordato l'intervista di Biagi a Raffaele Cutolo. Paragoni sbagliati perchè il tutto si svolgeva in tempi diversi.
Il periodo stragista. Quando era cioè chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E non eravamo bersagliati incessantemente da immagini e discussioni aberranti.
Nel clima odierno sia Daesh che Gomorra possono apparire come una alternativa valida.
E non basta rimuovere un contenuto da una piattaforma social.
Bisogna porre in essere una contro narrazione efficace che ne contrasti il riverbero che rimane a lungo tra gli internauti. Soprattutto quelli che non hanno le difese necessarie a fare da scudo alla violenza spacciata come ideologia.
giovedì 26 maggio 2016
L'integralista che va a messa e fa piangere i bambini
Oggi divide la passione politica con le incombenze del nonno e le preoccupazioni del genitore. «Vivo questa conversione non male, ma malissimo racconta a Il Giornale perché è una religione troppo dura, troppo radicale, troppo rigida. È una religione integralista. L'ho constatato di persona, mia figlia vive con me. La vedo tutti i giorni. Quando è l'ora della preghiera, addirittura non si bada nemmeno ai bambini. Per questo, mi è capitato di arrabbiarmi con lei. Se un bambino piange, significa che ha bisogno di qualcosa, ha bisogno della mamma. Questo è fanatismo. Questo è il dolore che provo per questa sua scelta di vita».
Qualche mese fa, in chiesa, Aysha non gli ha stretto nemmeno la mano in segno di pace, al termine della messa. «Immaginate come può sentirsi un padre».Di Meo il Giornale
Quando si parla di Islam radicale il riferimento è ad una visione politico-militare molto estrema che sta alla base del fondamentalismo e dalla quale scaturisce la violenza indiscriminata di cui abbiamo testimonianza sempre più spesso di questi tempi. L’hijab non è altro che il velo che copre il capo ed è un obbligo. Non tutte vi aderiscono e spesso non per volontà propria.
Infatti mi pare che Aicha indossi quello fondamentalmente. C’è nel suo profilo Facebook una foto in cui copre anche il volto, ma sempre tenendo bene a mente che un profilo social non è affatto indicativo del profilo reale del soggetto in questione, a me pare, pur non conoscendola, che siamo di fronte ad una persona di un elevato livello culturale e molto aperta. Una donna abituata a viaggiare non solo da un aereoporto all’altro ma soprattutto con la mente. La sua passione per la terra del marito è anche indicativa di ciò. Peccato che non le sia stata data voce.
Non si capisce se le dichiarazioni che avrebbe fatto il padre, sono frutto di un intervista, di una semplice chiacchierata o anche di qualche incontro elettorale pubblico. Mi pare che nel contesto, questo episodio dei bambini lasciati a piangere perché la madre doveva andare a pregare, strida un pò con l'immagine di una musulmana che tra l'altro sta anche facendo campagna elettorale assieme al padre. Ricordiamo le polemiche di questi giorni tra le varie scuole di pensiero a proposito della candidatura di Sumaya a Milano. Il musulmano radicale doc vede come fumo negli occhi l'impegno in politica in nazioni non governate dalla Sharia.
Nemmeno in Arabia Saudita, che è una terra molto meno radicale di quanto si creda o si voglia far credere, accadono episodi simili. Alla base dell’Islam, che è un modo di vivere piuttosto che una religione, c’è l’armonia fisica e spirituale. Inoltre è difficile pensare che per una qualsiasi delle religioni abramitiche, una preghiera fatta mentre si è lasciato soffrire il proprio bimbo, possa venire accettata da Dio.
L’impressione generale è che il babbo, che vive ancora come tanti genitori di convertiti per di più sposati ad uno straniero , con molto rammarico questa scelta della figlia, abbia ricamato un po’ sulla questione usandola anche come un modo per fare campagna elettorale.
Si è parlato molto in questi giorni di una presunta epurazione di Nicola Porro dalla Rai perché il suo programma avrebbe creato malumori al primo ministro. In realtà il problema di quella trasmissione è che si è cercato semplicemente di trasferire in ambiente televisivo il lavoro fatto su testate come il Giornale. E il risultato è stato molto povero. Non si è andati oltre il solito quadretto negativo a discapito di immigrati e musulmani. Persino programmi come quinta colonna o la gabbia, che hanno quel target di pubblico, alla fine hanno cercato di migliorare i toni della discussione. Il pubblico della Rai poi, storicamente è sempre stato destinato a prodotti di buon livello.
Ma essenzialmente, come ha sottolineato la signora Maggioni, in Italia non c’è più giornalismo di inchiesta e di approfondimento. Per quello il talk è tramontato da tempo. C’è poco da discutere.
A proposito di Islam e di Daesh abbiamo assistito alla nascita di giornalisti, principalmente provenienti da cronaca nera e giudiziaria, autoproclamatisi esperti in materia.
E il danno poi lo subiscono le tante Aicha in giro per l'Italia che non riuscendo a spiegare al genitore la differenza tra Islam, salafismo, radicalismo, terrorismo e simili, non riescono nemmeno a risanare i rapporti con la famiglia e li interrompono o addirittura fuggono. Pur di riuscire ad indossare il velo senza problemi.
Forse è tempo per il giornalismo italiano di mettersi una mano sulla coscienza.
Quando si parla di Islam radicale il riferimento è ad una visione politico-militare molto estrema che sta alla base del fondamentalismo e dalla quale scaturisce la violenza indiscriminata di cui abbiamo testimonianza sempre più spesso di questi tempi. L’hijab non è altro che il velo che copre il capo ed è un obbligo. Non tutte vi aderiscono e spesso non per volontà propria.
