giovedì 4 aprile 2013
Mondi paralleli
Una delle prime cose che andiamo a insegnare nelle scuole, è questa legge molto semplice: in Rete è per sempre.
Pensano che comportamenti simili non siano reato perché si è in Rete, un mondo a parte.
Geo Ceccaroli
Se si effettua una ricerca sul cyber bullismo attraverso siti internet Americani ed Inglesi, è raro incontrare interviste a poliziotti, così come è raro che questi partecipino ad intervalli frequenti, come accade in Italia, ad incontri e conferenze con i ragazzi .
Ciò accade non solo perché la cultura cibernetica si trova ad uno stato più avanzato e i fenomeni che la caratterizzano, sia in positivo che in negativo, sono stati ormai esaminati e sviscerati in tutti i loro aspetti, ma perché essendo l’adolescente, il protagonista principale dello scenario virtuale, è stato ormai individuato il cuore del problema, che è nella sua formazione .
A differenza di quanto dissi riguardo allo stalking, essenzialmente una problematica che riguarda gli adulti, e cioè che la funzione di surroga sociale ricoperta dalla polizia, è ancora strettamente necessaria, ritengo che nel caso dei ragazzi, questa debba via via scemare .
La polizia è il tramite tra la norma e il cittadino .
Il suo referente non dev’essere l’adolescente, ma il genitore e l’insegnante .
Una volta educati sulla legislazione, al genitore rimane il compito di insegnare ai figli a vivere rispettando se stessi e gli altri, e all’insegnante quello di far capire agli studenti che sono dei cittadini, con diritti e doveri .
A entrambi le categorie spetta il ruolo di rendere più agevole la navigazione dei ragazzi .
Sono loro cioè che devono insegnare la “netiquette” e i principi base di prevenzione, così come i meccanismi di difesa da mettere in atto, quando si subisce un attacco .
Dalla versione cartacea , non è chiaro se, il consiglio per i genitori, di non far stare i figli troppo tempo al computer, venga dalla polizia, dagli psicologi o dall'autore del reportage .
Ovviamente non bisogna porre i ragazzi a rischio dipendenza, ma non si deve nemmeno indurli ad abbandonare internet .
In un Paese come il nostro, in cui l’alfabetizzazione digitale è molto bassa, bisogna invece , come suggeriscono alcune ricerche, imporre ai genitori di passare più tempo su internet per imparare e trasmettere ai propri figli, piuttosto che semplicemente agire da censori, la cultura telematica .
Il dott. Ceccaroli, che parla da poliziotto esperto e da padre, afferma che i ragazzi non si rendono conto della differenza tra reale e virtuale .
Per quel poco che riesco ad osservare le giovani generazioni in tutte le loro manifestazioni, online ed offline, il mio dubbio è :
non è che forse gli adolescenti non hanno proprio idea dei principi morali e civili, in base ai quali, una persona deve modellare la propria vita, per vivere bene con se stessa ed in società, quindi non percepiscono certi comportamenti, come lesivi della sfera individuale e di quella della comunità a cui appartengono, sia che essi si trovino in strada o davanti ad un computer ?
Io dubito che i ragazzi non conoscano i rischi .
Credo invece che decidano di correrli .
Siamo tutti d'accordo sul fatto che Internet crea poco e amplifica molto, però accorcia anche i tempi di interazione .
La ragazzina che scambia foto osè, mostrerebbe le proprie parti intime senza problemi anche in un contesto reale.
Il ragazzo che poi la ricatta su internet, lo farebbe comunque a scuola, se avesse scattato delle foto con una macchinetta .
Il problema di base (il ragionamento farà sorridere, ma non può prescindere dalle mie convinzioni religiose) è che forse i ragazzi non sanno, o rigettano l’idea, che il sesso non va praticato a quell’età e senza essere sposati .
Allo stesso modo, non sono convinti del fatto, che i soldi vanno guadagnati onestamente e non tramite estorsione, e che comunque il loro atteggiamento non deve provocare disagio nell’altro .
In fin dei conti, la polizia arriva, o dà consigli, quando il danno è fatto, o dando per scontato che sarà fatto . A questo servono le leggi dello Stato e le sanzioni .
Il problema va però risolto alla radice .
E’ per quello che la partita va giocata principalmente, dai genitori e dagli insegnanti .
La scare tactic a cui la polizia delle comunicazioni sembra far ricorso, somiglia un po’ a quella dell’impaired vision usata dalla stradale per rendere coscienti i guidatori dei rischi legati all’assunzione di alcohol, quando si guida .
Può dare risultati a breve termine, nelle settimane che seguono all’incontro con i ragazzi .
Gli effetti a lungo termine dipendono dalle fondamenta .
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