martedì 14 giugno 2016

Spunta una lettera

L'indagine della Dia scatta dopo una rogatoria internazionale: spunta una lettera di Giuseppe Missi, detto ‘o nasone e capo del clan Misso, che dà disposizione al Credit Suisse di Ginevra per attribuire a Vincenzo Candurro ogni disponibilità finanziaria, compreso un accredito di 649mila euro.
Marco Ludovico il Sole 24 ore

Bel colpo anche per il ministro dell'interno alla vigilia del ballottaggio.
Del ruolo centrale di Enzo Candurro all’interno del sodalizio criminale del clan Misso, si venne a sapere al termine di una operazione coordinata dalla procura distrettuale di Franco Roberti e realizzata dal reparto operativo dei carabinieri di Napoli e dal Gico della guardia di finanza, della quale si occuparono tra gli altri, anche il dottor Amato e la dottoressa Sargenti. Si trattò di una inchiesta che oltre a numerosi arresti e ad un ingente sequestro di beni, mise in luce un pericoloso intreccio tra camorra, politica, imprenditoria e curia napoletana. Furono i nipoti di Giuseppe Misso(-i all'anagrafe), da Misso jr. a Emiliano Zapata e Michelangelo Mazza, a tracciare i contorni della mappatura di attività imprenditoriali che facevano da cornice ai movimenti del clan. O Nasone, all’epoca poco più che dichiarante, si limitò a raccontare del travagliato passaggio dal movimento sociale italiano all’appoggio dato ad un partito di sinistra. Mossa decisamente bizzarra per un personaggio come lui, storicamente di destra. Le sue vicende giudiziarie cominciavano però a diventare effettivamente motivo di imbarazzo per l’establishment nazionale del movimento sociale che a suo dire lo scaricò.
A distanza di dieci anni si torna a parlare dell’aspetto commerciale-amministrativo del sodalizio tra clan e imprenditori, ma dal testo del comunicato della Dia di stamane non è dato capire come effettivamente gli inquirenti siano giunti in possesso di questa missiva. E quindi se Missi sr. fornisca ancora, in maniera sporadica e selettiva, indicazioni agli investigatori. Giochetti nei quali dichiaranti e pentiti amano dilettarsi.

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