giovedì 19 maggio 2016

Intanto a Den Haag

Mi chiedevo per quale motivo Robin Wainwright vorrebbe a tutti i costi rimanere a The Hague. E come ha fatto un uomo del profondo sud come il direttore della polizia delle comunicazioni a rimanerci dieci anni. A proposito. Si è rifatto vivo. 
Ero  preoccupata visto che se ne erano perse le tracce . Cioè non fa dichiarazioni urbi et orbi da un bel pò. Ha tenuto una lezione alla Sapienza ieri. Chissà se ha respirato mentre parlava.
Lui non si ferma mai. Non trovo tracce digitali del suo intervento. Stavolta si è salvato. Allora mi sono fatta un giro di Google e ho scoperto che The Hague in fondo è una città piccola piccola. Però è piena di istituzioni internazionali ed è terra di immigrati, quindi molti la descrivono come una Londra in miniatura. Alterna aree piene di tribunali e palazzi governativi ad ampi spazi verdi. Infatti se si va fuori verso Leiden ci si ritrova praticamente a Marsala.

Ogni tanto si incappa anche in qualche angolo di bizzarria.
Qualche mese fa è stata inaugurata una statua dedicata ad un personaggio dei fumetti creato da Marnix Rueb e che ha la caratteristica di esprimersi in dialetto.  
Il dialetto parlato a The Hague differisce dall’olandese classico per una fonetica particolare.



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A proposito di creatività, se si va in giro per Voorstrat, un quartiere con molti negozi ma anche tanti locali sfitti, oltre all’offerta si trova l’idea. Nello specifico il proprietario a modo suo suggerisce l’impiego dei locali per un internet cafe.

Come tutte le zone invase dagli inglesi è d’obbligo ritrovarsi in un cafè a mangiare la cheese cake.  A The Hague c’è addirittura un'azienda che produce solo quello. Scoprii le cheese cake da ragazza quando cominciai a viaggiare in Inghilterra. Poi me le sono ritrovate in Oman. Come ogni buon Paese inglesizzato c’è uno Starbucks o un Costa coffee ad ogni angolo della città. Uno per forza di cose si ritrova a metà giornata a godersi la poesia del mare
epperò sul tavolino è costretto a rimirarsi questo sputacchio di formaggio messo sopra a un pezzo di pan di spagna e spruzzato con un pizzico di marmellata . Un po’ come facciamo noi con i cannuoli siciliani. Uno sputacchio di ricotta avvolto in una cialda imbevuta d’olio bruciato. Invece quando sono andata a Catania ho scoperto che il cannuolo non è fatto solo di ricotta innanzitutto, ma arricchito con essenze varie e può essere di cioccolato, pistacchio, crema.
La cosa strana invece in Sicilia sono le pizze al pomodoro. Ci mettono sopra un pezzo di formaggio (o mozzarella) unico enorme che tu ti ritrovi in piedi da Savia e non sai come fare a mangiarlo perché non si spezza. Quindi o te lo ficchi in gola tutto oppure lo fai scivolare per terra.
Io alla linea non tengo molto. Nel caso non fosse chiaro.

Un'altra specialità locale è il Rookworst venduto nei supermercati Hema.
Una specie di salsiccia o wurstel. Ricorda un pò lo street food di Palermo del quale ogni tanto passano immagini su Facebook. Da sentirsi male. I siciliani fanno tanto i professorini sui diritti da negare ai figli dei mafiosi e poi si pappano 'sta roba estratta dalle viscere degli animali.
Il Rookworst in origine non era una salsiccia vera e propria. Ne aveva le sembianze ma l'idea nacque durante la seconda guerra mondiale perchè c'era carenza di cibo e allora un impasto a base di farine a forma di salsiccia serviva a sfamare.
Ma il direttore se lo mangerà lo street food quando va casa ?


In sintesi volevo semplicemente dire che capisco lo sguardo perennemente triste di Solimene.
Non deve essere facile vivere con un uomo che ha vissuto per dieci anni a Den Haag.




*Foto living in the hague




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