Infatti mi pare che Aicha indossi quello fondamentalmente. C’è nel suo profilo Facebook una foto in cui copre anche il volto, ma sempre tenendo bene a mente che un profilo social non è affatto indicativo del profilo reale del soggetto in questione, a me pare, pur non conoscendola, che siamo di fronte ad una persona di un elevato livello culturale e molto aperta. Una donna abituata a viaggiare non solo da un aereoporto all’altro ma soprattutto con la mente. La sua passione per la terra del marito è anche indicativa di ciò. Peccato che non le sia stata data voce.
Non si capisce se le dichiarazioni che avrebbe fatto il padre, sono frutto di un intervista, di una semplice chiacchierata o anche di qualche incontro elettorale pubblico. Mi pare che nel contesto, questo episodio dei bambini lasciati a piangere perché la madre doveva andare a pregare, strida un pò con l'immagine di una musulmana che tra l'altro sta anche facendo campagna elettorale assieme al padre. Ricordiamo le polemiche di questi giorni tra le varie scuole di pensiero a proposito della candidatura di Sumaya a Milano. Il musulmano radicale doc vede come fumo negli occhi l'impegno in politica in nazioni non governate dalla Sharia.
Nemmeno in Arabia Saudita, che è una terra molto meno radicale di quanto si creda o si voglia far credere, accadono episodi simili. Alla base dell’Islam, che è un modo di vivere piuttosto che una religione, c’è l’armonia fisica e spirituale. Inoltre è difficile pensare che per una qualsiasi delle religioni abramitiche, una preghiera fatta mentre si è lasciato soffrire il proprio bimbo, possa venire accettata da Dio.
L’impressione generale è che il babbo, che vive ancora come tanti genitori di convertiti per di più sposati ad uno straniero , con molto rammarico questa scelta della figlia, abbia ricamato un po’ sulla questione usandola anche come un modo per fare campagna elettorale.
Si è parlato molto in questi giorni di una presunta epurazione di Nicola Porro dalla Rai perché il suo programma avrebbe creato malumori al primo ministro. In realtà il problema di quella trasmissione è che si è cercato semplicemente di trasferire in ambiente televisivo il lavoro fatto su testate come il Giornale. E il risultato è stato molto povero. Non si è andati oltre il solito quadretto negativo a discapito di immigrati e musulmani. Persino programmi come quinta colonna o la gabbia, che hanno quel target di pubblico, alla fine hanno cercato di migliorare i toni della discussione. Il pubblico della Rai poi, storicamente è sempre stato destinato a prodotti di buon livello.
Ma essenzialmente, come ha sottolineato la signora Maggioni, in Italia non c’è più giornalismo di inchiesta e di approfondimento. Per quello il talk è tramontato da tempo. C’è poco da discutere.
A proposito di Islam e di Daesh abbiamo assistito alla nascita di giornalisti, principalmente provenienti da cronaca nera e giudiziaria, autoproclamatisi esperti in materia.
E il danno poi lo subiscono le tante Aicha in giro per l'Italia che non riuscendo a spiegare al genitore la differenza tra Islam, salafismo, radicalismo, terrorismo e simili, non riescono nemmeno a risanare i rapporti con la famiglia e li interrompono o addirittura fuggono. Pur di riuscire ad indossare il velo senza problemi.
Forse è tempo per il giornalismo italiano di mettersi una mano sulla coscienza.
lunedì 29 febbraio 2016
Questori
I giornalisti napoletani al solito hanno fatto un sacco di giri di parole sull'evento senza spiegare, e forse non l'hanno capito neppure loro, se il passaggio a Questore è contestuale alla nomina a dirigente superiore. Visto che si tratta di una promozione retroattiva Pisani toglierebbe il record di Questore più giovane d'Italia al mitico Brunone Megale.
Già mi vedo tortellino Mancini che fa i trenini per festeggiare e manda una sacher all'ufficio immigrazione.
I Questori di Napoli e Milano assieme ai prefetti avranno il compito molto delicato di dimostrare come il governo e in particolare Matteo Renzi, quasi sempre assente sul territorio al di là dei nastri da tagliare, siano vicini alle realtà locali.
Per dirla in maniera brutale e coincisa, devono fare campagna elettorale.
Alcune settimane fa Gianluca Abate, ottimo giornalista e protagonista suo malgrado dell'inchiesta Megaride nella cui ordinanza venne citata una sua intervista proprio a Vittorio Pisani che secondo i magistrati in quell'occasione anticipava la propria difesa, si è lamentato all'indomani della visita del ministro dell'interno, del fatto che le cifre presentate circa la diminuzione dei reati siano poco credibili alla luce della recrudescenza della violenza omicidiaria a Napoli.
Difficile dargli torto dopo aver letto i quotidiani giorno per giorno.
Il problema è che Alfano è uomo da numeri.
Possiede le cifre buone a dimostrare che lo stato c'è, visto che può fare affidamento su un comparto efficiente, e anche i numeri per fare il bello e il cattivo tempo alla bisogna come nella circostanza del voto sulla stepchild adoption.
Per il resto non ha una visione globale tale da comprendere che il lavoro di prevenzione va al di là delle espulsioni firmate. Fa riunioni con organizzazioni e comitati compiacenti ma poi i risultati sono quelli che lamentava Abate. Forse toccherebbe ai giornalisti come lui, scoperchiare quel gran pentolone chiamato società civile per capire cosa effettivamente non funziona e chi ci guadagna.
Pare difficile che Pisani torni in Campania. Tornerebbe utile come simbolo da opporre alla destra che ha come unico suo cavallo di battaglia quello della legalità. Potrebbe essere anche messo a guardia di Bassolino, inviso al premier, nell'eventualità che questi arrivi alla poltrona di sindaco.
Rimaniamo comunque nel campo della fantapolitica.
A Milano, terminata la scorpacciata di interviste trionfali del prefetto Savina, il Corriere ha tirato fuori un reportage secondo il quale la città sarebbe in balia dei ladri.
