“Come già avvenuto negli attentati di Boston, al Bataclan o in Belgio, non sarebbe la prima volta che si sviluppano cellule jihadiste su base familistica”.
Generale Pasquale Angelosanto
The U.S. government is killing our innocent civilians
I can't stand to see such evil go unpunished
We Muslims are one body, you hurt one, you hurt us all
Fuck America
Dzhokhar Tsarnaev
La dimensione familistica che ha portato i fratelli Tsarnaev verso la radicalizzazione prima, e a diventare terroristi in seguito, sta tutta nella storia travagliata del Caucaso. Una storia fatta di guerre e persecuzioni nella quale s’intrecciano religioni ed etnie.
Le origini daghestane della mamma di Tamerlan e Dzhokar non erano per niente gradite alla famiglia del futuro marito, il quale si avviò verso l’ennesima meta costituita dal Kirgystan. Nel loro peregrinare, gli Tsarnaev si portavano sempre dietro tutto il calore e le tradizioni tipiche del Caucaso che permisero ai ragazzi di vivere serenamente e integrarsi anche dopo l’approdo americano avvenuto in seguito alla cacciata in massa dei Ceceni dal Paese dove avevano trascorso l’infanzia.
L’incanto si ruppe quando sia Tamerlan che Dzhokar si resero conto del fatto che i successi a scuola e nello sport, il tempo spensierato passato assieme ai compagni e i primi amori, non riuscivano a colmare quel vuoto identitario che li accompagnava da sempre nella loro vita da gitani.
L’Islam radicale e la sua dimensione politica, che la mamma passata nel frattempo dai tacchi a spillo al velo e in crisi con il marito, e Tamerlan proposero a Dzhokar, riuscirono a colmare quel vuoto. A fargli trovare il colpevole per il disagio che lo attanagliava e lo aveva portato a isolarsi. L’America che con le sue guerre senza fine prendeva spesso di mira i musulmani. La retorica di Dzhokar è mutuata dai corollari semplicistici elaborati da quell’Anwar al Awlaki che come lui passò da modello d’integrazione a case study per investigatori e accademici.
La dimensione familistica delle seconde generazioni europee è indotta dal ghetto o anche solo dai cenacoli virtuali in cui si riuniscono assieme ai convertiti. Li tiene assieme una storia fatta spesso di piccola delinquenza e di malessere nei confronti di una società che a malapena li tollera. Il califfato, che li accoglie da foreign fighters o li incita a compiere attentati, è la culla che manca loro sin dalla nascita. E’ vero che l’attuale fenomeno legato a Daesh, ha esaltato l’adesione d’interi nuclei familiari, ma allo stesso tempo li ha divisi. Le manifestazioni di estremismo da parte di questi ragazzi sono un atto di accusa e ribellione contro i governi dei Paesi dove sono nati o sono arrivati sin da piccoli, ma anche contro i loro padri e le loro madri che si sono adattati a una vita di stenti e compromessi rinunciando alle proprie tradizioni.
Se dal punto di vista investigativo viene naturale puntare il dito contro l’Islam o un certo tipo di Islam quando si è alla ricerca del colpevole, nel complesso è la dimensione socio-politica del fenomeno che bisogna sottoporre ad attento scrutinio per cercare cause e soluzioni. Ma non bisogna cadere nel tranello di aspettarsi risposte univoche o semplici. Altrimenti si finisce per giocare nello stesso ruolo di Al Awlaki anche se nel campo opposto.
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mercoledì 11 ottobre 2017
giovedì 16 marzo 2017
PeppeGov, il politically correct e le bandiere nere
Quando il generale Governale gira per tivvù e convegni parlando di terrorismo di matrice jihadista usa spesso la frase "non voglio essere politically correct". Lo fa in riferimento al terrorista che si è fatto esplodere, ad una moschea ricettacolo di terroristi oppure alle Ngo finanziatrici. Cioè quanda parla di organismi islamici corrotti o deviati. Che è una cosa strana. Di solito si usa quel tipo di espressione per parlare in generale del soggetto sano e trovare una falla. I musulmani e l'Islam. E' il modo in cui argomentano infatti politici e analisti di destra. Perchè uno che fa riferimento solo alla parte malata si dovrebbe quasi scusare ? A meno che non intenda attaccare in maniera velata con il suo ragionamento proprio la religione e le sue espressioni. In questo caso è liberissimo di farlo. Tanto in Italia è sport nazionale prendersela con noi. E da un militare che lavora sull'aspetto repressivo non è che ci si aspettino poesie o ragionamenti filosofici.
Comunque secondo me il generale ogni tanto fa un pò di confusione.
Bosnic (immagino intenda Husein, nome di battaglia Bilal) è stato arrestato dalla polizia bosniaca nel 2014. Nel 2016 la polizia slovena ha arrestato un soggetto ricercato anche in Italia per reclutamento. Secondo la versione ufficiale l'arresto fu realizzato in collaborazione con i Ros. Si tratta di Roka Zavbija. Un giovane infermiere che si convertì dal cristianesimo all'Islam abbracciando direttamente l'ideologia politica violenta. Quindi iniziò ad andare in Siria e a reclutare localmente.
Circa la storia delle bandiere nere in Albania, avvistate dai servizi più che dal Ros, veicolata attraverso i due soliti della Repubblica Bari, per il bene che gli voglio consiglierei al generale Governale di non ripeterla davanti ad un pubblico di balcanici. Come minimo lo menano. All'epoca ricordo sui social quelli che vivono in Italia ne sorridevano amaramente perchè è una semplificazione poco verosimile che serve solo a costruire una cattiva immagine dell'Albania.
E se mi posso permettere. Non dia retta ai report dei think tank. Organizzazioni a libro paga di guerrafondai e odiatori. Servono principalmente a creare il business.
Si faccia un giro di Internet. Se si cerca bene, si trova.
Last but not least, capisco che nella veste di rappresentante dello stato debba simpatizzare con le scelte nazionali e internazionali e anche fare propaganda, ma non dica che si augura che la coalizione vinca così viene restaurata la pace in Siria. Stasera è stata bombardata una moschea di "militanti" nell'orario di preghiera. Che direbbe il generale Governale se il generale Graziano per ripristinare l'ordine e la legalità tra le fila dei carabinieri della Lunigiana, bombardasse tutte le caserme della zona senza evacuare le loro famiglie ?
La guerra è una cosa molto più complessa di una vittoria o una sconfitta.
E viene da lontano. Molto lontano.
E dopo polizia e servizi segreti, mi sono guadagnata anche la simpatia dell'Arma.
Enjoy :
La minaccia della radicalizzazione jihadista nei Balcani: una sfida per la sicurezza
Intervento generale Governale 2h 18min circa
Comunque secondo me il generale ogni tanto fa un pò di confusione.
Bosnic (immagino intenda Husein, nome di battaglia Bilal) è stato arrestato dalla polizia bosniaca nel 2014. Nel 2016 la polizia slovena ha arrestato un soggetto ricercato anche in Italia per reclutamento. Secondo la versione ufficiale l'arresto fu realizzato in collaborazione con i Ros. Si tratta di Roka Zavbija. Un giovane infermiere che si convertì dal cristianesimo all'Islam abbracciando direttamente l'ideologia politica violenta. Quindi iniziò ad andare in Siria e a reclutare localmente.
Circa la storia delle bandiere nere in Albania, avvistate dai servizi più che dal Ros, veicolata attraverso i due soliti della Repubblica Bari, per il bene che gli voglio consiglierei al generale Governale di non ripeterla davanti ad un pubblico di balcanici. Come minimo lo menano. All'epoca ricordo sui social quelli che vivono in Italia ne sorridevano amaramente perchè è una semplificazione poco verosimile che serve solo a costruire una cattiva immagine dell'Albania.
E se mi posso permettere. Non dia retta ai report dei think tank. Organizzazioni a libro paga di guerrafondai e odiatori. Servono principalmente a creare il business.
Si faccia un giro di Internet. Se si cerca bene, si trova.
Last but not least, capisco che nella veste di rappresentante dello stato debba simpatizzare con le scelte nazionali e internazionali e anche fare propaganda, ma non dica che si augura che la coalizione vinca così viene restaurata la pace in Siria. Stasera è stata bombardata una moschea di "militanti" nell'orario di preghiera. Che direbbe il generale Governale se il generale Graziano per ripristinare l'ordine e la legalità tra le fila dei carabinieri della Lunigiana, bombardasse tutte le caserme della zona senza evacuare le loro famiglie ?
La guerra è una cosa molto più complessa di una vittoria o una sconfitta.
E viene da lontano. Molto lontano.
E dopo polizia e servizi segreti, mi sono guadagnata anche la simpatia dell'Arma.
Enjoy :
La minaccia della radicalizzazione jihadista nei Balcani: una sfida per la sicurezza
Intervento generale Governale 2h 18min circa
domenica 12 marzo 2017
Gli attendisti e Miss I know it all
In relazione proprio alla cattura del latitante. Non tanto alla gestione di altre indagini.
Io sono per un metodo non attendista ma di aggressione se riconosco che vi siano gli elementi per farlo.
Loro invece hanno sicuramente una tecnica attendista. Fa parte della cultura del Ros. Cioè per ottenere di più...per ottenere ulteriori risultati magari rinunciano ad una operazione aspettando ...ecco io ho lamentato il mancato intervento in una occasione quando De Caprio mi disse che stava seguendo e che forse in un casolare ci poteva essere Provenzano e che lui aveva rinunciato a seguirlo, ora non ricordo esattamente la situazione, io lo rimproverai perchè ..gli dissi voi mi dovete fare il piacere quando avete una qualsiasi ...non dico sicurezza ma degli elementi di possibile conducenza, voi dovete intervenire . Aspettare non è produttivo rispetto a questo genere di indagine . Naturalmente quando ci sono le condizioni e tutti gli elementi per ritenere certa la presenza. ...in quegli anni ? No questo non lo ricordo e non ricordo nemmeno l'occasione . Ricordo che era un casolare e che lui mi disse che per arrivare a questo casolare doveva percorrere una strada non asfaltata in cui non c'erano alberi per cui la sua macchina sarebbe stata avvistata già da lontano. Ecco perchè non era intervenuto. Ma me lo disse però.
