giovedì 19 maggio 2016

Ciave Giacì

Non c'era molto di abruzzese in lui e noi non ne siamo andati molto fieri.
Non gli abbiamo reso omaggio abbastanza.
Ma non credo che gliene importasse più di tanto.
Mio zio che ci ha studiato assieme a Roma e poi ha proseguito il suo percorso da pubblico ministero e procuratore, mi raccontava che Pannella è sempre stato un tipo eclettico.
Da mio zio ho imparato il senso dello stato. Il rispetto. Ad avere fiducia nello stato anche quando questo sembra essere apertamente contro di noi.
Da Marco Pannella ho imparato ad aiutare lo stato ad aiutarmi. A fare valere i miei diritti.
E quanto sia importante che in uno stato laico tutti ne abbiano, anche se alla fine non si può essere d'accordo con quei diritti.
Mi piaceva quest'omone che perfino la notte di capodanno non rinunciava ad un'ospitata televisiva per racimolare consensi e denaro. Poi crescendo mi sono resa conto che anche lui, anche se meno degli altri, faceva parte di quel sistema politico tutto italiano che scende a compromessi.
Va dato atto a Pannella di aver contribuito per un certo periodo al cambiamento di questo Paese.
Il suo esempio è la testimonianza del fatto che c'è sempre una speranza. Anche in Italia.

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