sabato 2 aprile 2016

La speranza viene dal mare

Sembrava uno spettacolo di quelli ai quali Muhammar ci aveva abituato ai bei tempi che furono.
Un gruppetto di libici reduce da un lungo soggiorno in un albergo tunisino è arrivato a Tripoli via mare . Non su un barcone come i disperati che approdano da noi, ma su una bella fregata italiana protetta dall’esercito di sua maestà Elisabetta.

Fayez Serraj, a partire dall’aspetto o meglio dal baffo risicato, ha poco in comune con il vecchio leone libico. Anche se, le milizie che lo avversano, amano paragonarlo proprio a Ghaddafi.
Si tratta di un uomo d’affari che poco ha bazzicato la scena politica locale ed è stato scelto da un’ampia compagine di stati occidentali e non.
Quello che si chiede al nuovo capo del governo libico è di mettere le cose a posto sul campo prima di andare a sferrare un attacco decisivo contro Daesh. Attacco necessario a frenare un’avanzata scomposta ma massiccia, e per il quale i francesi si sono detti già disposti a prodigarsi con bombardamenti e uomini.
Anche gli inglesi avrebbero pronti almeno mille soldati ma preferiscono restarsene lontani da Tripoli. Sempre per quella storia dei maiali e delle salsicce raccontata dal nostro generalone del Sismi.

Il governo di Sarraj può contare su una risoluzione Onu che gli dà il controllo dei pozzi petroliferi e che gli ha permesso finora di riconquistare tre piattaforme. Il Paese è alla fame e circola poco denaro. Pare che le guardie degli impianti di Ras Lanuf, Zuetina ed Es Sider siano disposte a mettersi al servizio del governo ufficiale. Novecento tonnellate di aiuti divisi tra cibo e medicinali, sarebbero stati promessi dal ministro Gentiloni nel corso di una telefonata con lo stesso Serraj.
L’unione europea avrebbe imposto sanzioni pesanti (divieto di espatrio e blocco dei beni) ai capi dei governi rivali non legittimati.
All’interno dei governi di Tobruk e Tripoli ci sarebbe un buon numero di esponenti pronto a supportare il nuovo regime. E circa dieci municipalità nella parte che si estende fino ai confini tunisini , assieme a diverse milizie tra cui quella di Misurata, avrebbero garantito la propria adesione.

Agli strali di una guida religiosa tra le più radicali, che rigettava e minacciava l’autorità rappresentata dal nuovo governo, il governo di unità nazionale ha risposto pubblicando un elenco di diciassette persone , tra imam e capi di milizie, segnalate ad Interpol e Security Council per supporto al terrorismo.
Le incognite a questo punto riguardano il versante orientale libico e quel generale Haftar che pare ancora stare a guardare, e il controllo militare effettivo sul quale Serraj può contare.
Ma soprattutto gli interventi esterni. Il mufti al Ghariani ha mandato a dire che lui e i suoi uomini hanno armi sufficienti a combattere almeno per altri dieci anni.
Si riuscirà a bloccare i circuiti dei governi africani ed arabi che se da un lato fingono di approvare la mossa dell’instaurazione di un governo ufficiale, dall’altro continuano ad interferire sul terreno con armi e soldi sporchi ?
Vedremo. Ma in fondo anche questo era un tentativo da fare.

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