Bagarella e altri. Teresa Principato 1h34min. circa
I primi tempi in Oman avevo l'impressione di essere seguita.
Mi trovavo sempre di fronte un tizio che a mio parere faceva finta di leggere il giornale. In un Paese arabo è raro incontrare uomini del posto che se ne vanno in giro da soli. Specie da Starbucks o dentro al supermercato. E non essendo una bellezza di certo non poteva trattarsi di uno spasimante timido. Poi mi spiegarono come funziona la polizia segreta. Dappertutto con ganci tra vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di palestra. I miei amici erano intellettuali che criticavano il governo. Probabilmente la mia presenza alle grigliate sulla spiaggia o nei weekend con la famiglia era risultata sospetta. Ci sono posti e situazioni in cui è facile spottare uno sbirro o un suo emissario. Il ragionamento del colonnello De Caprio non fa una piega. E comunque avvertì il magistrato. Quindi non dovrebbe esserci stata malafede nei suoi comportamenti in quel particolare frangente.
Fatto è che magistrati e forze dell'ordine ragionano in modo diverso quando c'è un'indagine in corso. Lo si scopre di solito diversi anni dopo quando l'investigatore viene messo sotto accusa. Al magistrato tornano in mente tutte quelle piccole cose che all'epoca sembravano stranezze o prepotenza e le interpreta come comportamenti in malafede.
La dottoressa Principato appare molto sicura di se. Ama lodare le conoscenze acquisite e la sua esperienza. Quando ha raccontato dell'incontro con Ilardo nella sede del Ros, ha risposto con un "si figuri se", per dire che mai un confidente avrebbe osato accusare i carabinieri in casa loro. Considerato che era presente la crema dei magistrati e che notoriamente è raro che corra buon sangue tra magistratura e forze dell'ordine, quale migliore occasione per tirare fuori colpe nascoste ?
La strategia dialettica della dottoressa Principato è stata molto lungimirante . Dopo aver ricordato nei minimi particolari tutto quanto fatto negli anni, includendo qualche frecciatina nei confronti di Pignatone e Grasso, è facile anche che le opinioni diventino fatti.
Il colonnello De Caprio è un gran chiacchierone anche lui. Ma una cosa è arringare le folle adoranti alla messa. Altro è convincere un magistrato anni dopo, e dopo tanto clamore mediatico provocato da semplici teorie accusatorie, che certi dettagli sono solo coincidenze .
Attendista è una parola d'ordine per i nostri servizi.
Si capisce perchè al Ros fanno a gara per trasferirisi.
Io comunque, da quello che ho letto sugli anni del generale Mori, li definirei più che altro spregiudicati. Bisogna essere capaci di fare valutazioni a lungo termine per intraprendere una strada del genere in un'indagine. Non tutti lo sono.
Bagarella e altri. Teresa Principato 1h34min. circa
I primi tempi in Oman avevo l'impressione di essere seguita.
Mi trovavo sempre di fronte un tizio che a mio parere faceva finta di leggere il giornale. In un Paese arabo è raro incontrare uomini del posto che se ne vanno in giro da soli. Specie da Starbucks o dentro al supermercato. E non essendo una bellezza di certo non poteva trattarsi di uno spasimante timido. Poi mi spiegarono come funziona la polizia segreta. Dappertutto con ganci tra vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di palestra. I miei amici erano intellettuali che criticavano il governo. Probabilmente la mia presenza alle grigliate sulla spiaggia o nei weekend con la famiglia era risultata sospetta. Ci sono posti e situazioni in cui è facile spottare uno sbirro o un suo emissario. Il ragionamento del colonnello De Caprio non fa una piega. E comunque avvertì il magistrato. Quindi non dovrebbe esserci stata malafede nei suoi comportamenti in quel particolare frangente.
Fatto è che magistrati e forze dell'ordine ragionano in modo diverso quando c'è un'indagine in corso. Lo si scopre di solito diversi anni dopo quando l'investigatore viene messo sotto accusa. Al magistrato tornano in mente tutte quelle piccole cose che all'epoca sembravano stranezze o prepotenza e le interpreta come comportamenti in malafede.
La dottoressa Principato appare molto sicura di se. Ama lodare le conoscenze acquisite e la sua esperienza. Quando ha raccontato dell'incontro con Ilardo nella sede del Ros, ha risposto con un "si figuri se", per dire che mai un confidente avrebbe osato accusare i carabinieri in casa loro. Considerato che era presente la crema dei magistrati e che notoriamente è raro che corra buon sangue tra magistratura e forze dell'ordine, quale migliore occasione per tirare fuori colpe nascoste ?
La strategia dialettica della dottoressa Principato è stata molto lungimirante . Dopo aver ricordato nei minimi particolari tutto quanto fatto negli anni, includendo qualche frecciatina nei confronti di Pignatone e Grasso, è facile anche che le opinioni diventino fatti.
Il colonnello De Caprio è un gran chiacchierone anche lui. Ma una cosa è arringare le folle adoranti alla messa. Altro è convincere un magistrato anni dopo, e dopo tanto clamore mediatico provocato da semplici teorie accusatorie, che certi dettagli sono solo coincidenze .
Attendista è una parola d'ordine per i nostri servizi.
Si capisce perchè al Ros fanno a gara per trasferirisi.
Io comunque, da quello che ho letto sugli anni del generale Mori, li definirei più che altro spregiudicati. Bisogna essere capaci di fare valutazioni a lungo termine per intraprendere una strada del genere in un'indagine. Non tutti lo sono.
lunedì 5 dicembre 2016
Mr.Jones
“Sono molti – ha evidenziato il capo dei Ros di Milano, il colonnello Paolo Storoni – i casi di matrimonio per procura, sembrano quelli dei nostri di immigrati di una volta. Quello dell’Isis e’ un contesto in cui ci si innamora via internet”. lanotizia
Ma perchè, il colonnello non si è mai innamorato via Internet ? Eddai.
Prendere la figlia e scappare con o verso un altro uomo non è propriamente islamico.
Comunque l'innamoramento e la relazione che portano al matrimonio nell'Islam non seguono gli stereotipi classici occidentali. La conoscenza fisica è molto limitata e avviene in ambito familiare con le varianti dettate dalle tradizioni culturali del Paese di appartenenza. In questo senso Internet si presta molto come mezzo per conoscere e decidere di sposarsi o sposarsi direttamente. Mi pare che ci siano pronunciamenti giurisprudenziali in tal senso.
Internet è l'ideale per Daesh. Il rapporto reclutatore-reclutato è molto simile a quello pedofilo-bambino.
L'elemento affettivo serve a cementare ancora di più la relazione e l'influenza che l'istigatore ha sulla vittima.
I Ros vivono su una galassia a parte.
Dopo tre giorni che i giornali riferivano di investigatori inclini a credere nell'atipicità del sequestro Zanotti, arriva PeppeGov che dopo essersi pappato l'inchiesta fa : io ho il compito di aiutare un italiano in difficoltà. Mah. Io invece aspetteri prima di pronunciarmi così apertamente sul fatto che sia realmente quello che sembra.
Ma perchè, il colonnello non si è mai innamorato via Internet ? Eddai.
Prendere la figlia e scappare con o verso un altro uomo non è propriamente islamico.
Comunque l'innamoramento e la relazione che portano al matrimonio nell'Islam non seguono gli stereotipi classici occidentali. La conoscenza fisica è molto limitata e avviene in ambito familiare con le varianti dettate dalle tradizioni culturali del Paese di appartenenza. In questo senso Internet si presta molto come mezzo per conoscere e decidere di sposarsi o sposarsi direttamente. Mi pare che ci siano pronunciamenti giurisprudenziali in tal senso.
Internet è l'ideale per Daesh. Il rapporto reclutatore-reclutato è molto simile a quello pedofilo-bambino.
L'elemento affettivo serve a cementare ancora di più la relazione e l'influenza che l'istigatore ha sulla vittima.
I Ros vivono su una galassia a parte.
Dopo tre giorni che i giornali riferivano di investigatori inclini a credere nell'atipicità del sequestro Zanotti, arriva PeppeGov che dopo essersi pappato l'inchiesta fa : io ho il compito di aiutare un italiano in difficoltà. Mah. Io invece aspetteri prima di pronunciarmi così apertamente sul fatto che sia realmente quello che sembra.
venerdì 28 ottobre 2016
Sfugge o non sfugge
Potevano essere pericolosi per l’Italia? Mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano si complimenta «per un’operazione di alto valore preventivo», sono le parole di un inquirente a focalizzare il peso specifico del caso: «Non erano armati, per quello che risulta finora, e non stavano preparando azioni in Italia. Ma di certo, almeno uno era molto più che un simpatizzante dell’Isis, cui aveva aderito e che grazie al web riusciva concretamente a foraggiare di uomini e denaro. Perciò era necessario intervenire prima che la situazione sfuggisse di mano».ilsecolo
Per la Procura di Genova era in contatto con aspiranti terroristi... «No. Non ha mai mandato nessuno giù, mi creda. Da qui non è mai passato nessuno». corriere
Quella di Tarek sarebbe la posizione più sfumata: l’algerino faceva propaganda attraverso i canali della rete ma non sarebbe stato ancora “promosso” al ruolo di reclutatore o di organizzatore della logistica per l’invio di combattenti radicalizzati in Siria. laprovincia
Secondo me al dottor Galzerano è venuta la barba lunga a forza di frequentare i Ros.
