domenica 11 dicembre 2016

Lotti, il caporeparto e la provola

Un sedicente autorevole dell' Aisi diceva che è fatta per il caporeparto. Si sta cercando per il vicedirettore.
Il rosicone parlava di legge ad personam.
Sono andata a cercare il comma tre sul sito dell'insicurezza nazionale per vedere se magari l'avevano rinominato Valerione, VB o magari TVTB. Invece niente. Il comma tre si chiama sempre così.
Quindi dire che è ad personam è poco autorevole.
Scrivono in queste ore che Domenico detto Marco andrebbe alle interiora e il Lotti sarebbe delegato.
Chi vada agli esteri è ininfluente, viste le politiche del governo, quindi Angelino è perfetto.
Almeno la Subranni non rimane senza lavoro.

Lotti poverino, leggo che si sveglia presto il che me lo rende simpatico, venne da noi poco tempo prima del referendum. E al solito diede un pacco di milioni di quelli che noi sfigati cittadini non vedremo mai.
L'Abruzzo è il classico esempio del fallimento delle politiche di decentralizzazione di Matteo.
Luciano D'Alfonso, che venne invitato dai vertici romani a non candidarsi visto che c'era ancora in ballo una sentenza, minacciò la lista civica e la vinse. Sia la sfida con Roma che quella con le urne.
Da allora ha tenuto un atteggiamento soft. Lui può contare su una barca di voti ma il marchio piddì serve sempre. Non s'è mai preso con Matteo ma faceva buon viso a cattivo gioco per il bene dell'Abruzzo. Per la causa referendaria, checchè ne abbia detto dopo il verdetto, non s'è mai speso più di tanto. Ha fatto qualche discorsetto o intervista, ma non ha messo in moto le sue truppe.
C'era gente che passava tutti i giorni da casa mia per portare il suo santino all'epoca delle regionali e il lunedì post referendum mi ha candidamente detto che esprimere un voto non gli interessava.
Così succede quando non sei sul territorio.

Quando il sotto segretario Minniti ha citato il detto calabro sulla parola non detta, mi sono tornati in mente gli anni universitari in cui ho conosciuto tanti calabresi. Gente di buon cuore.
Al mio pensionato c'era una ragazza di Locri, figlia di dentisti, straricca.
Vestiti, gioielli, case.
Poca voglia di studiare ma tanti quattrini. Molto coccolata.
Mentre la madre era in visita, a casa rapirono il padre. Rapimento atipico che durò diversi mesi. Probabilmente era per questioni loro, più che per denaro.
Allora quando i carabinieri di Bologna vennero a darle la notizia, lei si affrettò a dire che non sapeva nulla dei beni che possedevano o di questioni finanziarie, delle quali si occupava il marito.
A tutte noi era noto il fatto che invece il vero capo in casa era lei.
Quindi aggiungerei al detto, che se proprio bisogna dire qualche parola, è meglio dirla bene e al momento opportuno.

Ma non si potrebbe chiudere al più presto questa pratica del vicedirettore che già sto in pensiero per l'antiterrorismo vacante da quasi tre mesi ? Così avrei sistemato tutti i miei pupilli Ucigos.

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