Anche lì serve una persona che, assieme al prefetto Marangoni, tiri la volata a Sala il quale non dovrebbe avere avversari irresistibili ma nemmeno entusiasma più di tanto.
Non è che si possa sfruttare l'effetto Expo ad libitum .
Ci vuole qualcosa di più. Un Questore multipolare.
Vedremo.
giovedì 21 gennaio 2016
Bonne nuit
La mia insegnante di lettere al liceo mi definì l'avvocato delle cause perse perchè difendevo l'indifendibile. A dire la verità agivo su commissione. Visto che ero la più brava in latino e quindi insospettabile, cercavo di farle perdere tempo con discussioni su politica e attualità per rubare spazio alle interrogazioni. Poi ci ho preso gusto e mi sono accorta che nell'indifendibile stanno spesso verità e giustizia. L'avvocato Pisani mi batte e d'altra parte è del mestiere. Però secondo me stavolta ha toppato.

I ragionamenti dei napoletani vip che hanno raccolto anche molti consensi, hanno una loro logica e forse noi che siamo lontani da Napoli non riusciamo a comprenderli perchè non viviamo in quel contesto.
C'è da notare che se un musulmano avesse usato la stessa logica sarebbe stato accusato di "giustificazione". Forse perchè l'Islam e i musulmani sono visti come fuori dalle nostre tradizioni. Quindi per forza di cose al musulmano non è concesso pensare e ragionare ma deve solo e sempre prendere le distanze.
Mi si obietterà che il terrorismo fa morti quindi sono sempre necessarie le prese di posizione forti. Anche l'omofobia fa morti . Se sono meno numerose ciò non vuol dire che siano meno importanti. E rende miserabili i vivi. Che è peggio della morte.
Secondo me noi meridionali siamo geneticamente predisposti a nasconderci e giustificarci.
Se avessimo il coraggio di assumere posizioni decise anche quando chi sbaglia in qualche modo ci rappresenta, riusciremmo ad uscire dalla condizione di terroni forever.

I ragionamenti dei napoletani vip che hanno raccolto anche molti consensi, hanno una loro logica e forse noi che siamo lontani da Napoli non riusciamo a comprenderli perchè non viviamo in quel contesto.
C'è da notare che se un musulmano avesse usato la stessa logica sarebbe stato accusato di "giustificazione". Forse perchè l'Islam e i musulmani sono visti come fuori dalle nostre tradizioni. Quindi per forza di cose al musulmano non è concesso pensare e ragionare ma deve solo e sempre prendere le distanze.
Mi si obietterà che il terrorismo fa morti quindi sono sempre necessarie le prese di posizione forti. Anche l'omofobia fa morti . Se sono meno numerose ciò non vuol dire che siano meno importanti. E rende miserabili i vivi. Che è peggio della morte.
Secondo me noi meridionali siamo geneticamente predisposti a nasconderci e giustificarci.
Se avessimo il coraggio di assumere posizioni decise anche quando chi sbaglia in qualche modo ci rappresenta, riusciremmo ad uscire dalla condizione di terroni forever.
sabato 16 gennaio 2016
Sto contento quando mi parli dentro
«Non smetterò di combattere per Napoli perché ho lo spirito di un ragazzo di 18 anni», dice Antonio Bassolino al termine dell'incontro al Sannazaro in una sala stracolma, gente in piedi di ogni età. L'ex sindaco di nuovo in corsa conclude il suo discorso citando Obama, "Yes, I can", e gli spagnoli di Podemos. Slogan riadattato alla città: «Andiamo avanti e Forza Napoli». Sul palco, anche Claudio Fava. Ilmattino
E con chi poteva stare Fava. Lui ha questa strategia.
Ha bisogno di vantare competenze sui servizi segreti ?
Fa la relazione sulle rendition alla commissione europea e se la prende con il tortellino.
Su Facebook però. Sa che se lo incontra per strada il mio eroe romagnolo gli cambia i connotati.
Vuole vantare competenze in politica ? E sostiene gli oppositori di Renzi.
Un uomo di sostanza.
Passati i quaranta ci si comincia a dire che non è l'età biologica che conta.
Piuttosto quella che ci si sente. Poi arriva pure lo spirito.
E però la mattina ci si alza con il mal di schiena, cattivo umore per tutta la giornata, mal di testa e robe varie. E chill'è.
Comunque anche gli anziani hanno lo spirito giusto per combattere.
Secondo me c'ha perso voti a forza di slogan.
E con chi poteva stare Fava. Lui ha questa strategia.
Ha bisogno di vantare competenze sui servizi segreti ?
Fa la relazione sulle rendition alla commissione europea e se la prende con il tortellino.
Su Facebook però. Sa che se lo incontra per strada il mio eroe romagnolo gli cambia i connotati.
Vuole vantare competenze in politica ? E sostiene gli oppositori di Renzi.
Un uomo di sostanza.
Passati i quaranta ci si comincia a dire che non è l'età biologica che conta.
Piuttosto quella che ci si sente. Poi arriva pure lo spirito.
E però la mattina ci si alza con il mal di schiena, cattivo umore per tutta la giornata, mal di testa e robe varie. E chill'è.
Comunque anche gli anziani hanno lo spirito giusto per combattere.
Secondo me c'ha perso voti a forza di slogan.
mercoledì 28 ottobre 2015
E Giggino la prese bene
Una campagna elettorale con una condanna sul groppone sarebbe stata al veleno come è accaduto nel caso di De Luca.
Con il presidente del consiglio che una settimana fa tuonava dagli schermi televisivi che per lui quella delle ecoballe sarà la prossima battaglia da combattere al fianco del presidente della regione campana, una sentenza di condanna sarebbe stata decisamente fuori luogo.
E alla vigilia di un Giubileo per il quale la sicurezza è terreno principale di schermaglie politiche, un capo di polizia condannato sarebbe stato fuori da ogni logica.