Io quello che non capisco innanzitutto, è cosa c'entri la taqiyya, che è un istituto serio e purtroppo abusato sia dai sunniti che dagli sciiti, in questa inchiesta. La dissimulazione viene usata dal lupo solitario o dalle microcellule quando c'è in programma un'azione sul campo.
Su Internet c'è poco da tagliarsi la barba o fumare. Il profilo del jihadista moderno prevede che la religiosità passi in secondo piano. I fan di Daesh da Internet dissimulano allo stesso modo di pedofili, anoressici, stalkers. Fanno di tutto per non farsi scoprire da familiari e amici.
Questo caso non sembra come quello di Anas el Abboubi che a un certo punto mise De Stavola e i magistrati di Brescia nella difficile posizione di decidere quando e se fermare l'operazione. Il ragazzo, già strano di suo, non riusciva a partire per il Belgio e continuava a girare su siti che illustravano la preparazione di materiale esplosivo. In più la dialettica violenta su Facebook aveva subito una escalation. Non si capiva cosa volesse fare. Partire, anche per la Siria, o farsi esplodere.
In quel frangente era probabile che la situazione sfuggisse di mano.
E' logico che la signora non abbia visto nessuno in giro per casa, però se uno degli incriminati veramente avesse mandato a combattere migliaia di fratelli, allora farebbe parte di una rete. Sarebbe da approfondire assieme ad Ucigos, Aise e agenzie straniere. Sarebbe saltato fuori qualcosa di più.
Facebook non ha sostituito i centri di reclutamento europei e medio-orientali.
Ne ha cambiato le dinamiche.
Pare di capire che di indagini come questa, le procure siano piene.
Impiegare uomini e mezzi in questo modo potrebbe rivelarsi poco produttivo oltre che dispendioso.
Non è che mafia, camorra e droga siano spariti dai nostri territori. E si rischia anche di lasciarsi scappare l'attentato vero che, piaccia o meno, nel giro di 6-8 mesi si verificherà. O si organizzano gruppi investigativi in procure dedicate oppure si va a parlare con i governi del Maghreb e li si costringe a riprendersi un pò di gente. Gli si danno soldi per creare opportunità di lavoro e deradicalizzare i soggetti di ritorno. Sheikh Yaqub ad esempio, sembra avere familiarità con il re del Marocco. La versione che propone dell'Islam è perfetta per risolvere il problema. Ci sono comunque diversi imam vicini ai governi. Però se nessuno si muove perchè ha bisogno del tweet o della polemica, allora è inutile stare a parlarne.
Per la Procura di Genova era in contatto con aspiranti terroristi... «No. Non ha mai mandato nessuno giù, mi creda. Da qui non è mai passato nessuno». corriere
Quella di Tarek sarebbe la posizione più sfumata: l’algerino faceva propaganda attraverso i canali della rete ma non sarebbe stato ancora “promosso” al ruolo di reclutatore o di organizzatore della logistica per l’invio di combattenti radicalizzati in Siria. laprovincia
Secondo me al dottor Galzerano è venuta la barba lunga a forza di frequentare i Ros.
Io quello che non capisco innanzitutto, è cosa c'entri la taqiyya, che è un istituto serio e purtroppo abusato sia dai sunniti che dagli sciiti, in questa inchiesta. La dissimulazione viene usata dal lupo solitario o dalle microcellule quando c'è in programma un'azione sul campo.
Su Internet c'è poco da tagliarsi la barba o fumare. Il profilo del jihadista moderno prevede che la religiosità passi in secondo piano. I fan di Daesh da Internet dissimulano allo stesso modo di pedofili, anoressici, stalkers. Fanno di tutto per non farsi scoprire da familiari e amici.
Questo caso non sembra come quello di Anas el Abboubi che a un certo punto mise De Stavola e i magistrati di Brescia nella difficile posizione di decidere quando e se fermare l'operazione. Il ragazzo, già strano di suo, non riusciva a partire per il Belgio e continuava a girare su siti che illustravano la preparazione di materiale esplosivo. In più la dialettica violenta su Facebook aveva subito una escalation. Non si capiva cosa volesse fare. Partire, anche per la Siria, o farsi esplodere.
In quel frangente era probabile che la situazione sfuggisse di mano.
E' logico che la signora non abbia visto nessuno in giro per casa, però se uno degli incriminati veramente avesse mandato a combattere migliaia di fratelli, allora farebbe parte di una rete. Sarebbe da approfondire assieme ad Ucigos, Aise e agenzie straniere. Sarebbe saltato fuori qualcosa di più.
Facebook non ha sostituito i centri di reclutamento europei e medio-orientali.
Ne ha cambiato le dinamiche.
Pare di capire che di indagini come questa, le procure siano piene.
Impiegare uomini e mezzi in questo modo potrebbe rivelarsi poco produttivo oltre che dispendioso.
Non è che mafia, camorra e droga siano spariti dai nostri territori. E si rischia anche di lasciarsi scappare l'attentato vero che, piaccia o meno, nel giro di 6-8 mesi si verificherà. O si organizzano gruppi investigativi in procure dedicate oppure si va a parlare con i governi del Maghreb e li si costringe a riprendersi un pò di gente. Gli si danno soldi per creare opportunità di lavoro e deradicalizzare i soggetti di ritorno. Sheikh Yaqub ad esempio, sembra avere familiarità con il re del Marocco. La versione che propone dell'Islam è perfetta per risolvere il problema. Ci sono comunque diversi imam vicini ai governi. Però se nessuno si muove perchè ha bisogno del tweet o della polemica, allora è inutile stare a parlarne.
mercoledì 31 agosto 2016
Sniper paralleli
Nel corso dell’indagine si è registrata la convergenza investigativa con una parallela attività d’indagine condotta nel Regno Unito dal Metropolitan Police Counter Terrorism Command, nei confronti di un cittadino libico residente in Gran Bretagna risultato in contatto con i due fratelli ALARBI.
Le risultanze investigative dell’indagine italiana, acquisite in rogatoria internazionale dall’Autorità Giudiziaria inglese, hanno fornito importati elementi di riscontro al procedimento penale anglosassone, promosso dal Crown Prosecution Service per reati previsti dalle leggi in materia di terrorismo ed immigrazione clandestina, consentendo, nel giugno del 2015, l’arresto e la sua successiva condanna in Inghilterra a 6 anni di reclusione. piceno oggi Foto Dailymail
Parallela fino ad un certo punto se prendiamo in considerazione gli estremi temporali.
Abdurraouf Eshati, che è poi il soggetto dal quale è partita l'indagine nel suo complesso, è stato arrestato a Dover il 30 Novembre 2014 mentre, nascosto in un camion guidato da un pugile inglese, era in viaggio verso la Francia assieme ad altre diciannove persone, tra cui due foreign fighters diretti in Siria.
Come riportato nella documentazione relativa al procedimento attivato presso la corte inglese, una prima analisi dei dispositivi elettronici ha messo in evidenza una fattura relativa alla compravendita di armi per un totale di 28.5 milioni di dollari e un documento che testimoniava l'utilizzo di un cargo jet per il trasporto delle armi, preso in affitto nell'Agosto del 2014 per 250000 dollari.
Il ruolo di Franco Giorgi sarebbe stato appunto quello, tra gli altri, di procurare il cargo .
La transazione non è andata in porto a causa dell'ammanco di 190000 euro che sarebbero stati trattenuti da Botros. Vicenda questa, che avrebbe determinato il soggiorno prolungato del commerciante marchigiano in Libia.
Nel cellulare del giovane imam libico inoltre, sono stati ritrovati la registrazione di colloqui con Ibrahim el Tumi, altro mediatore che aveva chiesto il suo aiuto per tradurre l'intera documentazione in arabo e in italiano, e materiale fotografico riguardante l'attività di Ansar al Sharia in Libia, gruppo vicino ai Zintan e al generale Haftar. All'interrogatorio sostenuto in tribunale il giorno successivo all'arresto, 1 Dicembre 2014, Eshati ha confessato tutto. Si è difeso spiegando che pensava di supportare una fazione di ribelli che agiva in maniera poco cruenta e il cui scopo era quello di riportare la stabilità in Libia. Alla fine di Ottobre del 2015 è stato condannato in via definitiva per un totale di circa sei anni di reclusione per possesso di informazioni utili a commettere atti di terrorismo e per aver commesso infrazioni nel mancato ottenimento del permesso di soggiorno.
Il nome di el Tumi, e quindi della rete italiana, è saltato fuori subito.
La nota stampa emessa ieri dai carabinieri e dalla procura porta a pensare che Eshati sia stato lasciato a piede libero fino a Giugno. Oppure si tratta di un refuso. Involontario ovviamente.
E' difficile stabilire cosa sia accaduto a livello di indagini e di scambi di informazioni, tra il Dicembre 2014 e il Marzo 2015, quando cioè la famiglia di Giorgi ha presentato denuncia di scomparsa facendo scattare così l'inchiesta italiana. Questo è quanto abbiamo appreso dai media.
I servizi segreti, che conoscono bene il soggetto anche se fanno spallucce ogni volta che spunta fuori in maniera eclatante il nome di Giorgi, dovrebbero conoscere a fondo i risvolti della vicenda e sapere chi altri aveva interesse affinchè il trasferimento di armi andasse a buon fine.
