giovedì 10 marzo 2016

Tra giustizia e vendetta

All’epoca in cui era direttore della polizia stradale, Vittorio Rizzi auspicava norme più severe. Mi pare che sia stato accontentato anche oltre le aspettative.
Diceva il presidente del consiglio ieri, dopo aver firmato a favor di telecamera l’ennesima legge approvata grazie ad un voto di fiducia e circondato dalla presenza significativa delle rappresentanze delle associazioni che si sono battute per averla nel corso degli anni, che essa è espressione di giustizia e non di vendetta.
Diciamolo meglio.
Questa legge fa giustizia a tutte quelle famiglie che non l’hanno avuta finora nei tribunali pur essendocene i presupposti, perché a detta degli avvocati il problema al solito è stato il malfunzionamento dell’impianto giudiziario al quale si sarebbe potuto mettere riparo.
Si tratta di una giustizia postuma. Un po’ forzata.
Alla lunga però, la legge sull’omicidio stradale rischia di diventare vendetta. E non è l’unica.
Magari è una semplice percezione, parola alla quale Rizzi ama spesso ricorrere per traghettare i cittadini sulle sponde della legalità, e magari è anche sbagliata, ma qua pare che sia sufficiente comprare un biglietto di sola andata per Istambul per trovarsi alla porta il De Stavola di turno pronto con le manette.

Diceva sempre Matteo, che questa legge servirà da deterrente ma anche per riflettere meglio sui propri comportamenti. Bugia.
Una legge così dura che colpisce indiscriminatamente anche chi non fa uso di sostanze stupefacenti o alcool, e lede il diritto alla difesa dando quasi per scontato che sia stato per forza di cose lo stato confusionale a causare la morte, fa paura e basta.
Che l’orientamento del legislatore sia stato semplicemente quello di reprimere, lo illustra benissimo il fatto che si sia preferito punire chi fugge invece che concedere uno sconto di pena a chi soccorre,come si è sperimentato con successo in America negli incidenti per overdose .

Ma è sufficiente che una legge “punisca gravemente” affinchè essa sia efficace ? Nel Paese del “fatta la legge, trovato l’inganno” sarebbe bastato elaborare una norma più circoscritta e fare scontare la pena comminata. Tanto più che dai dati resi noti dalla stampa risulta che i decessi causati da incidenti stradali siano in netto calo da diversi anni. Quindi non c’era nemmeno bisogno di legiferare in stato di emergenza. Le stesse associazioni hanno ammesso che era necessario inviare un segnale, far si che ci fosse un cambio di passo, e che pur essendo imperfetta, questa legge potrà essere migliorata in futuro. Bugia anche questa.
Lo abbiamo visto con il decreto antiterrorismo. Nel giro di sei mesi o un anno, verranno presentate le cifre e si dirà che “il sistema di prevenzione funziona” per poi lasciarlo così com’è.

Io non credo alla storia di leggi e decreti fatti apposta e solamente per ottenere consensi.
Dico solo che con questo governo spesso manca la logica, un pensiero, il dialogo.
Pare di stare in uno stato di polizia



Foto Palazzo Chigi

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