Anna Maria Stefanini era, tra i parenti delle vittime dell'eccidio del Pilastro, la piu' presente in aula, nel corso delle udienze del primo procedimento giudiziario, quello conosciuto come processo alla quinta mafia, che vedeva alla sbarra i cosidetti pilastrini e Marco Medda, noto luogotenente di Raffaele Cutolo, oramai deceduto .
Le udienze si svolgevano a cadenza regolare ed erano molto ravvicinate tra loro, e Bologna non è proprio dietro l'angolo per chi abita a Roma .
Perciò credo che per gli altri famigliari, gravati dal dolore, fosse poco pratico venire ad assistere .
Anna è una donna provvista di incredibile forza d'animo, ma soprattutto di grande dignità .
Appena varcava la soglia dell'aula e prendeva posto accanto agli avvocati, un profondo silenzio scendeva su tutti noi che assistevamo al dibattimento .
Persino gli imputati che erano soliti lamentarsi a gran voce per il disagio causato loro dalla detenzione o per un presunto clima di persecuzione, a cui erano sottoposti dal magistrato inquirente, non osavano proferire parola .
La sua figura, la quieta sofferenza che la accompagnava, quel coraggio che la contraddistingueva, imponevano rispetto .
Qualche volta avrei voluto avvicinarla, ma poi ho sempre desistito.
Non c'era nulla di appropriato che avrei potuto dirle .
Mi limitavo ad osservare il suo silenzio .
Io penso che ad oggi, Anna, come me e qualcun altro, creda ancora in quel processo, e sappia perfettamente che il bagaglio di certezze che per qualche motivo ci fu consegnato in seguito, non possa prescinderne, e che non sarà mai completo senza tenerne conto .
Il ricordo, se non è sorretto dalla verità, è svuotato del suo significato .
Mi auguro che un giorno, al di là delle celebrazioni di rito, un uomo di Stato abbia il coraggio, di scoprire e rendere pubblico quel pezzo di verità che manca : complici, mandanti, motivazioni .
Solo così i morti potranno finalmente riposare in pace e i vivi, sopravvivere al dolore .

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