venerdì 28 ottobre 2016

Sfugge o non sfugge

Potevano essere pericolosi per l’Italia? Mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano si complimenta «per un’operazione di alto valore preventivo», sono le parole di un inquirente a focalizzare il peso specifico del caso: «Non erano armati, per quello che risulta finora, e non stavano preparando azioni in Italia. Ma di certo, almeno uno era molto più che un simpatizzante dell’Isis, cui aveva aderito e che grazie al web riusciva concretamente a foraggiare di uomini e denaro. Perciò era necessario intervenire prima che la situazione sfuggisse di mano».ilsecolo

Per la Procura di Genova era in contatto con aspiranti terroristi... «No. Non ha mai mandato nessuno giù, mi creda. Da qui non è mai passato nessuno». corriere

Quella di Tarek sarebbe la posizione più sfumata: l’algerino faceva propaganda attraverso i canali della rete ma non sarebbe stato ancora “promosso” al ruolo di reclutatore o di organizzatore della logistica per l’invio di combattenti radicalizzati in Siria. laprovincia

Secondo me al dottor Galzerano è venuta la barba lunga a forza di frequentare i Ros.

Io quello che non capisco innanzitutto, è cosa c'entri la taqiyya, che è un istituto serio e purtroppo abusato sia dai sunniti che dagli sciiti, in questa inchiesta. La dissimulazione viene usata dal lupo solitario o dalle microcellule quando c'è in programma un'azione sul campo.
Su Internet c'è poco da tagliarsi la barba o fumare. Il profilo del jihadista moderno prevede che la religiosità passi in secondo piano. I fan di Daesh da Internet dissimulano allo stesso modo di pedofili, anoressici, stalkers. Fanno di tutto per non farsi scoprire da familiari e amici.
Questo caso non sembra come quello di Anas el Abboubi che a un certo punto mise De Stavola e i magistrati di Brescia nella difficile posizione di decidere quando e se fermare l'operazione. Il ragazzo, già strano di suo, non riusciva a partire per il Belgio e continuava a girare su siti che illustravano la preparazione di materiale esplosivo. In più la dialettica violenta su Facebook aveva subito una escalation. Non si capiva cosa volesse fare. Partire, anche per la Siria, o farsi esplodere.
In quel frangente era probabile che la situazione sfuggisse di mano.
E' logico che la signora non abbia visto nessuno in giro per casa, però se uno degli incriminati veramente avesse mandato a combattere migliaia di fratelli, allora farebbe parte di una rete. Sarebbe da approfondire assieme ad Ucigos, Aise e agenzie straniere. Sarebbe saltato fuori qualcosa di più.
Facebook non ha sostituito i centri di reclutamento europei e medio-orientali.
Ne ha cambiato le dinamiche.

Pare di capire che di indagini come questa, le procure siano piene.
Impiegare uomini e mezzi in questo modo potrebbe rivelarsi poco produttivo oltre che dispendioso.
Non è che mafia, camorra e droga siano spariti dai nostri territori. E si rischia anche di lasciarsi scappare l'attentato vero che, piaccia o meno, nel giro di 6-8 mesi si verificherà. O si organizzano gruppi investigativi in procure dedicate oppure si va a parlare con i governi del Maghreb e li si costringe a riprendersi un pò di gente. Gli si danno soldi per creare opportunità di lavoro e deradicalizzare i soggetti di ritorno. Sheikh Yaqub ad esempio, sembra avere familiarità con il re del Marocco. La versione che propone dell'Islam è perfetta per risolvere il problema. Ci sono comunque diversi imam vicini ai governi. Però se nessuno si muove perchè ha bisogno del tweet o della polemica, allora è inutile stare a parlarne.

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