martedì 22 maggio 2018

Questi tra noi

«Questa operazione costituisce un altro importante tassello delle azioni di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale che si sono sviluppate in questi mesi nel nostro Paese. Quella di oggi è il risultato di un’attività investigativa a 360° che ha consentito di svelare e neutralizzare strutture potenzialmente ostili». Marco Minniti Interno 
Essenzialmente veniva impiegato per aiutare i combattenti, acquistare medicinali, abiti e componentistica per le armi come mirini ottici dei kalashnikov. In alcuni casi il denaro serviva a sostentare le famiglie dei combattenti che erano caduti in battaglia. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso alcuni uomini dell’organizzazione erano presenti direttamente in Siria per l’effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a favore di ribelli antigovernativi vicini ad ambienti terroristici. Uno dei siriani da noi individuati aveva addirittura un fratello che combatteva in territorio siriano. Generale Alessandro Barbera ilmattino

...con l'utilizzazione di un metodo terroristico che è del tutto simile a quello dello stato islamico.
L'utilizzo di attentatori suicidi, l'utilizzo di metodologie che vadano a colpire la popolazione civile.
In tutto questo viene fuori una solidarietà, un solidarismo nei confronti di questa metodologia terroristica da parte di chi è stato accolto tra noi.
Ricordiamoci che si tratta, gli odierni arrestati sono tutti quanti regolari sul nostro territorio nazionale ma impegnati in attività illecite altamente distruttive .
La facilitazione dell'immigrazione clandestina, l'intermediazione finanziaria, il contributo finanziario che si dà a questi combattenti. Ecco questi stanno tra noi e sta a noi individuare questi soggetti, di far emergere delle reti internazionali di supporto alla violenza terroristica. Claudio Galzerano Conf.Stampa Radioradicale


La sintesi del ministro Minniti è un'istantanea perfetta dei contorni svelati dall'inchiesta giudiziaria.
Avrebbero potuto diventare ostili se avessero maturato l'intenzione di compiere attentati sul nostro suolo. Questo non è un caso di integrazione apparente o mancata.
Né ha molto senso stupirsi del fatto che degli individui, facenti parte della nostra società a tutti gli effetti, abbiano scelto un modo militare (illegittimo viste le vie praticate e le norme infrante) per combattere contro un dittatore che, giova ricordarlo ogni tanto, è innanzitutto un terrorista poiché ammazza la propria gente senza motivo.
Ma è anche la causa principale del terrorismo attraverso la repressione degli sbocchi democratici e la liberazione dalle carceri di soggetti dediti a terrorismo.
Terrorismo è uccidere in maniera consapevole persone innocenti e inermi. I cosiddetti civili.
Furono proprio poliziotti e soldati a ribellarsi per primi alla dittatura ultradecennale della famiglia Al Assad. Paradossalmente oggi il Free Syrian Army che li ha accolti si è messo al servizio di Erdogan.
Nelle carceri di Assad, dove si strappano pelle ed occhi dal corpo, vi sono diversi europei ed americani. Il segretario Pompeo, che ieri dava un ultimatum all'Iran per la liberazione dei cittadini americani e dei governi alleati, ad Ali Mamlouk invece avrebbe fatto invano altri tipi di proposte.

Gli arrestati avevano preso a cuore la causa siriana allo stesso modo di tanti italiani che scelgono quella curda e vanno a combattere servendosi delle stesse tecniche di combattimento. Poi ogni tanto tornano in Italia per presentare libri e presenziare a convegni.
Le tecniche di tipo terroristico usate da ribelli e jihadisti in Siria sono inevitabili dal momento che i governi e le entità che li finanziano si rifiutano ancora di fornire copertura aerea . Cosa di cui invece può beneficiare l'esercito di Haftar, non riconosciuto dagli organismi internazionali, ma il cui capo viene ricevuto in Italia con tutti gli onori.
Solitamente i gruppi impegnati contro Assad e Daesh (sembra strano ma combattono Daesh e non per ragioni di potere, ma perchè dal punto di vista islamico i deviati e gli estremisti sono loro) scelgono obiettivi militari. In uno scenario come quello siriano oggi è difficile distinguere tra militari e civili.
La strage al matrimonio yemenita perpetrata dagli uomini del generale Votel qualche anno fa, e ripetuta di recente dai sauditi, in Siria ormai è un avvenimento normale.
Pare di capire che oltre alle cifre di denaro confluite in Turchia per comprare armi, i soggetti in questione abbiano investito in logistica, medicinali e cibo. Lo stesso tipo di do ut des solitamente praticato dal governo italiano per recuperare ostaggi.

Significativo appare dalle ultime inchieste l'apporto fornito dall'Aisi nell'individuare circuiti difficilmente ravvisabili se non con una approfondita conoscenza del fenomeno. Determinanti sono spesso anche i buoni frutti generati dall'impostazione del generale Toschi che ha creato schemi di controllo capillare sui flussi derivanti da attività che potremmo definire sentinella.

Il governo che verrà, difficilmente si occuperà di tutti gli aspetti da curare affinché determinati individui non arrivino nemmeno a pensare di andare a combattere in Siria e piuttosto s'impegnino attraverso vie lecite per supportare la causa siriana. Questo è integrazione. Questo è anche l'Islam.
La jihad al nafs prima di tutto.
Diceva il dottor Salvatori che l'integrazione non è sicurezza dal momento che i salafiti, il core business dell'antiterrorismo, sono per loro natura isolati e restii a qualsiasi tipo di operazione che li porti ad interagire con il mondo esterno.
Salafismo e wahabismo praticati in occidente sono inquinati da cultura ed ideologie nefaste che nulla hanno a che vedere con il rigore del ritorno alla pratica religiosa dei tempi del Profeta (pace e benedizioni su di lui). Su questo aspetto si può lavorare visto che i cosiddetti salafiti vivono comunque tra noi. Se però manca la volontà concreta, è inutile anche starne a parlare.


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