Sembrava uno spettacolo di quelli ai quali Muhammar ci aveva abituato ai bei tempi che furono.
Un gruppetto di libici reduce da un lungo soggiorno in un albergo tunisino è arrivato a Tripoli via mare .
Non su un barcone come i disperati che approdano da noi, ma su una bella fregata italiana protetta dall’esercito di sua maestà Elisabetta.
Fayez Serraj, a partire dall’aspetto o meglio dal baffo risicato, ha poco in comune con il vecchio leone libico. Anche se, le milizie che lo avversano, amano paragonarlo proprio a Ghaddafi.
Si tratta di un uomo d’affari che poco ha bazzicato la scena politica locale ed è stato scelto da un’ampia compagine di stati occidentali e non.
Quello che si chiede al nuovo capo del governo libico è di mettere le cose a posto sul campo prima di andare a sferrare un attacco decisivo contro Daesh. Attacco necessario a frenare un’avanzata scomposta ma massiccia, e per il quale i francesi si sono detti già disposti a prodigarsi con bombardamenti e uomini.
Anche gli inglesi avrebbero pronti almeno mille soldati ma preferiscono restarsene lontani da Tripoli. Sempre per quella storia dei maiali e delle salsicce raccontata dal nostro generalone del Sismi.
Il governo di Sarraj può contare su una risoluzione Onu che gli dà il controllo dei pozzi petroliferi e che gli ha permesso finora di riconquistare tre piattaforme. Il Paese è alla fame e circola poco denaro. Pare che le guardie degli impianti di Ras Lanuf, Zuetina ed Es Sider siano disposte a mettersi al servizio del governo ufficiale.
Novecento tonnellate di aiuti divisi tra cibo e medicinali, sarebbero stati promessi dal ministro Gentiloni nel corso di una telefonata con lo stesso Serraj.
L’unione europea avrebbe imposto sanzioni pesanti (divieto di espatrio e blocco dei beni) ai capi dei governi rivali non legittimati.
All’interno dei governi di Tobruk e Tripoli ci sarebbe un buon numero di esponenti pronto a supportare il nuovo regime.
E circa dieci municipalità nella parte che si estende fino ai confini tunisini , assieme a diverse milizie tra cui quella di Misurata, avrebbero garantito la propria adesione.
Agli strali di una guida religiosa tra le più radicali, che rigettava e minacciava l’autorità rappresentata dal nuovo governo, il governo di unità nazionale ha risposto pubblicando un elenco di diciassette persone , tra imam e capi di milizie, segnalate ad Interpol e Security Council per supporto al terrorismo.
Le incognite a questo punto riguardano il versante orientale libico e quel generale Haftar che pare ancora stare a guardare, e il controllo militare effettivo sul quale Serraj può contare.
Ma soprattutto gli interventi esterni. Il mufti al Ghariani ha mandato a dire che lui e i suoi uomini hanno armi sufficienti a combattere almeno per altri dieci anni.
Si riuscirà a bloccare i circuiti dei governi africani ed arabi che se da un lato fingono di approvare la mossa dell’instaurazione di un governo ufficiale, dall’altro continuano ad interferire sul terreno con armi e soldi sporchi ?
Vedremo.
Ma in fondo anche questo era un tentativo da fare.
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