martedì 3 marzo 2015

2005-2015 Non è stato il fato. Quanta fretta.

Ma torniamo alla domanda che sinora non ha ancora avuto risposta: perché quella sera Calipari aveva fretta di rientrare in Italia?. 
La risposta l’ho trovata quando sono rientrato in patria: il giorno dopo la liberazione della Sgrena, il 5 Marzo 2005, era stato precettato un volo CAI per trasportare la giornalista de Il Manifesto a Venezia per farla partecipare alla giornata conclusiva del Congresso di Rifondazione Comunista. Ma non è solo questo il motivo. 

In quei giorni era in corso anche il Festival di Sanremo e, in quella sede, un'ampia platea di teleutenti avrebbe lodato l'operato di un governo che aveva appena liberato una sua connazionale. Ed anche la serata conclusiva di Sanremo era il 5 marzo. Se allora è questo, come credo fermamente, il motivo della fretta di Nicola Calipari di tornare all'aeroporto per ripartire speditamente da Baghdad, ci sono altre due domande: 
chi ha impartito l’ordine di rientrare e, soprattutto, chi avrebbe tratto beneficio da questa iniziativa? Su chi abbia dato l’ordine non esistono dubbi perché nel SISMI c’è una scala gerarchica molto chiara. Anche se, bisogna dirlo, Calipari colloquiava direttamente anche con i vertici politici, da cui prendeva indicazioni su come comportarsi, ordini chiaramente condivisi lungo la linea gerarchica. 

Ma è il secondo aspetto quello più importante: chi avrebbe tratto giovamento da questa circostanza? Il Nicola Calipari? No, non credo. Una volta rientrato in Italia sarebbe ritornato nell’ombra. I meriti dell’operazione gli sarebbero stati attribuiti comunque e a prescindere. Il governo Berlusconi? Non avrebbe avuto alcun vantaggio politico dal guadagnarsi le simpatie di Rifondazione Comunista. Avrebbe invece avuto una ben più ampia ricaduta d'immagine sul governo l’uditorio di Sanremo. 

Allora chi? Chi avrebbe tratto un vantaggio da tutto questo? Chi, al di fuori del SISMI, ha impartito l’ordine di rientro veloce? Non voglio dirlo. Ma la risposta è nelle note per atti protocollate che sono conservate al SISMI, a meno che qualcuno nel frattempo non le abbia fatte distruggere.
diario di una spia a baghdad

Il vantaggio di essere operativi in teatri internazionali sta nel fatto che si acquisiscono conoscenze e sensibilità tali da poter distinguere tra religione e cultura nelle loro varie sfaccettature riuscendo poi a comprendere quale sia la genesi reale di certi fenomeni criminali che ci hanno accompagnato fino ad oggi.
E soprattutto si è capaci di riconoscere i mistificatori.
Poi magari si cade nel tranello della leggenda del cane che varia a seconda del Paese dove si va mentre l'esegesi a riguardo è molto più complessa, però l'agente segreto è un osservatore privilegiato.
Il namous angelo detentore dei segreti buoni che ama esplorare e sa discernere.

Invisible dog è un sito che solitamente raccoglie tra le altre cose, testimonianze e notizie di un certo tenore riguardanti i vecchi sismi e sisde .
Simpatica è una biografia poco ortodossa dell'attuale direttore dell'Aise.
In un Paese in cui la verità è una chimera e non c'è una tradizione letteraria specifica su determinate tematiche, è bene seguire un pò tutto.

Questo ulteriore resoconto di prima mano sugli avvenimenti di Baghdad rafforza il quadro di conoscenze messo assieme nel tempo e conferma i dubbi sulle versioni ufficiali.
Pone anche quesiti importanti.
E può essere un punto di vista stimolante per chi ha poca familiarità con gli intrecci tra geopolitica e sicurezza ma soprattutto fornisce uno spaccato su atmosfere e personaggi arabi che sono poi quelli che caratterizzano gli eventi.
La ricostruzione fatta da chi c'era, rafforza l'idea che nessuno ormai ha interesse più a che la verità venga fuori.
E' ironico che per casi come questo si invochi la ragione di stato e si celebri un eroe mentre per il sequestro Abu Omar si parli di agenti dei servizi che avrebbero agito da delinquenti e di diritti umani violati.
Come se di certe cose ce ne importasse veramente a meno che non tornino buone per dare addosso a Putin.
Si è trattato per entrambe le vicende di sacrifici necessari alla sopravvivenza di una nazione come la nostra, priva di autorevolezza in un contesto internazionale.

E così.
Domani ci saranno celebrazioni, inaugurazioni, ricordi.
Discorsi, commozione.
Verrà raccontato ai ragazzi soprattutto in quel di Calabria quanto sia importante prendere ad esempio un uomo dello spessore di Nicola Calipari.
E niente più.
Avanti tutta fino al prossimo morto da sfruttare per farci sentire nazione.

Ma davvero si entrava al sismi su presentazione di don Verzè?
Mah.
Io posso vantare uno scambio epistolare via mail con sheikh al Arifi che non è proprio il massimo come biglietto di presentazione.
Però magari visti i tempi e il cambio di denominazione mi prendono.


Si muore perché ognuno di noi, senza saperlo, va incontro al proprio destino.

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