martedì 8 maggio 2012

L'Italia della Uno Bianca di Giovanni Spinosa

“Mi e’ stato detto che eravamo in tre, io ho semplicemente detto chi eravamo .
Che devo dire che c’erano altre persone presenti, oppure che ho tirato in mezzo casualmente Occhipinti , non volendo tirare in mezzo altra gente “ Roberto Savi a confronto con Marino Occhipinti 31 Marzo 1995

PM : quest'autovettura che rubaste a Cesena, che le sembra di ricordare essere un'Argenta, non avevate paura che qualcuno la ritrovasse ? La lasciaste per quanto tempo ...
Fabio Savi : non lo ricordo . Se abbiamo cambiato le targhe ? Non lo ricordo .
PM : perche' mi fa questa domanda ? Non glielo ho detto .
Savi : No, perche' dal momento che mi dice "non avevate paura che qualcuno la ritrovasse", per non farla ritrovare, la soluzione migliore, sarebbe quella di cambiare e targhe . Fabio Savi interrogatorio 27 Dicembre 1994

Entrambi i brani sono estratti dal libro di Giovanni Spinosa, con prefazione di M. Travaglio, edizioni chiarelettere

«Sì, l'avevo già vista. Quando mi hanno preso (arrestato) sono venuti da me con l'elenco completo. Io gli ho dato uno sguardo, ho ammesso tutto e non ho neppure controllato»il Giornale Apr 2012, Roberto Savi


Si e’ spesso accusato il dott. Spinosa , titolare, tra le altre, dell' inchiesta sulla quinta mafia e del relativo processo a Marco Medda e ai fratelli Santagata,, di aver costruito un teorema tutto suo, su quanto accaduto al Pilastro, con l'intento di voler trovare verita’ pre-definite e di volersi accanire contro gli imputati .
Nulla di piu’ falso, e questo libro ne e’ la prova .

Con la lucidita’ e l'equilibrio che lo hanno sempre contraddistinto, l’autore porge con estremo rigore, fatti che furono oggetto di indagine e di processi, possibili collegamenti e valutazioni, il tutto inquadrato in un’epoca storica che ha costituito una svolta, per il nostro Paese .
La traccia seguita’ e’ semplicemente il risultato di lavoro ed acume investigativo .

Con garbo ed ironia, ma mai con rancore, si individuano le incongruenze e gli apparenti colpi di fortuna, che caratterizzarono la fase investigativa Riminese, e fecero parzialmente accantonare e bollare come fallimenti, a torto, gli sforzi dei colleghi Bolognesi .
Passando in rassegna un'enorme mole di materiale proveniente da verbali di interrogatorio, confronti, sentenze, cosa che neppure i migliori cronisti dell'epoca mai fecero, si vuole semplicemente indurre il lettore, e anche gli inquirenti, ad esaminare gli elementi a disposizione sotto una nuova luce, con diverse prospettive .

Chi si aspetta anteprime o rivelazioni eccezionali, rimarra’ deluso .
Ma non e’, e non doveva essere questo, lo scopo di un’opera tesa a smascherare le contraddizioni di un’epoca criminale che nessun processo o investigatore, finora, e’ stato in grado di cogliere e rivelare a pieno .

Ci sono indizi come la misteriosa cattura di Fabio Savi, da parte dei poliziotti Riminesi Baglioni e Costanza, rilevata anche dall'apposita commissione, il pedinamento della banda affidato a poliziotti da essi ben conosciuti, alcuni particolari essenziali ignorati dalle corti, per i quali, per loro stessa ammissione, non si seppe trovare logica collocazione (vd. la rimozione/sostituzione delle targhe dalle macchine rubate), le presunte coperture investigative menzionate da Roberto, di cui la banda avrebbe goduto, il cambiamento di obiettivi, tecniche e finalita', gli omicidi senza apparente motivazione, ebbene tutti questi elementi, non possono non portare a pensare che vi e' una corposa parte di questa storia, che deve essere ancora scritta .