Giggino è giustamente arrabbiato perchè con Bassolino in pista per lui il percorso è in salita.
Ormai le menate sulla legalità interessano relativamente. Il cittadino vuole gente competente e di certo Bassolino è un professionista della politica.
"La legge è uguale per tutti" urlò il pubblico ministero Sergio Amato in faccia al Questore Merolla che cincischiava tra una versione e l'altra circa quanto saputo da Pisani in merito alla penetrazione dei clan tra le attività commerciali napoletane.
In Italia la legge è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale che per altri a seconda dell'epoca e delle circostanze.
Con il presidente del consiglio che una settimana fa tuonava dagli schermi televisivi che per lui quella delle ecoballe sarà la prossima battaglia da combattere al fianco del presidente della regione campana, una sentenza di condanna sarebbe stata decisamente fuori luogo.
E alla vigilia di un Giubileo per il quale la sicurezza è terreno principale di schermaglie politiche, un capo di polizia condannato sarebbe stato fuori da ogni logica.
Giggino è giustamente arrabbiato perchè con Bassolino in pista per lui il percorso è in salita.
Ormai le menate sulla legalità interessano relativamente. Il cittadino vuole gente competente e di certo Bassolino è un professionista della politica.
"La legge è uguale per tutti" urlò il pubblico ministero Sergio Amato in faccia al Questore Merolla che cincischiava tra una versione e l'altra circa quanto saputo da Pisani in merito alla penetrazione dei clan tra le attività commerciali napoletane.
In Italia la legge è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale che per altri a seconda dell'epoca e delle circostanze.
mercoledì 15 luglio 2015
Chiavi
È un incidente diplomatico grave, per la Questura, che tenta di nascondere l'episodio. Ma i sindacati rispecchiano la dignità dei loro iscritti.
repubblica
Se non si tratta della solita strumentalizzazione sindacale allora come minimo il Questore andrebbe dimesso.
Nell'Italia in cui poco o nulla funziona la polizia di stato simbolo di correttezza e legalità non può ancora una volta mostrare di seguire logiche e dinamiche antiche.
Uno "sgarbo" al presidente del Napoli non deve spaventare.
"La chiavetta è sparita con la collaborazione di un non meglio identificato appartenente alla polizia di stato che avrebbe poi favorito l'arrivo della chiavetta nelle mani di Orlando Fontana, fratello dell'imprenditore edile Giuseppe Fontana", conferma ìGiuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Napoli, nel corso della conferenza stampa.L'esistenza della chiavetta usb a forma di cuore è stata accertata "nel corso di indagini successive attraverso intercettazioni avvenute ben dopo le operazioni di cattura di Zagaria". "Non si può escludere - spiega il procuratore capo di Napoli Colangelo - un contatto tra Zagaria e un'altra persona in quei concitati momenti".
repubblica napoli
E spiega la storia della chiavetta, dei 50.000 euro, dell’uomo che la ebbe in mano ed era terrorizzato di aprirla per vedere cosa c’era dentro. Si fanno ipotesi su chi possa essere il poliziotto. I Pezzella sono ritenuti attendibili perché sanno una cosa mai pubblicata. Che Zagaria fece una doccia prima di uscire dal bunker. Le telecamere non sono d’aiuto: si fermano all’ingresso del covo, poi il buio. Se il contatto per il passaggio della pennetta ci fu, non c’è traccia video. Altro mistero.il fatto via giornalettismo
Pare uno scenario classico del pentitismo.
Di solito il pentito bene accreditato ad un certo punto fa una rivelazione potenzialmente di vasto impatto senza però fare il nome del presunto colpevole, in questo caso un poliziotto, lasciando intuire che ha paura per se e per la propria famiglia.
Che i Pezzella siano attendibili in generale poco importa.
Bisogna capire se sono attendibili sul punto.
Ci sono riscontri sulle loro dichiarazioni ?
L'unico fatto accertato da un tecnico del Ros è l'attività sul computer di Zagaria fino a pochi attimi prima della cattura di una chiavetta usb mai ritrovata.
Tutto il resto è chiacchiera.
La relazione viene immediatamente girata agli uffici info-investigativi dell'Arma e inoltrata anche ai Servizi per gli approfondimenti necessari. È chiaro che non si tratta dell'invenzione di un mitomane. Nessuno la sottovaluta, soprattutto per una circostanza che non è sfuggita agli analisti: Pompei è uno degli obiettivi sensibili nella mappa delle città a rischio in Italia. A Pompei ci sono il Santuario della Madonna e gli Scavi di Pompei. Su Facebook gli 007 hanno monitorato conversazioni e scambi di foto di grande interesse investigativo riguardo al sito archeologico. A poca distanza, una decina di chilometri appena, c'è Torre del Greco, dove è nata la combattente italiana (convertitasi all'Islam radicale) Maria Giulia Sergio, oggi in Siria a combattere nelle fila dell'esercito del Califfo Al Baghdadi, i cui genitori sono rinchiusi a San Vittore con la sorella Marianna da due settimane. Il passeggero del taxi che fine ha fatto? È davvero un ricercato? E chi era l'uomo che ha dato le indicazioni telefoniche al tassista?Simone Di Meo il giornale
Abbiamo capito che a Napoli accade di tutto ma pure un ricercato che se ne va a spasso in taxi pare troppo.
Storia che ricorda la discesa in massa dei napoletani negli anni ottanta a Roccaraso, Montesilvano e Silvi.
Gente chiassosa e danarosa.
Non sapevi che fare prima. Se chiamare la neuro o la polizia.
Comunque mi pare che da quelle parti lavori Grauso all'Aisi. Controversie passate a parte, dovrebbe trattarsi di un ottimo funzionario. Di sicuro se ci fosse pericolo reale non avrebbe lasciato che questa "chicca" passasse alla stampa.
