sabato 27 febbraio 2016

Stop alle sciocchezze

Il messaggio implicito è chiaro: stop alle sciocchezze e alla disinformazione, dall’ipotesi iniziale - inverosimile - di un incidente a quella di un omicidio per droga, perfino la pista sessuale ipotizzata da qualcuno, più altre varie ed eventuali. Dal Cairo, insomma, devono giungere informazioni plausibili, rigorose, accertate.
Se l’Egitto vorrà sul serio collaborare con le autorità giudiziarie italiane.Se la ferocia dei suoi aguzzini, quasi certamente egiziani, sia da imputare al legame universitario di Regeni con l’Inghilterra, e al contenuto delle sue ricerche, è ipotesi non infondata, come minimo. Ma non attiene, per ora, al lavoro della polizia giudiziaria italiana. Cimmarusti-Ludovico


Ma come non attiene ? E che stanno a fa ?

Tornano attuali le parole dell'avvocato Naso che faceva riferimento al dottor Pignatone come se fosse un procuratore rimasto, almeno nel modo di pensare e organizzare il lavoro, in quel di Reggio.
Sui giornali di questi giorni imperversa la tiritera dei torturatori di professione come se si trattasse di una pista vera e propria. Noi siamo abituati a ragionare in termini di episodi casuali (si fa per dire) con la Diaz, il professor De Tormentiis, il caso Cucchi. In Paesi come l'Egitto la tortura è pratica ordinaria. Non ci sono professionisti nè il taglio di unghie ed orecchie può essere ritenuto un messaggio se non vi sono riscontri. E dubito che un collaboratore dei servizi lasci tracce telematiche. Però pare di aver capito che il dottor Regeni fosse il tipico giovane occidentale idealista quindi forse si può scartare la pista della collaborazione consapevole.
I servizi e il governo sembrano insistere nel voler scaricare qualsiasi responsabilità nella metà campo egiziana. I nostri non sarebbero in grado di raccogliere elementi utili senza la collaborazione delle controparti egiziane. A questo punto si potrebbe inviare Coliandro.


A proposito di Cimmarusti che a suo tempo si dilettò in maniera poco professionale e molto esplicita a sconfessare il ridimensionamento giudiziario dell'operazione JWeb da parte della procura di Trento, giova ricordare che a oggi un pò tutte le polizie e le procure dei Paesi interessati, pur assicurando collaborazione, non riconoscono validi i cardini che ne regolerebbero il passaggio dalle intenzioni manifestate in rete a quelle reali.
Ieri il generale Governale illustrando l'operazione che ha portato all'arresto di Ajhan Vehapi lo ha caratterizzato come braccio destro di Bilal Bosnic. Vedremo cosa ha da dire in proposito il pubblico ministero Campara che è specializzato nelle indagini che riguardano l'imam itinerante. Però eviterei i soliti proclami altisonanti. Bosnic non ha veri e propri luogotenenti ma una rete ben estesa nella regione balcanica. Sarebbe opportuno disintegrarla una volta per tutte e non a tappe come si sta facendo. E' una rete che si riforma molto velocemente. Va smembrata in maniera chirurgica.


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