Si spiegherebbe così, il fatto che rimanga in Libia nonostante sia, a quanto è dato sapere, ospite di gruppi vicini al governo ufficiale. Evidentemente al generale Manenti, o alle persone di cui lui rappresenta gli interessi, per il momento fa comodo tenerlo lì. Oppure è in atto il solito giochetto delle richieste mirate.
E d'altra parte con un'accusa del genere in Italia, forse a Giorgi stesso la cosa non dispiace.
Bombe a parte, tutta vita a botte di kawa e couscous.
Le risultanze investigative dell’indagine italiana, acquisite in rogatoria internazionale dall’Autorità Giudiziaria inglese, hanno fornito importati elementi di riscontro al procedimento penale anglosassone, promosso dal Crown Prosecution Service per reati previsti dalle leggi in materia di terrorismo ed immigrazione clandestina, consentendo, nel giugno del 2015, l’arresto e la sua successiva condanna in Inghilterra a 6 anni di reclusione. piceno oggi Foto Dailymail
Parallela fino ad un certo punto se prendiamo in considerazione gli estremi temporali.
Abdurraouf Eshati, che è poi il soggetto dal quale è partita l'indagine nel suo complesso, è stato arrestato a Dover il 30 Novembre 2014 mentre, nascosto in un camion guidato da un pugile inglese, era in viaggio verso la Francia assieme ad altre diciannove persone, tra cui due foreign fighters diretti in Siria.
Come riportato nella documentazione relativa al procedimento attivato presso la corte inglese, una prima analisi dei dispositivi elettronici ha messo in evidenza una fattura relativa alla compravendita di armi per un totale di 28.5 milioni di dollari e un documento che testimoniava l'utilizzo di un cargo jet per il trasporto delle armi, preso in affitto nell'Agosto del 2014 per 250000 dollari.
Il ruolo di Franco Giorgi sarebbe stato appunto quello, tra gli altri, di procurare il cargo .
La transazione non è andata in porto a causa dell'ammanco di 190000 euro che sarebbero stati trattenuti da Botros. Vicenda questa, che avrebbe determinato il soggiorno prolungato del commerciante marchigiano in Libia.
Nel cellulare del giovane imam libico inoltre, sono stati ritrovati la registrazione di colloqui con Ibrahim el Tumi, altro mediatore che aveva chiesto il suo aiuto per tradurre l'intera documentazione in arabo e in italiano, e materiale fotografico riguardante l'attività di Ansar al Sharia in Libia, gruppo vicino ai Zintan e al generale Haftar. All'interrogatorio sostenuto in tribunale il giorno successivo all'arresto, 1 Dicembre 2014, Eshati ha confessato tutto. Si è difeso spiegando che pensava di supportare una fazione di ribelli che agiva in maniera poco cruenta e il cui scopo era quello di riportare la stabilità in Libia. Alla fine di Ottobre del 2015 è stato condannato in via definitiva per un totale di circa sei anni di reclusione per possesso di informazioni utili a commettere atti di terrorismo e per aver commesso infrazioni nel mancato ottenimento del permesso di soggiorno.
Il nome di el Tumi, e quindi della rete italiana, è saltato fuori subito.
La nota stampa emessa ieri dai carabinieri e dalla procura porta a pensare che Eshati sia stato lasciato a piede libero fino a Giugno. Oppure si tratta di un refuso. Involontario ovviamente.
E' difficile stabilire cosa sia accaduto a livello di indagini e di scambi di informazioni, tra il Dicembre 2014 e il Marzo 2015, quando cioè la famiglia di Giorgi ha presentato denuncia di scomparsa facendo scattare così l'inchiesta italiana. Questo è quanto abbiamo appreso dai media.
I servizi segreti, che conoscono bene il soggetto anche se fanno spallucce ogni volta che spunta fuori in maniera eclatante il nome di Giorgi, dovrebbero conoscere a fondo i risvolti della vicenda e sapere chi altri aveva interesse affinchè il trasferimento di armi andasse a buon fine.
Si spiegherebbe così, il fatto che rimanga in Libia nonostante sia, a quanto è dato sapere, ospite di gruppi vicini al governo ufficiale. Evidentemente al generale Manenti, o alle persone di cui lui rappresenta gli interessi, per il momento fa comodo tenerlo lì. Oppure è in atto il solito giochetto delle richieste mirate.
E d'altra parte con un'accusa del genere in Italia, forse a Giorgi stesso la cosa non dispiace.
Bombe a parte, tutta vita a botte di kawa e couscous.
martedì 30 agosto 2016
PeppeGov e l'Isissiano doc
La possibilità di colpire in Italia era prevista da Khemiri.
Era previsti in termini concettuali.
In termini concettuali significa...pensare ad un'idea.
Di colpire anche in Italia.
Giuseppe Governale 5 Agosto 2016
Conferenza stampa Operazione Haraga
Premesso che del caso specifico non posso e non voglio parlare, sgomberiamo il campo da equivoci: in Italia non c’è e non ci sarà il rischio di fare processi alle intenzioni. In materia di terrorismo l’ordinamento penale prevede una vasta gamma di ipotesi di reato, dall’apologia alla partecipazione ad associazione terroristica, passando per l’istigazione, il finanziamento anche di singoli atti terroristici, il reclutamento, l’addestramento e persino l’autoaddestramento. Tocca al pm ovviamente dimostrare la sussistenza di queste condotte, sanzionate in misura via via più pesante
Franco Roberti Il Mattino 7 Agosto 2016
Va dato atto alla gestione Parente-Governale di averci restituito un reparto che agisce in maniera più rigorosa e cristallina rispetto ad un passato che lo vedeva vincente su tutti, ma il cui operato appariva a tratti troppo spregiudicato. Si tratta di un ROS che appartiene all’Arma, la quale non appartiene a nessuno se non a se stessa. Ed è rappresentativa dello stato italiano e di tutte le componenti che ne fanno parte. Sarebbe bene che il colonnello De Caprio, forse preso da una certa vena poetica, tenesse presente che fare certi tipi di associazione, tra popolo e corpi militari, può alla fine risultare pericoloso. Le parole sono sempre soggette ad interpretazione e rischiano di finire sulle labbra sbagliate. Specie quelle pronunciate dagli eroi.
Il Ros dell’operazione Haraga pare di nuovo impappinato su una questione di interpretazione. Non tanto in ambiente virtuale come nel caso dell’operazione JWeb, ma in più frangenti di vita reale. Stando ai frammenti di intercettazione pubblicati dai media nei giorni della conferenza stampa, quando cioè era ancora in corso l'analisi dei dispositivi elettronici, non parrebbero esserci gli estremi per cristallizzare una intenzione vera e propria. Se Khemiri avesse avuto in animo di compiere un attentato, ci dovrebbero essere almeno evidenze provenienti da un certo tipo di navigazione o da dialoghi con internauti e conoscenti, se non proprio l'acquisto di esplosivi. L'arrivo di altri soggetti dall'estero. La rinuncia ad un viaggio o un cambio di attività.
Qualsiasi cosa che faccia pensare che il soggetto stesse per intraprendere un sentiero diverso.
Si ha l'impressione che ognuno interpreti la norma a modo proprio e a seconda delle prove che è riuscito a raccogliere. Evidentemente la legge dà quella possibilità.
Khemiri deve essere processato per la contraffazione di documenti e le altre accuse che gli vengono mosse in merito ai traffici connessi.
In seguito va espulso perchè diffonde in maniera entusiastica, da soggetto carismatico quale pare essere, idee che innalzano in maniera insidiosa il consenso verso Daesh.
E' una fabbrica di terrorismo virtuale della peggior specie ai giorni nostri.
Un suo discorso può indurre decine di persone a partire per la Siria nel giro di poche settimane.
E chi non riesce a partire invece, pensa all'attentato.
Però andrebbe anche chiarita la differenza tra reato d'opinione e terrorismo vero e proprio.
Soprattutto per i ragazzi che se ne stanno su Internet.
Quelli che vengono espulsi pur essendo poco più che curiosi o che magari pensano alla guerra come ad un gioco, e tornando nei loro Paesi d'origine verrano torturati dalla polizia segreta o diventeranno terroristi veri e propri. Se rimangono qui, bisogna dare loro le stesse possibilità che vengono date agli italiani.
Spiegargli quindi, che da noi, a differenza di molti dei Paesi da cui provengono, certe idee non solo non sono accettate, ma infrangono la legge.
Era previsti in termini concettuali.
In termini concettuali significa...pensare ad un'idea.
Di colpire anche in Italia.
Giuseppe Governale 5 Agosto 2016
Conferenza stampa Operazione Haraga
Premesso che del caso specifico non posso e non voglio parlare, sgomberiamo il campo da equivoci: in Italia non c’è e non ci sarà il rischio di fare processi alle intenzioni. In materia di terrorismo l’ordinamento penale prevede una vasta gamma di ipotesi di reato, dall’apologia alla partecipazione ad associazione terroristica, passando per l’istigazione, il finanziamento anche di singoli atti terroristici, il reclutamento, l’addestramento e persino l’autoaddestramento. Tocca al pm ovviamente dimostrare la sussistenza di queste condotte, sanzionate in misura via via più pesante
Franco Roberti Il Mattino 7 Agosto 2016
Va dato atto alla gestione Parente-Governale di averci restituito un reparto che agisce in maniera più rigorosa e cristallina rispetto ad un passato che lo vedeva vincente su tutti, ma il cui operato appariva a tratti troppo spregiudicato. Si tratta di un ROS che appartiene all’Arma, la quale non appartiene a nessuno se non a se stessa. Ed è rappresentativa dello stato italiano e di tutte le componenti che ne fanno parte. Sarebbe bene che il colonnello De Caprio, forse preso da una certa vena poetica, tenesse presente che fare certi tipi di associazione, tra popolo e corpi militari, può alla fine risultare pericoloso. Le parole sono sempre soggette ad interpretazione e rischiano di finire sulle labbra sbagliate. Specie quelle pronunciate dagli eroi.
