domenica 18 settembre 2016

Vado a vivere in campagna

Viviamo in un’epoca che sembra dominata dalla comunicazione ma in realtà dalla finta comunicazione, quella digitale, olografica e non quella del ph della pelle, degli odori. 
Ennio Fantastichini WealthPlanet Magazine 2013

Se in questi giorni accendete la tivvù e pensate di aver beccato una intervista ad un carabiniere maschio o magari a un finanziere (sempre maschio, il genere è di fondamentale importanza in questo ragionamento), allora è bene che vi facciate dare una controllata alla vista.
Meglio ancora se al cervello.
Da mane a sera sulle reti nazionali e sui giornali non si trovano altro che agenti donne della polizia postale che dispensano consigli vari. Bene che vada ci troverete anche il garante o qualche esperto di internet. Per il resto solo politicanti, scrittori e tuttologi. Un’occasione tragica come quella della morte di Tiziana poteva essere trasformata in opportunità e invece il governo ha affilato le unghie mettendo in campo le sue armi migliori per fare propaganda.

Ennio Fantastichini, in una delle tante interviste concesse in questi giorni per il lancio della fiction, ad un tratto ha puntato il dito contro la giornalista e con un sorriso stampato sul suo bel faccione da istrione le ha detto : tu !!! Voleva che la cronista gli desse del tu e non del lei .
Internet è quel posto in cui ci si può nascondere ma anche esibire.
Che dà i tempi e i modi giusti a seconda delle esigenze.
Un giornalista che tempo fa in maniera molto cortese mi contattò via mail, quando in seguito facemmo una chiacchierata al telefono, mi fece notare divertito che al primo contatto gli avevo dato del lei. Una volta su Facebook un tizio per poco non mi sbranò per questa malsana mania che ho, di relazionarmi a persone che non conosco e che so essere al di sopra del mio livello, usando il lei anche sui social. Dice che su internet è una regola darsi del tu.

Non siamo tutti uguali. Ognuno ha un suo vissuto. Un suo modo di essere.
E usa internet in maniera da esprimerlo come meglio può.
Il guaio è quando tutto questo meccanismo viene stravolto.
Quando cioè il ragazzino chiede la foto di una parte intima e la ragazza gliela concede per non perderlo. Non perché provi piacere nel farlo.
Quando le barriere vengono abbassate o rimosse non per nostra volontà, ma per costrizione.
Allora saltano tutti gli schemi e si va incontro alla distruzione.
Per questo motivo la repressione non serve a nulla e poco efficace è anche l’educazione all’uso del web. Bisognerebbe rieducare le persone, giovani o anziane che siano, a rispettare le barriere altrui e fare si che le proprie siano espressione di vita sana.

Ieri sera invece, a parte la dottoressa Napoli e lo psichiatra, c’era un manipolo di gente evidentemente accorsa per promuovere giusto se stessa.
Io in campagna ci sono cresciuta. Posso assicurare che da noi funzionano radio, tivvù, internet, wifi, satelliti. Anzi. Tra l’odore dell’erba e il latrato dei cani, riusciamo ad essere anche più tecnologici della gente di città. Non c’è bisogno che Rossi Stewart porti il figlio a vivere tra le mucche per evitargli il disturbo. Può semplicemente negargli l’accesso a qualsiasi tipo di gingillo elettronico, se è questo che intendeva. Il dolore è comunque parte dell’esistenza. Si può solo cercare di ridurne l’impatto o imparare a gestirlo. E non credo nemmeno che, come asserito dallo stesso Rossi Stewart, il contatto sia da cercare sempre in un faccia a faccia. C’è gente capace di rifilare fregature proprio guardandoti negli occhi.
Credere che la comunicazione digitale sia uguale a quella reale, o che sia finta, quello è lo sbaglio.
Sono due tipi diversi, ed entrambi validi, di comunicare.
Il ph della pelle trasmette qualcosa. Una emoticon può completarla o confonderla.
Tutto sta alla sensibilità e, anche ma non solo, alla conoscenza che si ha del mezzo digitale.

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