lunedì 23 febbraio 2015

Distinguere chi prega da chi spara .

O non abbiamo capito nulla noi o si è trattato di un grosso errore.

Per la questura di Varese, al contrario, si tratterebbe di un individuo “potenzialmente plagiabile da soggetti intenzionati ad arrecare pericolo allo Stato Italiano”.

 “Il punto - spiega - è che si rischia di dare una risposta di tipo esclusivamente securitario a un problema che è molto più complesso.
L’Isis richiama questi ragazzi a un mito delle origini che in Italia rischia di non trovare un vero punto di rottura, viste le evidenti carenze della legge sulla cittadinanza e delle nostre politiche di integrazione.
In altre parole, finché non offriamo loro una vera alternativa, l’estremismo avrà gioco facile nel cercare la frattura tra la società europea e fasce di popolazione più o meno ampie, alle quali non è stata offerta una vera opportunità di integrarsi”.
redattoresociale

Bisogna distinguere chi prega da chi spara ed è quello che stiamo facendo. 
Angelino Alfano


Impazzano le polemiche in Inghilterra per l'ennesima partenza verso la Siria di tre adolescenti di buona famiglia appartenenti alle seconde generazioni.
Sotto accusa sono i social media ma soprattutto l'antiterrorismo che li deve monitorare.
Le ragazze erano molto attive su Twitter e avevano svariati contatti tra i combattenti in medio oriente.
Ci si chiede come mai non fossero nella lente dell'intelligence che tiene sotto controllo i profili chiave.

Nel nostro caso ci sono due questioni da affrontare :
la sicurezza e il contesto sociale di riferimento.
E ancora : il terrorismo reale e quello virtuale.

Le vicende e i personaggi più controversi nonchè difficili da individuare sono su internet.
L'istigatore o il predicatore o anche un potenziale terrorista che si serve della rete ha una perfetta conoscenza delle leggi e sa come muoversi.
Il terrorista che usa la parola, in rete e fuori, è esattamente come il pedofilo :
una cellula dormiente che al momento in cui viene scoperta genera il dubbio in chi pensava di conoscerlo.
Per inquadrare un potenziale pericolo un agente in rete deve avere un'ottima conoscenza della religione, delle ideologie, delle tipologie dei soggetti (convertiti, seconde generazioni, simpatizzanti delle cause) che pongono potenziali rischi, del linguaggio di internet, dell'evoluzione del jihadismo.
Ma soprattutto devono avere un'ottima conoscenza del genere umano .
Devono essere in grado di cogliere le sfumature.
Al di là delle operazioni mediatiche sui giornali della polizia e ai convegni dove vanno i direttori dei servizi, abbiamo degli agenti con un profilo del genere ?
Perchè se a questo discorso uniamo quello delle norme troppo rigide o poco chiare, allora sorge il dubbio sui tanti casi di espulsione o incriminazione dei quali leggiamo spesso ultimamente sui giornali.

A volte è difficile non confondere chi prega con chi spara o sparerebbe.
Le seconde generazioni e i convertiti o gli immigrati sono persone nelle quali convivono due mondi o due anime come disse il funzionario dell'Fbi di Anwar al Awalaki.
Ognuno di noi cerca di far convivere quelle due anime al meglio e a seconda dell'aiuto o meno che ci viene dalla famiglia e dagli amici.
A volte ci si riesce e a volte no.
E' una lotta quotidiana che esprimiamo ognuno a modo nostro.
Il poliziotto o l'agente segreto deve essere in grado di comprendere all'istante se le nostre espressioni sono semplici sfoghi, rischi imminenti o potenziali pericoli.
Un compito del genere per un agente preparato è molto più semplice che individuare un terrorista nel mondo reale.
Almeno per chi vive in rete è un gioco da ragazzi.
Rimane il quesito : sono in grado i nostri di svolgere un incarico del genere a 360 gradi ?

Declich ha evidenziato la questione più importante dalla quale dipende la soluzione del problema ma soprattutto lo sviluppo della nostra società.
Ai giovani figli di immigrati e ai convertiti bisogna dare una alternativa valida alla guerra in Siria.
Bisogna fornire una ragione che non li faccia sentire fuori posto e che gli faccia comprendere che anche se come Musulmani le vicende medio-orientali rimangono centrali nella loro vita, loro sono sempre cittadini o residenti italiani .
Devono quindi aderire a norme e stile di vita che sono perfettamente compatibili con l'Islam.
Il governo non può limitarsi ad imporre la condanna del terrorismo o ad invitare a denunciare ma deve dare loro buone ragioni per sentirsi italiani.
Il tango si balla in due.
Il ministro potrebbe cominciare evitando di parlare di "terrorismo islamico".
Sarebbe un buon inizio e prova di buona volontà.

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