Però almeno certi racconti ci rinfrescano in quest'estate appiccicosa.
repubblica
Se non si tratta della solita strumentalizzazione sindacale allora come minimo il Questore andrebbe dimesso.
Nell'Italia in cui poco o nulla funziona la polizia di stato simbolo di correttezza e legalità non può ancora una volta mostrare di seguire logiche e dinamiche antiche.
Uno "sgarbo" al presidente del Napoli non deve spaventare.
"La chiavetta è sparita con la collaborazione di un non meglio identificato appartenente alla polizia di stato che avrebbe poi favorito l'arrivo della chiavetta nelle mani di Orlando Fontana, fratello dell'imprenditore edile Giuseppe Fontana", conferma ìGiuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Napoli, nel corso della conferenza stampa.L'esistenza della chiavetta usb a forma di cuore è stata accertata "nel corso di indagini successive attraverso intercettazioni avvenute ben dopo le operazioni di cattura di Zagaria". "Non si può escludere - spiega il procuratore capo di Napoli Colangelo - un contatto tra Zagaria e un'altra persona in quei concitati momenti".
repubblica napoli
E spiega la storia della chiavetta, dei 50.000 euro, dell’uomo che la ebbe in mano ed era terrorizzato di aprirla per vedere cosa c’era dentro. Si fanno ipotesi su chi possa essere il poliziotto. I Pezzella sono ritenuti attendibili perché sanno una cosa mai pubblicata. Che Zagaria fece una doccia prima di uscire dal bunker. Le telecamere non sono d’aiuto: si fermano all’ingresso del covo, poi il buio. Se il contatto per il passaggio della pennetta ci fu, non c’è traccia video. Altro mistero.il fatto via giornalettismo
Pare uno scenario classico del pentitismo.
Di solito il pentito bene accreditato ad un certo punto fa una rivelazione potenzialmente di vasto impatto senza però fare il nome del presunto colpevole, in questo caso un poliziotto, lasciando intuire che ha paura per se e per la propria famiglia.
Che i Pezzella siano attendibili in generale poco importa.
Bisogna capire se sono attendibili sul punto.
Ci sono riscontri sulle loro dichiarazioni ?
L'unico fatto accertato da un tecnico del Ros è l'attività sul computer di Zagaria fino a pochi attimi prima della cattura di una chiavetta usb mai ritrovata.
Tutto il resto è chiacchiera.
La relazione viene immediatamente girata agli uffici info-investigativi dell'Arma e inoltrata anche ai Servizi per gli approfondimenti necessari. È chiaro che non si tratta dell'invenzione di un mitomane. Nessuno la sottovaluta, soprattutto per una circostanza che non è sfuggita agli analisti: Pompei è uno degli obiettivi sensibili nella mappa delle città a rischio in Italia. A Pompei ci sono il Santuario della Madonna e gli Scavi di Pompei. Su Facebook gli 007 hanno monitorato conversazioni e scambi di foto di grande interesse investigativo riguardo al sito archeologico. A poca distanza, una decina di chilometri appena, c'è Torre del Greco, dove è nata la combattente italiana (convertitasi all'Islam radicale) Maria Giulia Sergio, oggi in Siria a combattere nelle fila dell'esercito del Califfo Al Baghdadi, i cui genitori sono rinchiusi a San Vittore con la sorella Marianna da due settimane. Il passeggero del taxi che fine ha fatto? È davvero un ricercato? E chi era l'uomo che ha dato le indicazioni telefoniche al tassista?Simone Di Meo il giornale
Abbiamo capito che a Napoli accade di tutto ma pure un ricercato che se ne va a spasso in taxi pare troppo.
Storia che ricorda la discesa in massa dei napoletani negli anni ottanta a Roccaraso, Montesilvano e Silvi.
Gente chiassosa e danarosa.
Non sapevi che fare prima. Se chiamare la neuro o la polizia.
Comunque mi pare che da quelle parti lavori Grauso all'Aisi. Controversie passate a parte, dovrebbe trattarsi di un ottimo funzionario. Di sicuro se ci fosse pericolo reale non avrebbe lasciato che questa "chicca" passasse alla stampa.
Però almeno certi racconti ci rinfrescano in quest'estate appiccicosa.
mercoledì 17 giugno 2015
L'anello mancante
Non perde una lezione, Sofiene. Solo che, nel tempo libero, decide di impegnarsi attivamente anche sul fronte religioso abbracciando posizioni integraliste. È un dettaglio su cui riflettere. Ché, fossero provati i sospetti che l’intelligence ha su Sofiene, saremmo davanti a una radicalizzazione avvenuta non in Medio Oriente o su qualche campo di addestramento militare in Siria, ma nell’occidentale città di Napoli.
corrieredelmezzogiorno
Il buon Abate fa finalmente un pò di chiarezza su un personaggio che da diversi mesi viene citato dai giornali come protagonista di vicende di contorno in indagini su terrorismo di matrice fondamentalista.
Non essendoci purtroppo nel nostro Paese molta conoscenza su un fenomeno che va al di là della semplice manifestazione criminale, la confusione e di conseguenza la paura tendono ad accrescersi.
E ciò non giova al sistema Italia.
Bisogna chiarire un concetto visto che si parla di fondamentalismo a Napoli o al Sud in generale.
L'Islam sta al terrorismo come la napoletanità sta alla camorra e al malaffare.
Non tutti i musulmani sono terroristi così come non tutti i napoletani sono delinquenti però di certo molti terroristi sono musulmani e la camorra, o meglio la cultura della camorra, ha origine a Napoli.
La camorra a Pescara o a Milano è semplicemente camorra .
Si innesta perfettamente nel tessuto criminale locale ma rimane crimine allo stato puro.
In Campania è un modo di vivere e di pensare. Per quello è così difficile sradicarla.
