sabato 30 aprile 2016

Alla biennale delle nomine

Saluto il prefetto Vittorio Rizzi a capo della Direzione Centrale Anticrimine.
Delle tante cose che ho imparato osservandolo, la più importante forse, è che non bisogna mai tralasciare nulla. Persino le persone più insignificanti possono offrire uno spunto interessante. Infatti ogni tanto anche lui naviga da queste parti. Almeno in rete lo batto in quanto ad acume investigativo. La nomina al DAC è un ritorno più che meritato in quella che è la sua arena naturale.

Si è tornato a parlare in queste ore dell’allontanamento, se così lo possiamo definire, dell’Ambasciatore Massolo e della novità sulla durata degli incarichi. Due anni invece di quattro. Anche Renzi è uomo molto pratico. Per quello si è inteso bene con il prefetto Pansa.
Ha messo nero su bianco quello che ormai è un costume che risale a decenni fa.
Ogni governo mette nelle posizioni che contano, e la sicurezza è la struttura portante del Paese, uomini di propria fiducia. Un incarico a tempo è semplicemente un voler snellire questa pratica ed eliminare attriti e legami pericolosi che si formano nel lungo termine. Attualmente c’è anche l’esigenza di smaltire un nutrito gruppo di sessantenni e over, che comincia ad essere di troppo. Di qui alla fine del mandato del governo attuale ci sarà finalmente un ricambio sostanziale e maggiore dinamicità.
Difficile dire se effettivamente l’Ambasciatore Massolo sia stato visto dal Presidente del Consiglio come fumo negli occhi per le posizioni assunte a proposito di Carrai e di altre questioni che stavano a cuore allo zoccolo duro dei servizi. Ma nel suo ruolo di capo e di mediatore, evidentemente non ha potuto fare altrimenti. Anche se il prefetto Pansa può garantire a Renzi maggiore lealtà e pugno duro, da quelle parti sembrerebbe esserci una vera e propria roccaforte.
E’ importante comunque che il primo ministro prosegua spedito con il suo programma di cambiamento e non ceda di un millimetro sulla questione Carrai. Significherebbe cedere su tutta la linea. Dovrebbe piuttosto mettere in atto una strategia mediatica convincente sulla effettiva necessità per il Paese di averlo con se a Palazzo Chigi. Qualcosa insomma che vada ben oltre quello che è stato fatto dai suoi avversari. Il copia-incolla di vecchi articoli su Ledeen e il riciclo delle dichiarazioni di un direttore del Sismi che risalgono a più di trent'anni fa. Quel vecchio Sismi di cui non sentiamo affatto la mancanza.

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