“Ho fatto sempre il possibile per tenere mio figlio fuori dalle logiche criminali. Da quando tornò in libertà dopo aver scontato la condanna per le armi, dopo aver trascorso in Sardegna il periodo assegnatogli per aver beneficiato dell’indultino, tornato a Napoli nei primi anni 2000 me lo chiamai e cercai di convincerlo a stare fuori da certe dinamiche”.
“Non aveva bisogno di nulla – dice Salvatore Lo Russo – e quindi gli proposi di aprire fuori Napoli un ristorante o altre attività imprenditoriali. Lui però mi rispondeva che non intendeva lasciare Napoli e mi chiedeva di rispettare le sue scelte. Io gli stavo dietro in maniera ossessiva fino al punto di essere rimproverato da mia moglie e dalle mie figlie che mi accusavano per colpa mia che Antonio rischiava di prendere un esaurimento nervoso”.
“Quando comunque capii che coltivava ambizioni malavitose cercai di controllare la cosa e quindi lo inserii al fianco di M. S. nel traffico di sostanze stupefacenti. Mi raccomandai con Scala che lo facesse ‘fesso e contento’. Nel senso di dargli la sensazione di essere operativo senza tuttavia coinvolgerlo più di tanto”.
ilfattoquotidiano
Totore ricorda un pò Gaspare Mutolo.
Uno gli fa la domanda e lui parte da lontano per poi arrivare al punto che si suppone sia di interesse.
Ci gira attorno per tastare il terreno ma poi arriva.
Sarebbe interessante sapere a quando risale la genesi di questa inchiesta e se ve ne sono altre che verranno chiuse a breve termine.
Così almeno il ministro ha qualcosa da twittare mentre prepara gli stipendi per i poliziotti.
Nessun commento:
Posta un commento