domenica 3 aprile 2016

Il rapper nel pagliaio

But perhaps the most important link Italy’s anti-terrorism police are attempting to make is between Lahlaoui and Anas el-Abboubi, who attended the same Islamic culture center and lived just a few miles from Lahlaoui near Brescia. Abboubi’s name features in the veritable who’s who list of 22,000 ISIS militants leaked to the SKY news in early March. Italian authorities say Abboubi, a jihadi rapper featured on an ISIS recruitment video, was radicalized as a youth and founded the Sharia4Italia recruitment website, based on similar sites around Europe. After giving an interview to MTV about music and Islam, in which he expressed his radical views, anti-terror authorities started trailing him in an operation called Screen Shot and eventually arrested him for planning an attack in Brescia in 2013. Abboubi was released while waiting trial and escaped to Syria, where he changed his name to Anas al-Italy, and continued to post on Sharia4Italia and Facebook until 2015, when his social-networking sites went silent and authorities lost his trail.If Italy’s counterterrorism police are able to connect the dots between the various names that tie the country to the terrorist attacks in Brussels and Paris, they will be relieved. 

“It’s far more worrying if these are all separate cells,” Giampiero Massolo, head of coordination for Italy’s secret service, said recently. “If they are all connected, we can work to unravel the thread. If they are separate entities, it’s like searching for a needle in a haystack.”dailybeast

Diceva il generale Governale che una delle mosse vincenti nella lotta al terrorismo di matrice fondamentalista moderno da parte dei carabinieri è il continuo scambio di informazioni tra la territoriale ed il Ros. Ogni qualvolta ci sono indagini su cittadini stranieri sospetti, questi vengono segnalati al Ros che avvia uno scrutinio a più largo raggio.
L’ondata terroristica attuale nelle sue componenti operative, è di difficile individuazione perché si muove in ambienti nuovi e ristretti. In questo senso l’analisi e la preoccupazione espressa dall’Ambasciatore Massolo possono essere ampiamente condivise.
Il tipo di monitoraggio che è proprio dell’attività di intelligence si snoda su direttrici a maglie molto larghe rispetto al campo di azione delle forze dell’ordine. Se per queste ultime è già arduo individuare delle micro cellule, a maggior ragione non è semplice per i servizi cogliere dei segnali impercettibili e farlo in tempo utile.
Però così come il modo di operare di polizia e carabinieri si è via via adeguato al nuovo scenario, alla stessa maniera un cambio di rotta deve diventare priorità dell’intelligence altrimenti anche lo scambio di informazioni può risultare inutile o tardivo.


Anas ha una forza dirompente. A volte unisce. Altre divide.
Un giorno un ragazzo della comunità marocchina pubblicò su Facebook il testo di una chat privata che aveva avuto con lui a proposito della distinzione tra terrorismo e jihad o lotta armata.
Anas sosteneva una di quelle tesi che all’epoca venivano diffuse dal predicatore australiano Musa Cerantonio. Se questo è terrorismo allora anche il profeta era un terrorista, aveva scritto.
Balle che i bamboccioni di Daesh ripetono senza nemmeno comprendere.
Una affermazione che aveva scatenato un dibattito acceso. Un altro ragazzo marocchino che poi venne espulso, si arrabbiò perché è proibito per un musulmano esporre le questioni private dei fratelli. E disse che lui preferiva parlargli in privato per convincerlo che stava sbagliando. L’interpretazione dell'hadith (detto del profeta) sul segreto è molto insidiosa perché chi non contestualizza, non distingue nemmeno tra segreto buono e segreto cattivo. Non ammette che quanto stabilito dal Corano, che cioè dobbiamo aiutarci tra noi solo a fin di bene, potrebbe venire stravolto da un segreto cattivo. E che esporre un segreto cattivo quando necessario, non contravviene ai dettami della religione islamica.
Per questo la presenza di Anas, anche dalla Siria, è così pericolosa.
Sa che siamo suoi fratelli e sorelle in Dio e che quindi non faremmo mai nulla di male per danneggiarlo purchè riteniamo che lui sia nel giusto.
Convincere qualcuno che la sua guerra è giusta, per lui è un gioco da ragazzi. Ha carisma. Forza. Tanta rabbia in corpo, come sottolineò una sua insegnante. E’ stato un errore lasciarlo partire. Immagino che il dottor Galzerano, anche se non lo dice esplicitamente nell’articolo che scrisse un paio di anni fa, ritenga in un certo modo leggera la decisione che la corte prese di scarcerarlo.
La legge era evidentemente quella all’epoca.
Forse lo si poteva anche tenere d’occhio un po’ meglio una volta scarcerato.
Se come sembra è vivo, e decide di tornare o di scatenarci contro anche a distanza, tutta quella rabbia che ha in corpo, allora sarà un problema.

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