domenica 11 settembre 2016

In attesa di affidabile assicurazione

E chiudiamo il fine settimana targato Di Legami con qualche osservazione sulla famigerata circolare interna ormai resa pubblica nella sua interezza anche in rete.

Il ragionamento del direttore della polizia delle comunicazioni si snoda attorno al "fenomeno" complessivo rappresentato dai social e dal loro uso da parte degli utenti, che vede come protagonisti attivi anche i rappresentanti della polizia di stato e della polpost.
Il riferimento alla vicenda di Bologna rappresenta una minima parte del documento e assume il ruolo di case study per illustrare quelle che possono essere le implicazioni relative ai comportamenti tenuti in rete dai poliziotti, quando le loro esternazioni vengono fraintese o sono espressione di "comportamenti inopportuni". Non viene negata in alcun modo agli agenti, la possibilità di esprimersi liberamente anche in privato, ma si invita ad agire con cautela.
L'obiettivo è quello di scongiurare un danno al lavoro svolto dalla polizia postale. In maniera diretta, magari rivelando dettagli in apparenza insignificanti sul proprio operato, e in maniera indiretta, danneggiando l'immagine della polizia postale, sia verso il pubblico che a livello internazionale presso gli altri corpi con i quali essa collabora.
E' una sottolineatura importante questa, proprio alla luce di quanto accaduto con la fuoriuscita del testo di questa circolare. Se la persona che ha passato il documento al giornalista, presumibilmente un appartenente alla polizia delle comunicazioni, intendeva recare un danno personale o di immagine al dottor Di Legami o al dirigente del comparto emiliano, questi non ha valutato né il danno globale fatto alla specialità, nè l'importanza dell'atto compiuto dal direttore nel porgere riflessioni e linee guida ai propri uomini. Il che significa che della circolare c'era bisogno, ma ancor più bisogno c'è, di selezionare meglio il personale.
Nessuno fino ad oggi, a quanto è dato sapere, si era premurato di andare a fondo cercando di inquadrare il problema e risolverlo. E' importante inoltre, che siano state date indicazioni affinché venga effettuato un lavoro di monitoraggio continuo e di segnalazione non solo su se stessi ma in generale sugli appartenenti alla polizia di stato.
Devo dire con molta franchezza, che pur avendo beneficiato dell'aiuto della postale in passato, e ormai conoscendo molto del lavoro che fanno e delle difficoltà che incontrano, se dovessi denunciare qualcuno che in rete o fuori, offende la mia religione, mi rivolgerei ai carabinieri. Magari ne becco uno razzista, però statisticamente per quello che osservo in rete, troppi sono i poliziotti che si scagliano contro le minoranze etniche e religiose. Più che la paura, il loro comportamento alimenta il senso di diffidenza che va ad aggiungersi a quello generato da altre vicende oscure del passato che ha visto coinvolti alcuni esponenti della polizia di stato. In generale la circolare emanata dal dottor Di Legami viene a tutela sia del personale della polizia di stato che dei normali cittadini.

Personalmente condivido l'analisi fatta circa la reazione al tweet del dottor Ceccaroli, che è andata ben oltre la normale amplificazione che di solito internet e i social provocano.
E' accettabile che si parli di mistificazione e strumentalizzazione.
Non vedo come ci possano essere gli estremi per contestare alcunché al dottor Di Legami.
Se ci fosse stata della malafede nelle sue valutazioni, o una intenzione anche minima di mettere in cattiva luce o danneggiare la signora Cucchi, avrebbe potuto fare riferimento in maniera mirata ad episodi passati che l'hanno vista in contrapposizione verbale con la polizia di stato e con alcuni sindacati. Dal tono e dalla sostanza della circolare non appare nulla di ciò.
Il tutto viene espresso con massima correttezza.
Last but not least, non credo che le "azioni scriteriate di opinionisti" fossero riferite alla vicenda specifica. Si tratta della naturale conclusione di un ragionamento globale molto ampio ben articolato ed equilibrato.


Foto da una vita da social Facebook

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