Stesso discorso per il terrorismo che affonda le sue radici in una certa interpretazione del Corano e dei detti del profeta che costituiscono la base giuridica dell'Islam.
Il punto di svolta tra la religione e la sua espressione fondamentalista-criminale sta nell'ambiente in cui il musulmano vive.
Quanto più il contesto è difficile e controverso o stimolante, tanto più il musulmano tenderà alla radicalizzazione.
E' interessante a questo punto notare la differenza tra Anas el Abboubi e Sofiene.
Anas è arrivato qui da noi in tenera età.
A modo suo era integrato però non riusciva a trovare delle risposte a domande legittime come ad esempio per quale motivo la madre non fosse mai riuscita a cambiare la sua condizione in una migliore da quando si è insediata in Italia. Perchè ha sgobbato per anni come una schiava senza guadagnarci molto e tuttora lo fa?
Perchè questa terra non può offrire niente di meglio che mafia, camorra e razzismo?
Perchè non c'è speranza di cambiamento?
Il punto di svolta per Anas è stata la richiesta per l'organizzazione di una manifestazione di protesta nel corso della quale sarebbero state bruciate le bandiere di Israele simbolo di sangue e oppressione.
Si trattava in fondo di disobbedienza civile come direbbe l'Erri De Luca idolo delle folle e ospite d'eccezione del sito della sicurezza nazionale.
Anas ha fatto quello che un normale cittadino aveva il dovere di fare.
E' andato dal Questore, garante della sicurezza e dei diritti di tutti i cittadini, e gli ha chiesto il permesso.
Permesso ovviamente negato.
Quel no del Questore ha rappresentato il punto di svolta. La goccia che ha fatto pendere l'ago della bilancia sul versante dell'estremismo.
Lo stato ha detto no .
Lo stesso stato in cui oggi pare essere lecito inneggiare alle ruspe.
Ad Anas non rimaneva che aggrapparsi all'unica alternativa possibile : la via della guerra.
Al netto delle informazioni in nostro possesso Sofiene ha vissuto in Italia solo per alcuni anni.
Eppure pare fosse molto più integrato di Anas.
Benestante, studente, benvoluto da compagni e professori.
Anche Sofiene si è evidentemente fatto delle domande ma di tipo diverso.
Nella Napoli occidentalizzata Sofiene ha trovato il terreno adatto per sviluppare le sue ideologie.
Un terreno intellettualmente stimolante fatto non solo di violenza.
Ideologie che scorrono parallelamente al diritto di critica e forse (il livello 5 del Ros non ci dice molto) lo hanno superato.
Abu Rumaysa, icona del jihadismo inglese e allievo di Choudary, in uno dei suoi ultimi messaggi diceva che l'occidente non ha il diritto di puntare il dito contro Daesh quando combatte una guerra fatta di atrocità ed efferatezze nella stessa misura.
Che il sigillo dell'Onu è un semplice vessillo di ipocrisia.
Sofiene pare essere la versione italo-tunisina di Abu-Rumaysa.
Si muove tra le moschee e il web. Unisce passato e presente.
Se ha contatti con il medio-oriente al di là del maghreb (lo fa pensare il fatto che gli starebbero dietro anche gli americani) allora lui stesso potrebbe costituire il punto di svolta per il terrorismo in Italia.
L'anello di collegamento.
Messaggio per Claudio Galzerano e Mario Parente : sincronizzate le antenne e ripristinate l'osmosi.
Potremmo dover cominciare a fare sul serio.
Se quest'uomo veramente esiste e ce ne sono altri come lui, allora vuol dire che il terrorismo internazionale in Italia sta diventando questione concreta.
Non più roba per vendere giornali e vincere le elezioni politiche.
Anche se non ci fosse alcun elemento per una incriminazione, Sofiene costituisce comunque un campanello d'allarme da non sottovalutare.
corrieredelmezzogiorno
Il buon Abate fa finalmente un pò di chiarezza su un personaggio che da diversi mesi viene citato dai giornali come protagonista di vicende di contorno in indagini su terrorismo di matrice fondamentalista.
Non essendoci purtroppo nel nostro Paese molta conoscenza su un fenomeno che va al di là della semplice manifestazione criminale, la confusione e di conseguenza la paura tendono ad accrescersi.
E ciò non giova al sistema Italia.
Bisogna chiarire un concetto visto che si parla di fondamentalismo a Napoli o al Sud in generale.
L'Islam sta al terrorismo come la napoletanità sta alla camorra e al malaffare.
Non tutti i musulmani sono terroristi così come non tutti i napoletani sono delinquenti però di certo molti terroristi sono musulmani e la camorra, o meglio la cultura della camorra, ha origine a Napoli.
La camorra a Pescara o a Milano è semplicemente camorra .
Si innesta perfettamente nel tessuto criminale locale ma rimane crimine allo stato puro.
In Campania è un modo di vivere e di pensare. Per quello è così difficile sradicarla.
Stesso discorso per il terrorismo che affonda le sue radici in una certa interpretazione del Corano e dei detti del profeta che costituiscono la base giuridica dell'Islam.
Il punto di svolta tra la religione e la sua espressione fondamentalista-criminale sta nell'ambiente in cui il musulmano vive.
Quanto più il contesto è difficile e controverso o stimolante, tanto più il musulmano tenderà alla radicalizzazione.
E' interessante a questo punto notare la differenza tra Anas el Abboubi e Sofiene.
Anas è arrivato qui da noi in tenera età.
A modo suo era integrato però non riusciva a trovare delle risposte a domande legittime come ad esempio per quale motivo la madre non fosse mai riuscita a cambiare la sua condizione in una migliore da quando si è insediata in Italia. Perchè ha sgobbato per anni come una schiava senza guadagnarci molto e tuttora lo fa?
Perchè questa terra non può offrire niente di meglio che mafia, camorra e razzismo?