Il Ros dell’operazione Haraga pare di nuovo impappinato su una questione di interpretazione. Non tanto in ambiente virtuale come nel caso dell’operazione JWeb, ma in più frangenti di vita reale. Stando ai frammenti di intercettazione pubblicati dai media nei giorni della conferenza stampa, quando cioè era ancora in corso l'analisi dei dispositivi elettronici, non parrebbero esserci gli estremi per cristallizzare una intenzione vera e propria. Se Khemiri avesse avuto in animo di compiere un attentato, ci dovrebbero essere almeno evidenze provenienti da un certo tipo di navigazione o da dialoghi con internauti e conoscenti, se non proprio l'acquisto di esplosivi. L'arrivo di altri soggetti dall'estero. La rinuncia ad un viaggio o un cambio di attività.
Qualsiasi cosa che faccia pensare che il soggetto stesse per intraprendere un sentiero diverso.
Si ha l'impressione che ognuno interpreti la norma a modo proprio e a seconda delle prove che è riuscito a raccogliere. Evidentemente la legge dà quella possibilità.
Khemiri deve essere processato per la contraffazione di documenti e le altre accuse che gli vengono mosse in merito ai traffici connessi.
In seguito va espulso perchè diffonde in maniera entusiastica, da soggetto carismatico quale pare essere, idee che innalzano in maniera insidiosa il consenso verso Daesh.
E' una fabbrica di terrorismo virtuale della peggior specie ai giorni nostri.
Un suo discorso può indurre decine di persone a partire per la Siria nel giro di poche settimane.
E chi non riesce a partire invece, pensa all'attentato.
Però andrebbe anche chiarita la differenza tra reato d'opinione e terrorismo vero e proprio.
Soprattutto per i ragazzi che se ne stanno su Internet.
Quelli che vengono espulsi pur essendo poco più che curiosi o che magari pensano alla guerra come ad un gioco, e tornando nei loro Paesi d'origine verrano torturati dalla polizia segreta o diventeranno terroristi veri e propri. Se rimangono qui, bisogna dare loro le stesse possibilità che vengono date agli italiani.
Spiegargli quindi, che da noi, a differenza di molti dei Paesi da cui provengono, certe idee non solo non sono accettate, ma infrangono la legge.
domenica 31 luglio 2016
La semplicità dei ragazzi di PeppeGov
Ma i Ros hanno le mogli arpie che chiudono sempre le operazioni di domenica ?
Tra l'altro non si è trattato di una "semplice" espulsione, ma di una indagine svolta in collaborazione con organismi investigativi esteri.
L'Arma nemmeno ha twittato sull'argomento.
Se fosse stata ad appannaggio della polizia, domani alle 11am si sarebbe tenuta una conferenza stampa al ministero con Lamberto Giannini protagonista . Imbucati i direttori di polfer, polpost e polstrada. Il tutto accompagnato dalla fanfara della polizia di stato.
Ma il capo della polizia gira ancora con due macchine davanti e due di dietro ?
Tra l'altro non si è trattato di una "semplice" espulsione, ma di una indagine svolta in collaborazione con organismi investigativi esteri.
L'Arma nemmeno ha twittato sull'argomento.
Se fosse stata ad appannaggio della polizia, domani alle 11am si sarebbe tenuta una conferenza stampa al ministero con Lamberto Giannini protagonista . Imbucati i direttori di polfer, polpost e polstrada. Il tutto accompagnato dalla fanfara della polizia di stato.
Ma il capo della polizia gira ancora con due macchine davanti e due di dietro ?
giovedì 12 maggio 2016
Abbaglio
“È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano. Sicuramente il gip ha valutato correttamente la questione - aggiunge il legale - ritenendo che non sussistano i presupposti per contestare un reato così grave e tenere in carcere una persona. Tra gli elementi raccolti contro Nasiri non c'era nulla di concreto che lo riconducesse al terrorismo internazionale, solo video e foto che riproducono momenti di svago”. gobari
Non è una abbaglio.
E' un voler spingere sull'acceleratore come se si stesse guidando una Ferrari, quando si è al volante di una Punto.
Su questioni di terrorismo internazionale i Ros, che sono molto bravi a raccogliere dati e a classificarli (monitoraggio) stentano ancora a comprendere come far rendere al massimo il decreto. Hanno bisogno di un buon coordinamento per funzionare.
La polizia lavora più di cervello e di raccordo. A Brescia, ai tempi in cui i magistrati erano alla ricerca dello scettro di superprocura, Digos e Ucigos consegnavano indagini blindate su un piatto d'argento. E magari all'ufficiale turco mandano le pastarelle ogni settimana per ricordargli che al primo avvistamento di foreign fighter con passaporto italiano bisogna chiamarli.
La gente che va in bici è tosta.
A Bari le inchieste sono tutte un pò traballanti. In generale in Italia i magistrati sono poco aggiornati rispetto all'evoluzione del fenomeno e all'applicazione della legge.
Non è una abbaglio.
E' un voler spingere sull'acceleratore come se si stesse guidando una Ferrari, quando si è al volante di una Punto.
Su questioni di terrorismo internazionale i Ros, che sono molto bravi a raccogliere dati e a classificarli (monitoraggio) stentano ancora a comprendere come far rendere al massimo il decreto. Hanno bisogno di un buon coordinamento per funzionare.
La polizia lavora più di cervello e di raccordo. A Brescia, ai tempi in cui i magistrati erano alla ricerca dello scettro di superprocura, Digos e Ucigos consegnavano indagini blindate su un piatto d'argento. E magari all'ufficiale turco mandano le pastarelle ogni settimana per ricordargli che al primo avvistamento di foreign fighter con passaporto italiano bisogna chiamarli.
La gente che va in bici è tosta.
A Bari le inchieste sono tutte un pò traballanti. In generale in Italia i magistrati sono poco aggiornati rispetto all'evoluzione del fenomeno e all'applicazione della legge.
martedì 10 maggio 2016
Presumibilmente&Notoriamente purple rain
"Un'altra persona non è stata raggiunta dal provvedimento di fermo perché in possesso di un dispositivo Apple di cui non siamo riusciti a controllare i contenuti, ma pensiamo faccia comunque parte della cellula terroristica scoperta attraverso l'analisi di quanto contenuto nei telefonini degli indagati", spiega Roberto Rossi, magistrato che ha coordinato le indagini. E aggiunge: "Nei file conservati nelle memorie dei cellulari abbiamo trovato non solo video di indottrinamento islamico, ma anche foto e filmati di porti e aeroporti di Bari che - presumibilmente - erano obiettivi degli indagati". askanews
C'è poi - si è appreso - una foto a colori che ripropone due immagini in notturna che accostano due luoghi simbolo rispettivamente della cultura islamica e di quella occidentale: la moschea Al-Masjid al-Haram a La Mecca e la Tour Eifell di Parigi. La prima con un contrasto cromatico di base blu, "colore che notoriamente - spiegano gli inquirenti baresi - indica il paradiso e la spiritualità"; la seconda di base viola, "che notoriamente indica morte e lutto". Ansa
«esplosioni che creano problemi per noi! Questi bastardi Isis che fanno attentati»...«perchè così si chiudono le frontiere e le persone non possono muoversi». «Cosa te ne frega! Lascia che muoiano tra di loro»...«noi prendiamo soltanto i documenti e lavoriamo». Agenzie
In uno dei cellulari è stata trovata pure la foto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sotto forma di caricatura di un asino. Secondo gli inquirenti si tratta di immagini che simboleggiano l'odio anti-occidentale, come la foto di uno degli indagati con il dito medio alzato verso la fotografia di Malala, premio Nobel per la Pace. Ci sono ancora foto di Marines americani con gli arti mutilati, foto di musulmani convertiti al cristianesimo, un'altra con tre militari dell'esercito Usa mentre posano con tre ragazze e un uomo di chiare origini medio-orientali corredata da una frase in arabo la cui traduzione è "Dio maledica le famiglie che autorizzano le loro figlie a lavorare con questi cani". Trcb.it
The organization was also active in France and Belgium, the order said. Their plans to attack focused on Rome and London. Reuters
Sarà, ma non vedo traccia di Ucigos nè di polizie straniere per il momento.

Non mi stupirei se la foto della Tour Eifell fosse stata ripresa nei giorni successivi alla morte di Prince, quando fu illuminata di viola e molti credettero a torto, che si trattasse di un omaggio al cantante. Le foto notturne della Mecca sono quasi tutte caratterizzate dal blu, che è la risultante del gioco di luci che avvolge il complesso di sera.
Ai fini dell'applicazione del decreto antiterrorismo, tutto fa brodo. Se andiamo all'estero con questa logica però, alla fine è anche normale che ignorino le nostre richieste.
Sembra trattarsi più che altro di gente che usava il nostro territorio come base logistica per organizzare azioni nelle proprie terre.
Come intuibile dalle intercettazioni, non gli conveniva fare attentati in Italia. Però magari con il passare del tempo i loro orizzonti sarebbero cambiati.
