domenica 18 settembre 2016

Solatia, ex-gratia, condolences. Il prezzo di una vita.

I can tell you that in the specific strike that resulted in the death of Dr. Weinstein and Mr. Lo Porto, there was one other al Qaeda leader who was among those that was killed. That is the -- Ahmed Faruq, the American citizen al Qaeda leader. This was a strike against an al Qaeda compound, and the result was the death of at least one al Qaeda leader. I can tell you that the assessment that we have right now does not raise questions about additional civilian loss of life. Again, the reason for that is that the standard that was in place and, to the best of our knowledge, was closely followed by our counterterrorism professionals was to adhere to this near-certainty standard. And that near-certainty standard applied to two things. The first is near certainty that this was an al Qaeda compound that was used by al Qaeda leaders; that turned out to be true. That assessment did turn out to be correct. The other near-certainty assessment was that no civilians would be harmed if this operation were carried out. Unfortunately, that was not correct, and the operation led to this tragic, unintended consequence. 
Josh Earnst Press Briefing 23 Aprile 2015

Secondo quanto riferito dal Governo americano, l’operazione antiterrorismo era stata condotta per colpire importanti esponenti di Al Qaeda individuati nell’area, tra cui, in particolare, il cittadino americano di origine pakistana Ahmed Farouq. Nel bombardamento, che ha colpito il compound in cui si nascondeva Farouq, sarebbero morti quest’ultimo, alcuni altri affiliati ad Al Qaeda e i due ostaggi. Il Governo statunitense ha confermato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse ritenere che in quel compound vi fossero i due ostaggi. 
Paolo Gentiloni Camera dei Deputati 24 Aprile 2015


Al di là dell’apparente discrepanza nei resoconti forniti dai due governi, la versione degli americani genera dubbi proprio in relazione al fatto che non si decidono a chiudere l’inchiesta e a redigere una relazione che soddisfi tutte le parti in causa.

Se i fatti fossero come li descrivono loro, se cioè gli americani fossero stati al corrente dell’alto livello dell’obiettivo ma non delle precise identità dei qaedisti, tantomeno che fosse presente esattamente Ahmed Farooq, un errore come quello di non essere a conoscenza della presenza di civili, anche noti come Lo Porto e Weinstein, è da considerare fisiologico.
In passato ne sono stati fatti parecchi simili. Il problema è sapere cosa ha generato l’errore .
Di sicuro l’assenza di informazioni . Un’errata valutazione o la mancanza di dati importanti.

L’imbarazzo di solito nasce dal fatto che vengono escluse informazioni fornite da fonti attendibili. Qui sembra di essere in presenza dello stesso errore commesso dagli uomini del generale Votel, all’epoca al comando delle special operations in Yemen, che trasformarono un matrimonio in un funerale. I militari non avrebbero tenuto in considerazione alcuni dati forniti dalla Cia, con la quale facevano a gara per mantenere il comando di questo tipo di operazioni, e ci scapparono i morti sbagliati. Votel è ancora oggi convinto di avere colpito un convoglio di terroristi al seguito di un finto matrimonio. Le immagini gli danno ragione. Fatto sta che la lista dei deceduti fornita dal ministero dell’interno yemenita non corrispondeva alle salme sul campo. Si tentò di metterci riparo dicendo che il soggetto in questione era fuggito dopo essere stato ferito, ma si trattava di un tizio lontano anni luce dall’appartenere alle due tribù massacrate.
Qualche errore ci fu, ma gli americani non vollero ammetterlo e non pagarono l’ex-gratia perché per loro quelli ammazzati rimanevano terroristi. Non si trattò di un capriccio. Votel sa perfettamente che ogni ammissione di colpevolezza, dovuta ad un errore, comporta un avanzamento di al Qaeda che si fa bella con la popolazione locale e punta il dito contro l’invasore americano. Per vincere, o almeno contenere guerre di tale complessità, c’è bisogno della collaborazione delle tribù locali.

Nella vicenda del Waziristan, o gli americani sapevano che si trattava di Farooq ma non che il suo gruppo stesse in qualche modo gestendo quegli ostaggi, oppure erano sulle tracce di qualcun altro. Tutt’altra persona. E l’errore è stato generato da un cortocircuito informativo interno. Uno di quei fallimenti per i quali alla Cia se le danno di santa ragione. Fallimenti che non possono essere ammessi tanto facilmente in maniera ufficiale soprattutto dopo che, nel 2014, è entrata in vigore la norma che regola la gestione dei pagamenti ex-gratia in zone di guerra a danno di civili caduti in operazioni di combattimento e non. La legge 8127 fa si che ci sia una struttura che regola queste dazioni e registra tutte le operazioni e gli errori commessi. Per questo motivo per lungo tempo il Pentagono si è opposto alla normalizzazione del meccanismo. Sin dalla prima guerra mondiale i pagamenti venivano effettuati alla rinfusa e spesso delegandoli ad autorità locali. Con l’inizio dei conflitti medio-orientali si è cercato di dare un significato simbolico al denaro elargito. Una volta ricevuta la richiesta scritta da parte delle famiglie delle vittime, ogni caso viene vagliato e quantificato, ma vengono anche offerti supporto psicologico ed aiuto per realizzare un migliore inserimento in società. Le cifre vanno da poche centinaia di dollari per campi di coltivazione e case distrutte, ad una media di 2500 dollari per la perdita di un familiare. In casi eccezionali si arriva anche a diecimila dollari ma la pratica deve essere approvata da un generale di divisione e i tempi si allungano. Sono cifre corrisposte anche in aree dove non si combatte. Qualche anno fa una pattuglia americana nelle acque di Dubai aprì il fuoco su una barca di pescatori indiani che aveva accelerato all’improvviso. I feriti furono risarciti con una somma adeguata.

Anche gli eserciti europei adottano pratiche simili e anzi pagano cifre superiori.
Si tratta di soluzioni che devono essere vagliate attentamente per non urtare la sensibilità delle popolazioni locali e in modo da evitare strumentalizzazioni. Secondo dati raccolti in maniera indiretta da organizzazioni che si dedicano al monitoraggio delle aree di guerra, l’esercito italiano in Afghanistan nel 2006 si fece carico delle spese del funerale di una ragazzina morta in seguito all’attraversamento di un tratto in cui c’era un convoglio in movimento e vennero date anche alcune migliaia di dollari per il sostentamento della famiglia. Nel 2008 un ragazzo ferito da un convoglio venne curato dai medici italiani, ma non fu assegnato alcun risarcimento. Nel 2009 vennero corrisposti quasi 15000 dollari alla famiglia di una ragazzina uccisa per errore.
La novità introdotta dalla somma destinata alla famiglia dei Lo Porto sta nel fatto che è stata resa pubblica e che probabilmente si tratta della cifra più alta mai pagata fino ad oggi.
Adesso sta a loro farsi carico della ricerca della verità

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