Perchè non c'è speranza di cambiamento?
Il punto di svolta per Anas è stata la richiesta per l'organizzazione di una manifestazione di protesta nel corso della quale sarebbero state bruciate le bandiere di Israele simbolo di sangue e oppressione.
Si trattava in fondo di disobbedienza civile come direbbe l'Erri De Luca idolo delle folle e ospite d'eccezione del sito della sicurezza nazionale.
Anas ha fatto quello che un normale cittadino aveva il dovere di fare.
E' andato dal Questore, garante della sicurezza e dei diritti di tutti i cittadini, e gli ha chiesto il permesso.
Permesso ovviamente negato.
Quel no del Questore ha rappresentato il punto di svolta. La goccia che ha fatto pendere l'ago della bilancia sul versante dell'estremismo.
Lo stato ha detto no .
Lo stesso stato in cui oggi pare essere lecito inneggiare alle ruspe.
Ad Anas non rimaneva che aggrapparsi all'unica alternativa possibile : la via della guerra.
Al netto delle informazioni in nostro possesso Sofiene ha vissuto in Italia solo per alcuni anni.
Eppure pare fosse molto più integrato di Anas.
Benestante, studente, benvoluto da compagni e professori.
Anche Sofiene si è evidentemente fatto delle domande ma di tipo diverso.
Nella Napoli occidentalizzata Sofiene ha trovato il terreno adatto per sviluppare le sue ideologie.
Un terreno intellettualmente stimolante fatto non solo di violenza.
Ideologie che scorrono parallelamente al diritto di critica e forse (il livello 5 del Ros non ci dice molto) lo hanno superato.
Abu Rumaysa, icona del jihadismo inglese e allievo di Choudary, in uno dei suoi ultimi messaggi diceva che l'occidente non ha il diritto di puntare il dito contro Daesh quando combatte una guerra fatta di atrocità ed efferatezze nella stessa misura.
Che il sigillo dell'Onu è un semplice vessillo di ipocrisia.
Sofiene pare essere la versione italo-tunisina di Abu-Rumaysa.
Si muove tra le moschee e il web. Unisce passato e presente.
Se ha contatti con il medio-oriente al di là del maghreb (lo fa pensare il fatto che gli starebbero dietro anche gli americani) allora lui stesso potrebbe costituire il punto di svolta per il terrorismo in Italia.
L'anello di collegamento.
Messaggio per Claudio Galzerano e Mario Parente : sincronizzate le antenne e ripristinate l'osmosi.
Potremmo dover cominciare a fare sul serio.
Se quest'uomo veramente esiste e ce ne sono altri come lui, allora vuol dire che il terrorismo internazionale in Italia sta diventando questione concreta.
Non più roba per vendere giornali e vincere le elezioni politiche.
Anche se non ci fosse alcun elemento per una incriminazione, Sofiene costituisce comunque un campanello d'allarme da non sottovalutare.
lunedì 5 gennaio 2015
Posti
Un posto ci sarà
per questa solitudine
perché mi sento così inutile davanti alla realtà
Un posto ci sarà fatto di lava e sole
dove la gente sa che è ora di cambiare
Un posto ci sarà dove puoi alzarti presto
il giorno finisce per dispetto
e haje voglia di alluccà
perché mi sento così inutile davanti alla realtà
Un posto ci sarà fatto di lava e sole
dove la gente sa che è ora di cambiare
Un posto ci sarà dove puoi alzarti presto
il giorno finisce per dispetto
e haje voglia di alluccà
lunedì 22 settembre 2014
Effettivamente
Ascoltavo l'ultimora alla radio stamattina.
E dicevano che Genny a carogna era stato arrestato dalla digos a causa della scritta sulla maglietta.
Allora il primo pensiero è stato :
ma come, lo arrestano a distanza di sei mesi proprio loro che c'hanno parlato per ore quella sera ?
E il secondo :
e a quelli come me che contestano le sentenze che faranno ?
Ecco questo è il problema dell'era moderna.
L'incompletezza della notizia prima e l'eccesso di (dis)informazione dopo.
Una volta tornavi a casa all'una e mezza, accendevi sul tiggiuno che tanto solo quello c'era e ascoltavi il resoconto del giornalista che magari lanciava anche un servizio con conferenza stampa annessa.
Quel gran baffo di Cavaliere o magari Masone o anche Federici ti spiegavano quello che era successo.
E basta. Ti dovevi accontentare di quella versione.
Oggi ci sono le notizie flash, i commenti sui social, i talk in tivvù.
I giornalisti sembrano deejay, gli sbirri attori o anche fotomodelli.
Tutti hanno diritto a darti una versione.
E tu non sai che pensare.
Quindi alla fine pensi appunto che Genny a carogna magari è stato portato in carcere per un tour promozionale.
Nemmeno più gli allacciamenti sono leciti.
j/k Era uno straniero tra l'altro non in regola.
Probabilmente ha inciso anche quello.
mercoledì 17 settembre 2014
Fesso e contento
“Ho fatto sempre il possibile per tenere mio figlio fuori dalle logiche criminali. Da quando tornò in libertà dopo aver scontato la condanna per le armi, dopo aver trascorso in Sardegna il periodo assegnatogli per aver beneficiato dell’indultino, tornato a Napoli nei primi anni 2000 me lo chiamai e cercai di convincerlo a stare fuori da certe dinamiche”.
“Non aveva bisogno di nulla – dice Salvatore Lo Russo – e quindi gli proposi di aprire fuori Napoli un ristorante o altre attività imprenditoriali. Lui però mi rispondeva che non intendeva lasciare Napoli e mi chiedeva di rispettare le sue scelte. Io gli stavo dietro in maniera ossessiva fino al punto di essere rimproverato da mia moglie e dalle mie figlie che mi accusavano per colpa mia che Antonio rischiava di prendere un esaurimento nervoso”.