C'è poi - si è appreso - una foto a colori che ripropone due immagini in notturna che accostano due luoghi simbolo rispettivamente della cultura islamica e di quella occidentale: la moschea Al-Masjid al-Haram a La Mecca e la Tour Eifell di Parigi. La prima con un contrasto cromatico di base blu, "colore che notoriamente - spiegano gli inquirenti baresi - indica il paradiso e la spiritualità"; la seconda di base viola, "che notoriamente indica morte e lutto". Ansa
«esplosioni che creano problemi per noi! Questi bastardi Isis che fanno attentati»...«perchè così si chiudono le frontiere e le persone non possono muoversi». «Cosa te ne frega! Lascia che muoiano tra di loro»...«noi prendiamo soltanto i documenti e lavoriamo». Agenzie
In uno dei cellulari è stata trovata pure la foto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sotto forma di caricatura di un asino. Secondo gli inquirenti si tratta di immagini che simboleggiano l'odio anti-occidentale, come la foto di uno degli indagati con il dito medio alzato verso la fotografia di Malala, premio Nobel per la Pace. Ci sono ancora foto di Marines americani con gli arti mutilati, foto di musulmani convertiti al cristianesimo, un'altra con tre militari dell'esercito Usa mentre posano con tre ragazze e un uomo di chiare origini medio-orientali corredata da una frase in arabo la cui traduzione è "Dio maledica le famiglie che autorizzano le loro figlie a lavorare con questi cani". Trcb.it
The organization was also active in France and Belgium, the order said. Their plans to attack focused on Rome and London. Reuters
Sarà, ma non vedo traccia di Ucigos nè di polizie straniere per il momento.

Non mi stupirei se la foto della Tour Eifell fosse stata ripresa nei giorni successivi alla morte di Prince, quando fu illuminata di viola e molti credettero a torto, che si trattasse di un omaggio al cantante. Le foto notturne della Mecca sono quasi tutte caratterizzate dal blu, che è la risultante del gioco di luci che avvolge il complesso di sera.
Ai fini dell'applicazione del decreto antiterrorismo, tutto fa brodo. Se andiamo all'estero con questa logica però, alla fine è anche normale che ignorino le nostre richieste.
Sembra trattarsi più che altro di gente che usava il nostro territorio come base logistica per organizzare azioni nelle proprie terre.

lunedì 9 maggio 2016
In Siria consultando Wikipedia
Interessante intervista a Roka Zavbija, lo sloveno arrestato da carabinieri e polizia slovena nei giorni scorsi, rilasciata ai tempi in cui cadde sotto la lente dell'antiterrorismo dopo il ritorno dalla Siria nel 2013 e prima di essere arrestato nel corso della prima fase dell'operazione Damasco condotta dal Sipa (polizia bosniaca). Indagine che mise in evidenza come i tentacoli di Bilal Bosnic si espandono pericolosamente e anche molto velocemente al di fuori della Bosnia.
All'epoca Zavbija raccontò del suo viaggio avvenuto al termine di un percorso di conversione religiosa che lo aveva portato ad abbracciare la religione islamica e ad apprezzarne gli aspetti socio-economico e politico-militare oltre a quello di natura prettamente spirituale. Il suo impegno contro Assad era a difesa dei più deboli. Alla contestazione delle accuse mosse sabato dal procuratore sloveno, che valgono fino a quindici anni di carcere, avrebbe negato il coinvolgimento in atti di terrorismo e ribadito di essere andato in Siria solo per scopi umanitari e in qualità di infermiere.
Foto pro plus
All'epoca Zavbija raccontò del suo viaggio avvenuto al termine di un percorso di conversione religiosa che lo aveva portato ad abbracciare la religione islamica e ad apprezzarne gli aspetti socio-economico e politico-militare oltre a quello di natura prettamente spirituale. Il suo impegno contro Assad era a difesa dei più deboli. Alla contestazione delle accuse mosse sabato dal procuratore sloveno, che valgono fino a quindici anni di carcere, avrebbe negato il coinvolgimento in atti di terrorismo e ribadito di essere andato in Siria solo per scopi umanitari e in qualità di infermiere.
Foto pro plus
domenica 8 maggio 2016
Viva l'Arma
Evviva PeppeGov.
Bisogna dare atto ai carabinieri che sono gente seria.
Non solo il comandante non va in giro con due macchine di scorta davanti e dietro come diceva il generale Gasparri, ma a distanza di un'ora dall'annuncio del ministro Alfano dell'operazione che ha portato all'arresto un presunto foreign-fighter/reclutatore sloveno non hanno ancora twittato.
C'hanno quattro gatti di follower ma almeno ci evitano il triste spettacolo di Lisa e della polizia di stato che alle sette di mattina annunciano la conferenza stampa in procura manco avessero preso Bin Laden.
Ebbravi.
Bisogna dare atto ai carabinieri che sono gente seria.
Non solo il comandante non va in giro con due macchine di scorta davanti e dietro come diceva il generale Gasparri, ma a distanza di un'ora dall'annuncio del ministro Alfano dell'operazione che ha portato all'arresto un presunto foreign-fighter/reclutatore sloveno non hanno ancora twittato.
C'hanno quattro gatti di follower ma almeno ci evitano il triste spettacolo di Lisa e della polizia di stato che alle sette di mattina annunciano la conferenza stampa in procura manco avessero preso Bin Laden.
Ebbravi.
mercoledì 4 maggio 2016
Se invece
"Se la cyber security è intesa solo come sistema di difesa", rileva Raffaelli, "allora bisognerebbe procedere al potenziamento di strutture come il Cert, deputate a riconoscere la minaccia. Se il concetto di cyber security viene esteso ad aspetti investigativi e operativi, allora bisognerà coprire tutte le esigenze delle Forze di Polizia e del ministero dell'Interno. Se invece invece si vuole lavorare anche a un approccio proattivo, ovvero prevenire le minacce, come quella terroristica, allora andrebbero indirizzate anche ai servizi di intelligence. Ad ogni modo l'idea di poter potenziare questo settore è positiva, perché denota da parte delle istituzioni la consapevolezza di alcuni tipi di minacce che sono state forse, fino ad oggi, un pò sottovalutate", conclude.cyberaffairs askanews
Che tipo bizzarro. Ha una foto profilo su Facebook fantastica. Ma PeppeGov ci va d'accordo ?
Discorso troppo logico da fare in Italia.
Estendere il concetto di cyber security agli aspetti investigativi ed operativi significa ridisegnare i comparti investigativi. Quindi pensare anche a smantellare la polizia postale.
E qua casca l'asino. Anzi il business.
Che tipo bizzarro. Ha una foto profilo su Facebook fantastica. Ma PeppeGov ci va d'accordo ?
Discorso troppo logico da fare in Italia.
Estendere il concetto di cyber security agli aspetti investigativi ed operativi significa ridisegnare i comparti investigativi. Quindi pensare anche a smantellare la polizia postale.
E qua casca l'asino. Anzi il business.
giovedì 28 aprile 2016
PeppeGov&LambertOne show
E chiudiamo il wazzap terror day con una nota di costume.
L'accoppiata Governale-Giannini in conferenza stampa è stata la dimostrazione della teoria che ogni sistema di sicurezza che si rispetti ha bisogno di un binomio good cop /bad cop.
Quando il generale Governale parla del contesto in cui si sviluppa un'operazione contro il terrorismo internazionale s'infervora. Descrive nel dettaglio i profili dei personaggi, il modo di operare, gli ambienti in cui si muovono. Pare di stare in un romanzo di Dostoevski. Si è quasi commosso nel parlare dei bimbi e del destino che purtroppo li attende.
Lamberto Gi. non lo reggeva più e a un certo punto gli ha gettato un'occhiataccia trattenendo a stento un grugnito. Allora il generale ha attaccato e chiuso con le sinergie. Mancava poco che dicesse che polizia e carabinieri hanno mangiato anche assieme nel corso delle indagini.
El diretor de la oficina antiterorista invece, ha il pallino per lo scenario sociale nel quale matura la vicenda criminale. Una nota di umanità. Però alla fine va al sodo e non manca di ricordare quantebbravo il ministero delle interiora e le leggi cheffà. Taratatatatatà.
Comunque ultimamente ha messo su troppo peso. Bisogna che qualcuno lo fermi.
Anzi che lo metta in movimento.
Galzerà faie fa na corsetta 'nbici.
L'accoppiata Governale-Giannini in conferenza stampa è stata la dimostrazione della teoria che ogni sistema di sicurezza che si rispetti ha bisogno di un binomio good cop /bad cop.
Quando il generale Governale parla del contesto in cui si sviluppa un'operazione contro il terrorismo internazionale s'infervora. Descrive nel dettaglio i profili dei personaggi, il modo di operare, gli ambienti in cui si muovono. Pare di stare in un romanzo di Dostoevski. Si è quasi commosso nel parlare dei bimbi e del destino che purtroppo li attende.
Lamberto Gi. non lo reggeva più e a un certo punto gli ha gettato un'occhiataccia trattenendo a stento un grugnito. Allora il generale ha attaccato e chiuso con le sinergie. Mancava poco che dicesse che polizia e carabinieri hanno mangiato anche assieme nel corso delle indagini.
El diretor de la oficina antiterorista invece, ha il pallino per lo scenario sociale nel quale matura la vicenda criminale. Una nota di umanità. Però alla fine va al sodo e non manca di ricordare quantebbravo il ministero delle interiora e le leggi cheffà. Taratatatatatà.
Comunque ultimamente ha messo su troppo peso. Bisogna che qualcuno lo fermi.
Anzi che lo metta in movimento.
Galzerà faie fa na corsetta 'nbici.
Futuro disintegrato
Visto che oggi non c’era Galzerano a gongolare, stavolta faccio io la bulla.
Negli interventi molto dettagliati e chiari del generale Governale e di Lamberto Giannini c’era un po’ di tutto quello che scrivo da parecchi mesi ormai. Daesh, così come in altre realtà, fa presa anche nel nostro Paese. E lo fa procedendo in maniera molto regolare e per certi versi scontata.