Vi e' un buon numero di armi e di persone, che mancano all'appello .
Spesso i Savi, per giustificare le nette contraddizioni e contrastare le evidenze gia' acquisite, parlano di scambi di armi o tirano in ballo soggetti, come Occhipinti, Vallicelli e Gugliotta, che parteciparono solo in parte alla lunga stagione di sangue .
Ma le perizie balistiche, testimonianze inossidabili e validi riscontri, li sconfessano totalmente .
Quando commettono errori grossolani nel corso degli interrogatori, cio' accade sugli stessi punti, pur rendendo le loro dichiarazioni in sedi diverse e lontane decine di chilometri .
E' chiaro come avessero concordato le loro versioni dei fatti, gia' in tempi non sospetti .
C'e' qualcuno che i Savi stanno tentando di coprire, individui che parteciparono e personaggi che idearono e coprirono le loro azioni .

Dopo un'ampia e dettagliata analisi delle azioni criminose, il dott. Spinosa si sofferma su elementi che hanno trovato riscontro, e non possono essere di natura casuale :
la presenza di Marco Medda (luogotenente di Cutolo e testimone delle trattative per il sequestro Cirillo) al quartiere Pilastro di Bologna, luogo dell'eccidio di tre giovani carabinieri, il 4 Gennaio 1991, la conoscenza diretta di Roberto Savi su eventi criminali che coinvolgevano la mafia, e i collegamenti tra il fratello Alberto e la mafia catanese, le inquietanti sortite della Falange armata .
Cio' non puo' non spingerci a collocare le azioni della Uno Bianca, in un contesto storico piu' ampio, quello delle stragi del '93, il che darebbe volti e nomi a coloro i quali aiutarono materialmente i Savi nelle loro incursioni, e li diressero secondo trame ben precise .

Come anticipato da Travaglio nella prefazione, questo e' un libro da cui difficilmente ci si stacchera', appena iniziato .
E' un libro scomodo, cosi' come scomodo e' Giovanni Spinosa nella sua ricerca della verita', portata avanti con tenacia e rigore .
Non credo voglia essere un atto di rivalsa, anche se a volte i toni lo lasciano intuire .
Per un uomo che ha combattuto per anni la mala, ispirato da principi di moralita' e giustizia, e' un atto dovuto, a se stesso innanzitutto, e al pubblico che lo leggera' .
E' un testo utile per investigatori e magistrati, per spingerli ad andare oltre le apparenze, a rimettersi sempre in discussione, anche se questo dovesse costare loro la faccia .
Puo' e deve essere letto, da quelli come noi, che hanno vissuto in quegli anni, le contraddizioni di un'Emilia ospitale e violenta al tempo stesso , ma anche da coloro i quali non c'erano, perche' troppo giovani o geograficamente lontani .
Sara' sicuramente apprezzato anche dai lettori di Poirot e Kay Scarpetta .
Lo stile e' molto piacevole ed in linea con il racconto .
A tratti l'autore ci concede anche una incursione nel suo privato, con la descrizione delle sue abitudini mattutine, le parole affettuose dedicate al grande capitano Tricarico e alla dolce signora Stefanini .
C'e' spazio anche per amare riflessioni, sul trattamento ricevuto dai colleghi e dall'establishment, anche a causa di quella sua tenacia e convinzione per le tesi sostenute .

Io credo pero', e ben mi ricordo gli urli di Medda in aula, uno shock per me giovane studentessa di farmacia poco avvezza ancora alle disgrazie della vita, che Giovanni Spinosa debba andare fiero di quanto fatto e detto, anche se cio' gli e' stato indubbiamente causa di isolamento dorato .
Puo' andare a dormire con la coscienza tranquilla ogni notte della sua vita, con la consapevolezza, di aver dato il suo contributo, affinche' questa Italia rimanga pulita e onesta .
Non penso molti possano affermare lo stesso .


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