sabato 17 ottobre 2015

L'hacker bambino

Kosovo people were violated from the Republic of Serbia. A war sparked between Serbia and Kosovo in 1999. They killed about more than 20, 000 people and raped more then 30, 000 women. Kosova Hacker’s Security was created to fight the Serbian country in the Cyber World.
I started defacing and hacking in the year 2005.
We have hacked more than 20, 000 websites including government websites. We have hacked the IBM Research domain, we have hacked 90% of Serbian government websites, we took down Interpol for 2 days, and we have posted more than 7000 Israeli credit cards. we have been involved in many cyber wars .We have helped many teams in cyber wars like hackers from India ,Pakistan, Bangladesh, Algeria, and also we have created the cyber war between Kosovo and Serbia .
Hacking is part of security, if you don’t know hacking you don’t know security. So if you want to be good at Cyber Security you need to know hacking.
Ardit Ferlizi giugno 2013


A guardarlo in faccia questo ventenne kosovaro bello in carne, non sembrerebbe un criminale della peggior specie. Eppure è stato appena arrestato come recita il documento di incriminazione sottoscritto dall’agente speciale Gallagher, per aver fornito supporto materiale ad una organizzazione straniera designata come terroristica, per aver commesso un furto di identità e accesso abusivo a sistema informatico.
La conferenza stampa condita con toni trionfalistici dal procuratore Carlin ha generato qualche perplessità se non anche ilarità, tra i giornalisti di riviste specializzate in IT che poco masticano di questioni investigative e soprattutto di terrorismo internazionale.
In fondo Ardit Ferlizi ha fatto quello di cui ci parlava l’Ambasciatore Massolo a proposito di un possibile blocco delle dighe italiane ad opera di un qualsiasi individuo seduto dall’altra parte del pianeta.
Il giovane hacker dalla sua cameretta in Malesia si è introdotto nel server che raccoglieva nomi, indirizzi, numeri di carte di credito di impiegati governativi e militari e li ha girati al famoso Junaid Hussein presunto capo della islamic state hacking division. Quello che ha fatto sorridere è che ha agito come un ladro che rubando in una qualsiasi casa alla fine ha lasciato abbondanti campioni biologici in tutte le camere. Ardit non ha mai mascherato il proprio indirizzo ip. Ha usato password comunissime (khs le iniziali del suo gruppo hacker), ha aperto profili social riconducibili alla sua persona e last but not least comunicava con al Britani nemmeno attraverso messaggi crittati ma addirittura usando la piattaforma di messaggistica pubblica offerta da Twitter.

Ad un certo punto irritato dall'azione dell'amministratore del server che cercava di bloccargli l'accesso, gli ha anche lasciato dei messaggini di disappunto.
Ha fatto cioè quello che avrebbe potuto fare un ragazzino di dieci anni visto che l’hackeraggio è ad appannaggio proprio dei più giovani, muovendosi esattamente come un bambino.
La gravità dei suoi comportamenti però sta nell’aver ceduto dati sensibili a persone che proprio su Twitter avevano dichiarato la propria intenzione di usarli per attentare a delle vite umane.
Fin qui si può dare credito a John Carlin sul fatto che questa operazione prima nel suo genere, costituisce un precedente importante. Chi agisce in ambiente virtuale fornisce comunque supporto materiale per un eventuale attentato suicida.
Il che però  riporta al quesito che da settimane ormai ci si pone sulla morte di Hussain e di altri giovani inglesi ad opera di droni inglesi ed americani. Al di là del fatto che era impossibile catturarli con una normale operazione militare, che prove abbiamo sulla effettiva pericolosità che avevano per la sicurezza nazionale ? Bastano proclami di guerra lanciati attraverso justpaste e Twitter per sottrarli alla giustizia ordinaria o ci deve essere altro ?
Sembra di essere tornati ai tempi dei dossier all’uranio di Saddam. Una versione moderna in ambiente virtuale.

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