mercoledì 31 agosto 2016

Sniper paralleli

Nel corso dell’indagine si è registrata la convergenza investigativa con una parallela attività d’indagine condotta nel Regno Unito dal Metropolitan Police Counter Terrorism Command, nei confronti di un cittadino libico residente in Gran Bretagna risultato in contatto con i due fratelli ALARBI.
Le risultanze investigative dell’indagine italiana, acquisite in rogatoria internazionale dall’Autorità Giudiziaria inglese, hanno fornito importati elementi di riscontro al procedimento penale anglosassone, promosso dal Crown Prosecution Service per reati previsti dalle leggi in materia di terrorismo ed immigrazione clandestina, consentendo, nel giugno del 2015, l’arresto e la sua successiva condanna in Inghilterra a 6 anni di reclusione. piceno oggi   Foto Dailymail

Parallela fino ad un certo punto se prendiamo in considerazione gli estremi temporali.

Abdurraouf Eshati, che è poi il soggetto dal quale è partita l'indagine nel suo complesso, è stato arrestato a Dover il 30 Novembre 2014 mentre, nascosto in un camion guidato da un pugile inglese, era in viaggio verso la Francia assieme ad altre diciannove persone, tra cui due foreign fighters diretti in Siria.
Come riportato nella documentazione relativa al procedimento attivato presso la corte inglese, una prima analisi dei dispositivi elettronici ha messo in evidenza una fattura relativa alla compravendita di armi per un totale di 28.5 milioni di dollari e un documento che testimoniava l'utilizzo di un cargo jet per il trasporto delle armi, preso in affitto nell'Agosto del 2014 per 250000 dollari.
Il ruolo di Franco Giorgi sarebbe stato appunto quello, tra gli altri, di procurare il cargo .
La transazione non è andata in porto a causa dell'ammanco di 190000 euro che sarebbero stati trattenuti da Botros. Vicenda questa, che avrebbe determinato il soggiorno prolungato del commerciante marchigiano in Libia.
Nel cellulare del giovane imam libico inoltre, sono stati ritrovati la registrazione di colloqui con Ibrahim el Tumi, altro mediatore che aveva chiesto il suo aiuto per tradurre l'intera documentazione in arabo e in italiano, e materiale fotografico riguardante l'attività di Ansar al Sharia in Libia, gruppo vicino ai Zintan e al generale Haftar. All'interrogatorio sostenuto in tribunale il giorno successivo all'arresto, 1 Dicembre 2014, Eshati ha confessato tutto. Si è difeso spiegando che pensava di supportare una fazione di ribelli che agiva in maniera poco cruenta e il cui scopo era quello di riportare la stabilità in Libia. Alla fine di Ottobre del 2015 è stato condannato in via definitiva per un totale di circa sei anni di reclusione per possesso di informazioni utili a commettere atti di terrorismo e per aver commesso infrazioni nel mancato ottenimento del permesso di soggiorno.
Il nome di el Tumi, e quindi della rete italiana, è saltato fuori subito.
La nota stampa emessa ieri dai carabinieri e dalla procura porta a pensare che Eshati sia stato lasciato a piede libero fino a Giugno. Oppure si tratta di un refuso. Involontario ovviamente.

E' difficile stabilire cosa sia accaduto a livello di indagini e di scambi di informazioni, tra il Dicembre 2014 e il Marzo 2015, quando cioè la famiglia di Giorgi ha presentato denuncia di scomparsa facendo scattare così l'inchiesta italiana. Questo è quanto abbiamo appreso dai media.
I servizi segreti, che conoscono bene il soggetto anche se fanno spallucce ogni volta che spunta fuori in maniera eclatante il nome di Giorgi, dovrebbero conoscere a fondo i risvolti della vicenda e sapere chi altri aveva interesse affinchè il trasferimento di armi andasse a buon fine.
Si spiegherebbe così, il fatto che rimanga in Libia nonostante sia, a quanto è dato sapere, ospite di gruppi vicini al governo ufficiale. Evidentemente al generale Manenti, o alle persone di cui lui rappresenta gli interessi, per il momento fa comodo tenerlo lì. Oppure è in atto il solito giochetto delle richieste mirate.
E d'altra parte con un'accusa del genere in Italia, forse a Giorgi stesso la cosa non dispiace.
Bombe a parte, tutta vita a botte di kawa e couscous.

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