Se l’anno scorso ci trovavamo a commentare le vicissitudini di una famiglia costituita da etnie e percorsi di vita diversi, pronta a partire con il miraggio di un orticello e di un gattino in Siria, adesso portano anche i bambini. Bambini che inneggiano al martirio e che sono i terroristi di domani come ha sottolineato il comandante dei Ros.
Torna il fantasma di Oussama Kachia un po’ come in America aleggia da sempre quello di Anwar al Awlaki. Il direttore dell’antiterrorismo ha parlato di una escalation della radicalizzazione delle persone arrestate, tra cui anche il fratello, avvenuta nel nome di Oussama dopo la morte in Siria. Secondo il dottor Giannini uno degli arrestati era una persona con un futuro potenzialmente da integrato.
Questo è lo snodo che governo e ministero dell’interno continuano a sottovalutare se non ad ignorare.
Il lavoro di prevenzione fatto in termini di monitoraggio e sinergia tra forze dell’ordine, servizi di informazione e magistratura inquirente è un modello che funziona a pieno ritmo. Verrà purtroppo il giorno in cui, non sarà più sufficiente.
Significativo sotto questo punto di vista, è il dato dell'acquisizione come fonte di prova dell'appello di al Adnani trasmesso via internet e inviato su whattsap. Al di là della effettiva valenza ai fini della valutazione giudiziaria circa le intenzioni reali di organizzare un attentato , sulla quale giocheranno molto le difese, è indubbio che internet svolge un ruolo importante nella evoluzione del terrorismo di matrice fondamentalista moderno.
Questo è un concetto che in Italia i musulmani, a digiuno di cultura digitale come tutti, stentano a comprendere. E le operazioni come quella odierna vengono percepite come una sorta di persecuzione del ministro dell'Interno e delle forze di polizia nei confronti della comunità.
Se si volesse fare prevenzione vera, si dovrebbero mettere in atto campagne di sensibilizzazione mirate.
E anche se il numero di foreign fighter italiani, stando ai resoconti dell'audizione dinanzi al Copasir del prefetto Pansa, sembra in calo rispetto all'incremento mensile del dieci per cento citato dallo stesso capo della polizia lo scorso anno, si potrebbe già pensare ad utilizzare eventuali combattenti di ritorno come Meriem al Rehaily, di cui molto parlano i giornali nelle ultime settimane. Gilles De Kerchove ha proposto l'impiego dei foreign fighters che non si sono macchiati di crimini violenti in zona di guerra, per scoraggiare i potenziali jihadisti.
Sono tutte ipotesi da prendere in considerazione per non caricare di troppe responsabilità il comparto sicurezza che funziona egregiamente ma non può fare miracoli all'infinito.
Segnalo una pubblicazione molto interessante della Fondazione Italiani Europei sulla evoluzione geografico-temporale di Daesh. Al suo interno c'è l'ottimo contributo di Lorenzo Vidino che oltre ad inquadrare la realtà italiana, ricorda come nè ai nostri servizi nè alle forze dell'ordine siano mai sfuggiti i segni premonitori di quella che è la situazione attuale.
Negli interventi molto dettagliati e chiari del generale Governale e di Lamberto Giannini c’era un po’ di tutto quello che scrivo da parecchi mesi ormai. Daesh, così come in altre realtà, fa presa anche nel nostro Paese. E lo fa procedendo in maniera molto regolare e per certi versi scontata.
Se l’anno scorso ci trovavamo a commentare le vicissitudini di una famiglia costituita da etnie e percorsi di vita diversi, pronta a partire con il miraggio di un orticello e di un gattino in Siria, adesso portano anche i bambini. Bambini che inneggiano al martirio e che sono i terroristi di domani come ha sottolineato il comandante dei Ros.
Torna il fantasma di Oussama Kachia un po’ come in America aleggia da sempre quello di Anwar al Awlaki. Il direttore dell’antiterrorismo ha parlato di una escalation della radicalizzazione delle persone arrestate, tra cui anche il fratello, avvenuta nel nome di Oussama dopo la morte in Siria. Secondo il dottor Giannini uno degli arrestati era una persona con un futuro potenzialmente da integrato.
Questo è lo snodo che governo e ministero dell’interno continuano a sottovalutare se non ad ignorare.
Il lavoro di prevenzione fatto in termini di monitoraggio e sinergia tra forze dell’ordine, servizi di informazione e magistratura inquirente è un modello che funziona a pieno ritmo. Verrà purtroppo il giorno in cui, non sarà più sufficiente.
Significativo sotto questo punto di vista, è il dato dell'acquisizione come fonte di prova dell'appello di al Adnani trasmesso via internet e inviato su whattsap. Al di là della effettiva valenza ai fini della valutazione giudiziaria circa le intenzioni reali di organizzare un attentato , sulla quale giocheranno molto le difese, è indubbio che internet svolge un ruolo importante nella evoluzione del terrorismo di matrice fondamentalista moderno.
Questo è un concetto che in Italia i musulmani, a digiuno di cultura digitale come tutti, stentano a comprendere. E le operazioni come quella odierna vengono percepite come una sorta di persecuzione del ministro dell'Interno e delle forze di polizia nei confronti della comunità.
Se si volesse fare prevenzione vera, si dovrebbero mettere in atto campagne di sensibilizzazione mirate.
E anche se il numero di foreign fighter italiani, stando ai resoconti dell'audizione dinanzi al Copasir del prefetto Pansa, sembra in calo rispetto all'incremento mensile del dieci per cento citato dallo stesso capo della polizia lo scorso anno, si potrebbe già pensare ad utilizzare eventuali combattenti di ritorno come Meriem al Rehaily, di cui molto parlano i giornali nelle ultime settimane. Gilles De Kerchove ha proposto l'impiego dei foreign fighters che non si sono macchiati di crimini violenti in zona di guerra, per scoraggiare i potenziali jihadisti.
Sono tutte ipotesi da prendere in considerazione per non caricare di troppe responsabilità il comparto sicurezza che funziona egregiamente ma non può fare miracoli all'infinito.
Segnalo una pubblicazione molto interessante della Fondazione Italiani Europei sulla evoluzione geografico-temporale di Daesh. Al suo interno c'è l'ottimo contributo di Lorenzo Vidino che oltre ad inquadrare la realtà italiana, ricorda come nè ai nostri servizi nè alle forze dell'ordine siano mai sfuggiti i segni premonitori di quella che è la situazione attuale.
lunedì 11 aprile 2016
A lezione da PeppeGov
La scorsa settimana Eco della Storia ha proposto una interessante panoramica sulla evoluzione delle tecniche investigative attraverso episodi di cronaca nera e vicende di terrorismo interno ed internazionale.
Preciso e puntuale come sempre, il generale Governale ha illustrato come le forze dell'ordine, in particolare Arma dei Carabinieri e Ros, hanno messo a punto tecniche e strategie a seconda dei fenomeni criminali e delle epoche storiche di riferimento.
Raistoria puntata 2 Aprile 2016
Raistoria puntata 2 Aprile 2016
sabato 12 marzo 2016
Intuizioni investigative
All’origine dell'operazione c'è un’intuizione investigativa dei Carabinieri della Compagnia Roma Centro che, dopo aver eseguito nei confronti di Brigande un provvedimento da parte dell'autorità macedone, per reati contro il patrimonio e contro la persona, hanno individuato e perquisito la sua abitazione. Durante il controllo, dopo aver individuato il luogo dove aveva trovato rifugio, hanno recuperato lettere contenenti scritte in arabo e fotografie con indizi di una grande adesione di Brigande al radicalismo islamista. È intervenuto il Ros, e dall'analisi della documentazione informatica, dei tabulati telefonici e telematici, in seguito a pedinamenti e intercettazioni, è stato evidenziato che nei giorni antecedenti al suo arresto, Brigande era in contatto attraverso vari sistemi di chat, con Firas Barhoumi, che già in quel periodo si trovava in Iraq, quale “foreign fighter”, a combattere in seno alle milizie terroristiche del “Daesh”. I due indagati si erano conosciuti tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, durante un periodo di comune detenzione in carcere, dove Barhoumi aveva intrapreso l’opera di proselitismo jihadista nei confronti di Brigante, il quale aveva aderito alle sollecitazioni ed era in procinto di partire per l’Iraq, dove si sarebbe unito alle milizie jihadiste dell’Isis.ilmessaggero
Un esempio che si adatta perfettamente a quanto espresso nel post precedente.
Ci sono profili e scenari che di per se costituiscono un campanello d'allarme.
E bisogna riconoscere che abbiamo uno dei migliori comparti antiterrorismo d'Europa per capacità ed esperienza. L'uso delle nuove tecnologie si innesta in un capitolo che ormai dominano.
Fanno bene Galzerano e Governale a gongolare quando portano a casa risultati del genere.
Però con il protrarsi della guerra gli scenari si allargheranno e nuovi protagonisti subentreranno.
Non si può fare sempre affidamento sulle forze dell'ordine.
Il governo deve mettere in atto serie politiche di prevenzione (soprattutto migratorie) ed educazione.
Un esempio che si adatta perfettamente a quanto espresso nel post precedente.
Ci sono profili e scenari che di per se costituiscono un campanello d'allarme.
E bisogna riconoscere che abbiamo uno dei migliori comparti antiterrorismo d'Europa per capacità ed esperienza. L'uso delle nuove tecnologie si innesta in un capitolo che ormai dominano.
Fanno bene Galzerano e Governale a gongolare quando portano a casa risultati del genere.
Però con il protrarsi della guerra gli scenari si allargheranno e nuovi protagonisti subentreranno.
Non si può fare sempre affidamento sulle forze dell'ordine.
