mercoledì 9 agosto 2017

Agende

È il momento, per l'Onu, di dimostrare il proprio ruolo strategico nello scacchiere internazionale, facendo leva sull'esperienza dell'Italia nello scenario libico, per evitare iniziative estemporanee, non coordinate. Occorre un'azione a più livelli: nella regione libica occorre facilitare il più ampio dialogo tra gli attori coinvolti intorno a una comune pacifica road map e ribadire ai Paesi confinanti, e più in generale a tutti gli Stati della regione, la necessità di sottrarsi a logiche di conflitto.
Angelino Alfano



Mentre McGurk cerca di far fruttare gli investimenti sauditi e di frenare le mire di Mohammed bin Salman che parrebbe orientato verso una guerra civile in Iraq, si torna a parlare della transizione che non c'è. Addirittura al momento sarebbe stato deciso di lasciare Assad al suo posto.
La questione siriana non ha risvolti energetici diretti.
Quindi in fondo conviene ai superpoteri non impantanarsi più di tanto.
Erdogan e l'Iran possono essere gestiti con bastone e carota come fatto finora.
Idlib rimane uno snodo importante. Potrebbe costituire merce di scambio proprio con la questione curda o bagaglio buono per le elezioni russe del prossimo anno.

Il fronte libico invece, non può essere lasciato così com'è.
E non costituisce solo interesse italiano.
Il ragionamento del ministro Alfano è molto bene articolato ma rimane al solito un'intenzione.
L'unica carta rimasta da giocare è quella di Saif al islam che può fare da mediatore politico e partner di Haftar. Merce di scambio in questo caso è l'accusa pendente al tribunale internazionale per crimini contro l'umanità. L'America di Trump, che con la Libia non vuole avere niente a che fare, potrebbe almeno esercitare pressioni per farla cadere.
Di tutti gli orrori per i quali siamo responsabili in Libia, se Saif può sistemare la baracca, questo sarebbe il meno peggio.

Nessun commento:

Posta un commento