martedì 30 maggio 2017

Centinaia

Per ora i numeri non sono da allarme. C'è solo la constatazione che molte famiglie del napoletane possono contare sull'aiuto di istituzioni musulmane (e non sullo Stato), e che quell'aiuto porta in tanti casi alla conversione. ottopagine

Islam o islamismo ?
Un’altra vicenda della serie islamico-napoletana che pare, o viene raccontata, senza capo né coda.

Il problema è che nell’ottica intelligence, o della polizia di prevenzione, certi fenomeni vengono letti con interesse e senza pregiudizio. Quando l’osso viene passato alla stampa nasce un caso. E i giornalisti di nera-giudiziaria che si sono in un certo senso riciclati come esperti di terrorismo internazionale negli ultimi anni, ci mettono tanta buona volontà ma non hanno il bagaglio di conoscenze accademiche e di esperienza lavorativa adatte a seguire gli eventi. Anche una vicenda con connotati locali risente dei decenni di evoluzione del fenomeno Jihadista.

La zakat non è altro che la quota che ogni musulmano in grado di farlo, paga sulle proprietà e i redditi maturati nel corso dell’anno. Di solito si versa alla fine del Ramadan, ma il pagamento può essere effettuato in qualsiasi momento . Il denaro raccolto dal ministro degli affari religiosi o dal capo della comunità viene ridistribuito tra i bisognosi. La sua destinazione esclusiva è verso i musulmani. Si tratta di una tassa che ha il valore di dovere religioso. I musulmani sono comunque esortati ad aiutare chiunque al di fuori della Zakat. E infatti i tanto famigerati re, sultani, emiri di passaggio in Italia lasciano grandi somme a ospedali ed enti bisognosi senza tenere conto del fattore religioso. Nell’Islam il mendicare, così come inteso nel cristianesimo che ne fa quasi motivo di vanto (come sempre tengo a mente oltre alla mia esperienza passata da cattolica, anche le riflessioni che fa di solito il colonnello De Caprio), è fortemente scoraggiato. Il profeta Muhammad, pace e benedizioni su di lui, esortava sempre a cercare di sostentarsi con i propri mezzi anche se scarsi e a ricorrere all’aiuto esterno solo in caso di estremo bisogno.
Quindi pare strano, a quanto si capisce dall’articolo, che queste famiglie vivano quasi sussidiate o si siano convertite per convenienza. Tutto può succedere visto che poi la pratica religiosa spesso si mischia con la cultura del posto o con cattive abitudini di carattere personale. A quello servono appunto conoscenze approfondite a partire dalla religione.
E’ difficile comunque che si abbracci una religione, che per certi versi può risultare dura, per trarne solo benefici materiali. Alzarsi tutte le notti per pregare o digiunare anche per diciotto ore di fila per un pasto e dei vestiti, almeno in Italia, è difficile che accada.
E’ possibile che lo spirito sia lo stesso della reazione al proselitismo del cristianesimo nei Paesi poveri. Vista la disponibilità e la gentilezza dei praticanti, spesso ci si avvicina con curiosità alla religione e la si abbraccia in maniera naturale. In un Paese stravolto da bullismo e blue whale non stupisce che il fenomeno coinvolga proprio i giovanissimi. Ai napoletani abituati a rituali come lo scioglimento del sangue di San Gennaro, forse certe evoluzioni del loro stesso tessuto sociale possono sembrare strane.
Si tratta comunque di una tendenza da tenere d’occhio dal punto di vista della sicurezza.

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