Il governo deve mettere in atto serie politiche di prevenzione (soprattutto migratorie) ed educazione.
sabato 27 febbraio 2016
Stop alle sciocchezze
Il messaggio implicito è chiaro: stop alle sciocchezze e alla disinformazione, dall’ipotesi iniziale - inverosimile - di un incidente a quella di un omicidio per droga, perfino la pista sessuale ipotizzata da qualcuno, più altre varie ed eventuali. Dal Cairo, insomma, devono giungere informazioni plausibili, rigorose, accertate.
Se l’Egitto vorrà sul serio collaborare con le autorità giudiziarie italiane.Se la ferocia dei suoi aguzzini, quasi certamente egiziani, sia da imputare al legame universitario di Regeni con l’Inghilterra, e al contenuto delle sue ricerche, è ipotesi non infondata, come minimo. Ma non attiene, per ora, al lavoro della polizia giudiziaria italiana. Cimmarusti-Ludovico
Ma come non attiene ? E che stanno a fa ?
Tornano attuali le parole dell'avvocato Naso che faceva riferimento al dottor Pignatone come se fosse un procuratore rimasto, almeno nel modo di pensare e organizzare il lavoro, in quel di Reggio.
Sui giornali di questi giorni imperversa la tiritera dei torturatori di professione come se si trattasse di una pista vera e propria. Noi siamo abituati a ragionare in termini di episodi casuali (si fa per dire) con la Diaz, il professor De Tormentiis, il caso Cucchi. In Paesi come l'Egitto la tortura è pratica ordinaria. Non ci sono professionisti nè il taglio di unghie ed orecchie può essere ritenuto un messaggio se non vi sono riscontri. E dubito che un collaboratore dei servizi lasci tracce telematiche. Però pare di aver capito che il dottor Regeni fosse il tipico giovane occidentale idealista quindi forse si può scartare la pista della collaborazione consapevole.
I servizi e il governo sembrano insistere nel voler scaricare qualsiasi responsabilità nella metà campo egiziana. I nostri non sarebbero in grado di raccogliere elementi utili senza la collaborazione delle controparti egiziane. A questo punto si potrebbe inviare Coliandro.
A proposito di Cimmarusti che a suo tempo si dilettò in maniera poco professionale e molto esplicita a sconfessare il ridimensionamento giudiziario dell'operazione JWeb da parte della procura di Trento, giova ricordare che a oggi un pò tutte le polizie e le procure dei Paesi interessati, pur assicurando collaborazione, non riconoscono validi i cardini che ne regolerebbero il passaggio dalle intenzioni manifestate in rete a quelle reali.
Ieri il generale Governale illustrando l'operazione che ha portato all'arresto di Ajhan Vehapi lo ha caratterizzato come braccio destro di Bilal Bosnic. Vedremo cosa ha da dire in proposito il pubblico ministero Campara che è specializzato nelle indagini che riguardano l'imam itinerante. Però eviterei i soliti proclami altisonanti. Bosnic non ha veri e propri luogotenenti ma una rete ben estesa nella regione balcanica. Sarebbe opportuno disintegrarla una volta per tutte e non a tappe come si sta facendo. E' una rete che si riforma molto velocemente. Va smembrata in maniera chirurgica.
Se l’Egitto vorrà sul serio collaborare con le autorità giudiziarie italiane.Se la ferocia dei suoi aguzzini, quasi certamente egiziani, sia da imputare al legame universitario di Regeni con l’Inghilterra, e al contenuto delle sue ricerche, è ipotesi non infondata, come minimo. Ma non attiene, per ora, al lavoro della polizia giudiziaria italiana. Cimmarusti-Ludovico
Ma come non attiene ? E che stanno a fa ?
Tornano attuali le parole dell'avvocato Naso che faceva riferimento al dottor Pignatone come se fosse un procuratore rimasto, almeno nel modo di pensare e organizzare il lavoro, in quel di Reggio.
Sui giornali di questi giorni imperversa la tiritera dei torturatori di professione come se si trattasse di una pista vera e propria. Noi siamo abituati a ragionare in termini di episodi casuali (si fa per dire) con la Diaz, il professor De Tormentiis, il caso Cucchi. In Paesi come l'Egitto la tortura è pratica ordinaria. Non ci sono professionisti nè il taglio di unghie ed orecchie può essere ritenuto un messaggio se non vi sono riscontri. E dubito che un collaboratore dei servizi lasci tracce telematiche. Però pare di aver capito che il dottor Regeni fosse il tipico giovane occidentale idealista quindi forse si può scartare la pista della collaborazione consapevole.
I servizi e il governo sembrano insistere nel voler scaricare qualsiasi responsabilità nella metà campo egiziana. I nostri non sarebbero in grado di raccogliere elementi utili senza la collaborazione delle controparti egiziane. A questo punto si potrebbe inviare Coliandro.
A proposito di Cimmarusti che a suo tempo si dilettò in maniera poco professionale e molto esplicita a sconfessare il ridimensionamento giudiziario dell'operazione JWeb da parte della procura di Trento, giova ricordare che a oggi un pò tutte le polizie e le procure dei Paesi interessati, pur assicurando collaborazione, non riconoscono validi i cardini che ne regolerebbero il passaggio dalle intenzioni manifestate in rete a quelle reali.
Ieri il generale Governale illustrando l'operazione che ha portato all'arresto di Ajhan Vehapi lo ha caratterizzato come braccio destro di Bilal Bosnic. Vedremo cosa ha da dire in proposito il pubblico ministero Campara che è specializzato nelle indagini che riguardano l'imam itinerante. Però eviterei i soliti proclami altisonanti. Bosnic non ha veri e propri luogotenenti ma una rete ben estesa nella regione balcanica. Sarebbe opportuno disintegrarla una volta per tutte e non a tappe come si sta facendo. E' una rete che si riforma molto velocemente. Va smembrata in maniera chirurgica.
domenica 21 febbraio 2016
Voglio tornare
Isis, la jihadista italiana Meriem Rehaily si è pentita
„Secondo il Gazzettino, i carabinieri del Ros avrebbero intercettato la chiamata e fatto scattare un meccanismo di protezione per Meriem e per la figlia, preoccupati che il tentativo di "diserzione" della 19enne possa portare qualcuno a prendersela con i parenti di lei.“
today.it
Quello che Allah ha già deciso per il suo destino è sicuramente il meglio.
A noi credenti non rimane che pregare per lei e per tutte le vittime di questa ed altre guerre.
Interessante la notizia della protezione predisposta dal Ros.
Difficile comprendere se si tratti di una misura preventiva o ci sono elementi e collegamenti in Italia che facciano pensare concretamente ad una rete. L'estate scorsa pare stessero indagando in questo senso ma non se ne è saputo più niente.
Quello che Allah ha già deciso per il suo destino è sicuramente il meglio.
A noi credenti non rimane che pregare per lei e per tutte le vittime di questa ed altre guerre.
Interessante la notizia della protezione predisposta dal Ros.
Difficile comprendere se si tratti di una misura preventiva o ci sono elementi e collegamenti in Italia che facciano pensare concretamente ad una rete. L'estate scorsa pare stessero indagando in questo senso ma non se ne è saputo più niente.
venerdì 18 dicembre 2015
Fuori uno
E' stata rigettata questa mattina la richiesta di estradizione per uno dei due che furono arrestati assieme al mullah Krekar in seguito all'operazione JWeb. Si tratta di un trentottenne naturalizzato arrivato in Norvegia nel 1999 per il quale la corte non ha evidentemente ritenuto valide le accuse di appartenenza all'associazione criminale Rawti Shax capeggiata, secondo la procura di Roma e i Ros, da Krekar.
Il giudice e la polizia norvegese non hanno inoltre trovato, in base agli elementi in loro possesso, alcun motivo per iniziare una nuova indagine a suo carico ma si sono detti disposti a farlo qualora le autorità italiane glielo chiedessero fornendo prove valide.
Questa primo sviluppo dimostra che la difesa di Krekar potrebbe avere vita facile nel dimostrare che non vi è alcuna associazione criminale e che Rawti Shax è rappresentata dal solo Krekar. Inoltre al curdo non sarebbe stato concesso di leggere la traduzione delle 1200 pagine di ordinanza .
Viene confermata l'impressione che l'aver lasciato fuori dall'indagine gli inquirenti norvegesi ha costituito alla fine un boomerang. Si è pensato principalmente a negoziare in anticipo l'estradizione con i rappresentanti politici norvegesi senza conoscere le dinamiche interne e soprattutto senza comprendere che questo affaire costituisce motivo di forti frizioni tra governo e opposizione per cui l'esito finale non è poi così scontato come si potrebbe pensare. Si è sottostimata l'indipendenza della magistratura e degli investigatori norvegesi .
Il giudice e la polizia norvegese non hanno inoltre trovato, in base agli elementi in loro possesso, alcun motivo per iniziare una nuova indagine a suo carico ma si sono detti disposti a farlo qualora le autorità italiane glielo chiedessero fornendo prove valide.
Questa primo sviluppo dimostra che la difesa di Krekar potrebbe avere vita facile nel dimostrare che non vi è alcuna associazione criminale e che Rawti Shax è rappresentata dal solo Krekar. Inoltre al curdo non sarebbe stato concesso di leggere la traduzione delle 1200 pagine di ordinanza .
Viene confermata l'impressione che l'aver lasciato fuori dall'indagine gli inquirenti norvegesi ha costituito alla fine un boomerang. Si è pensato principalmente a negoziare in anticipo l'estradizione con i rappresentanti politici norvegesi senza conoscere le dinamiche interne e soprattutto senza comprendere che questo affaire costituisce motivo di forti frizioni tra governo e opposizione per cui l'esito finale non è poi così scontato come si potrebbe pensare. Si è sottostimata l'indipendenza della magistratura e degli investigatori norvegesi .
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