“Quando comunque capii che coltivava ambizioni malavitose cercai di controllare la cosa e quindi lo inserii al fianco di M. S. nel traffico di sostanze stupefacenti. Mi raccomandai con Scala che lo facesse ‘fesso e contento’. Nel senso di dargli la sensazione di essere operativo senza tuttavia coinvolgerlo più di tanto”.
ilfattoquotidiano
Totore ricorda un pò Gaspare Mutolo.
Uno gli fa la domanda e lui parte da lontano per poi arrivare al punto che si suppone sia di interesse.
Ci gira attorno per tastare il terreno ma poi arriva.
Sarebbe interessante sapere a quando risale la genesi di questa inchiesta e se ve ne sono altre che verranno chiuse a breve termine.
Così almeno il ministro ha qualcosa da twittare mentre prepara gli stipendi per i poliziotti.
“Non aveva bisogno di nulla – dice Salvatore Lo Russo – e quindi gli proposi di aprire fuori Napoli un ristorante o altre attività imprenditoriali. Lui però mi rispondeva che non intendeva lasciare Napoli e mi chiedeva di rispettare le sue scelte. Io gli stavo dietro in maniera ossessiva fino al punto di essere rimproverato da mia moglie e dalle mie figlie che mi accusavano per colpa mia che Antonio rischiava di prendere un esaurimento nervoso”.
“Quando comunque capii che coltivava ambizioni malavitose cercai di controllare la cosa e quindi lo inserii al fianco di M. S. nel traffico di sostanze stupefacenti. Mi raccomandai con Scala che lo facesse ‘fesso e contento’. Nel senso di dargli la sensazione di essere operativo senza tuttavia coinvolgerlo più di tanto”.
ilfattoquotidiano
Totore ricorda un pò Gaspare Mutolo.
Uno gli fa la domanda e lui parte da lontano per poi arrivare al punto che si suppone sia di interesse.
Ci gira attorno per tastare il terreno ma poi arriva.
Sarebbe interessante sapere a quando risale la genesi di questa inchiesta e se ve ne sono altre che verranno chiuse a breve termine.
Così almeno il ministro ha qualcosa da twittare mentre prepara gli stipendi per i poliziotti.
martedì 16 settembre 2014
C'era anche prima
Tengo a specificarlo perchè uno che apre il giornale ed è a digiuno sulle vicende di Napoli magari crede che questa sia la prima ed unica grande operazione contro il clan lo russo.
Oppure crede che una conferenza stampa strombazzata urbi et orbi risolva i drammi di Napoli e dell'Italia.
C'è e c'era però perde terreno quando alcuni suoi pezzi passano il tempo a farsi i dispetti e quando non attua politiche sociali adeguate.
Con Alfano ministro questa situazione non migliorerà.
sabato 13 settembre 2014
Io vivo sempre insieme ai miei capelli
"Non mi costituisco - ha aggiunto Equabile - perchè ho paura che mi possa succedere qualcosa, come a Stefano Cucchi, entrato per una dose di fumo e uscito morto dal carcere. Ho paura di presentarmi. Voi mi date la sicurezza che nessuno mi torce un capello? Vi prendete voi la responsabilità per un ragazzo di 23 anni?".
"Sono considerato latitante - ha concluso Equabile - perchè implicato in un semplice furto e ho evaso i domiciliari. Così non è vivere. Io ho paura. Sono un ragazzo di 23 anni e mi piace uscire. Non sono un latitante come vogliono far credere. Non ho precedenti, solo per un furto che non ho nemmeno commesso. Come non mi trovavo sul quel motorino quella sera. È la verità".ilmattino
Capolavoro di furbizia che solo un napoletano poteva ideare.
Grazie anche a quel paperino di comandante dei carabinieri che ha fatto il gesto di togliersi il cappello.
Ormai anche lo stato legittima i delinquenti.
Ma questa bella intervistina rientra sempre nel diritto di cronaca e nella storiella delle fonti che devono rimanere segrete?
Questo è il Paese dove un latitante fa la superstar e un carabiniere è già incriminato.
"Sono considerato latitante - ha concluso Equabile - perchè implicato in un semplice furto e ho evaso i domiciliari. Così non è vivere. Io ho paura. Sono un ragazzo di 23 anni e mi piace uscire. Non sono un latitante come vogliono far credere. Non ho precedenti, solo per un furto che non ho nemmeno commesso. Come non mi trovavo sul quel motorino quella sera. È la verità".ilmattino
Capolavoro di furbizia che solo un napoletano poteva ideare.
Grazie anche a quel paperino di comandante dei carabinieri che ha fatto il gesto di togliersi il cappello.
Ormai anche lo stato legittima i delinquenti.
Ma questa bella intervistina rientra sempre nel diritto di cronaca e nella storiella delle fonti che devono rimanere segrete?
Questo è il Paese dove un latitante fa la superstar e un carabiniere è già incriminato.
sabato 6 settembre 2014
Solo
Oggi anche Salvini ha ragione.
Sui social molti hanno commentato che si trattava solo di un ragazzino e che in fondo l'unica colpa di quel gruppetto in motorino è stata solo di non fermarsi all'alt.
I gesti così come le parole delle persone sono importanti e ne riflettono il modo di essere e di vivere.
Finchè Napoli sarà e vivrà in quella maniera sarà difficile risanarne i guai che purtroppo esporta in altre parti d'Italia.
E' ora di cambiare e fare la voce grossa anche di fronte alla delinquenza, al malaffare e alla corruzione.
Se Napoli non cambia non cambierà nemmeno il sud.
E francamente da meridionale mi sono stufata di sopportare le conseguenze della inettitudine di altri.
Troppo comodo piangere quando uno sbirro ti spara addosso.
E' prima che bisogna urlare e darsi da fare.
Iscriviti a:
Post (Atom)