sabato 2 aprile 2016

Sta morendo, mischino

L’ultima volta che chiesi al figlio di Provenzano come stava il padre, mi rispose “Vegeta”.
Angelo ha un modo tutto suo di reagire alle avversità e di proteggersi dalla curiosità ossessiva della gente. Anche di quella che gli vuole bene. Gli avevo fatto una domanda stupida visto che tutti i giornali ne parlavano e lui mi rispose in maniera altrettanto scontata. Come a dire che visto che non era ancora crepato, era facilmente immaginabile che stesse come già si sapeva.

Sono passati diversi anni da quando è cominciata la battaglia della famiglia Provenzano e il capostipite si ostina a voler vivere. O meglio a sopravvivere.
In questi giorni è giunto l’ennesimo rifiuto da parte del Ministero della Giustizia, di volergli concedere una attenuazione della misura cautelare costituita dal 41 bis.
Non è venuta meno la capacità di Provenzano di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione criminale di appartenenze, anche in ragione della sua particolare concreta pericolosità. Così recita il provvedimento del Ministro.
Le procure di Caltanissetta e Firenze sarebbero favorevoli alla revoca mentre per il procuratore Lo Voi è ancora necessario delineare la sua figura e il suo ruolo nell’associazione mafiosa cosa nostra.
A quanto è dato capire la mafia si tiene i morti viventi adesso.
La direzione nazionale antimafia avrebbe dato parere negativo perché l’attenuazione della misura non gli recherebbe sollievo e al 41 bis riceverebbe tutte le cure necessarie.
Ricorda una chiosa di Fazzo alla condanna della sorella di Maria Giulia Sergio, che sottolineò che in carcere sarebbe stata al sicuro più che nel califfato. Luca spesso ha una memoria selettiva. Dimentica che non sempre si esce vivi dal carcere. Specie in Italia.

Osservavo il ministro Orlando l’altra sera nell’arena di Ballarò .
Paonazzo e con gli occhi verde mare fuori dalle orbite come al solito, cercava di difendersi dall’assalto del giornalismo di qualità. Quello non schierato. Giannini e Giordano. Ci metteva tanta buona volontà e sentimento che a un certo punto il direttore del Tg4 ha smesso di infierire ed intenerito gli ha teso una mano.
E il presidente del consiglio per tre giorni prima di rientrare in patria, non ha fatto altro che raccontare la storiella della telefonata della ministra Cancellieri paragonandola a quella della sua ormai ex-ministra di emiliana fattura. Fiero che si sia dimessa senza che nessuno glielo avesse chiesto. “Tu questa storia non la reggi” avrebbe tuonato al telefono il Matteo nazionale tra una esibizione canora e una corsetta al parco dopo colazione.

La verità è che questo governo ama le cose facili.
Le prese di posizione popolari. Quelle che provocano meno clamore e più retweet.
Cacciare la mite Federica è cosa assai più semplice che mettersi contro il fior fiore dell’antimafia certificata e delle destre d’assalto. Battersi contro il governo di al Sisi è molto più facile che farlo contro Obama.
E così, come avrebbe detto tal Santi Pullarà a colloquio telefonico con un “collega” :
"Se non muoiono tutti e due (Provenzano e Riina), luce non ne vede nessuno: è vero zio Mario?"
Probabilmente Provenzano deve rimanere vivo, o meglio vegeto, al 41 bis, per evitare che cosa nostra si rigeneri in maniera più forte ed aggressiva.
E' l'unica spiegazione possibile per la decisione presa dal ministro.

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