Dopo aver goliardicamente bacchettato il dott. Apruzzese (deve essere il suo periodo fortunato), pratica a cui nessun big chap della polizia Italiana puo’ sottrarsi su questo blog, passo ad illustrare le ragioni del mio scetticismo circa l’introduzione di una normativa specifica.
Se parliamo di furto di identita’ digitale, allora dobbiamo definire cio’ che si intende, sia per furto, che per identita’ .
La serie di lettere e numeri associata alla carta di identita’ o al passaporto, e’ unico e inviolabile, sia esso trafugato da una borsa o via internet .
Lo stesso si puo’ dire per il numero della carta di credito o i codici d’accesso al portale bancario online .
Sono cose personali custodite in uno spazio privato, sia esso tangibile o virtuale .
Quindi si puo’ configurare il reato di furto o anche di truffa, che si realizza attraverso meccanismi associativi gia' conosciuti, e volti alla finalita’ di terrorismo, mafia o riciclaggio .
C’e’ un ampio spazio di manovra per le forze dell’ordine, su cui operare, anche qualora il campo di azione sia virtuale .
Se pero’ estendiamo, cosi’ come fa il ladro, i nostri orizzonti sul modus operandi, quindi su come rubare i dati che interessano, allora si e’ costretti a sorvolare la sottile linea della privacy e a definire meglio il concetto di identita’ digitale .
Giorni fa, uno dei miei contatti su Facebook, lamentava di aver perso alcune centinaia di Cityville cash e ipotizzava che qualcuno si fosse introdotto nel suo profilo, sottraendoglieli .
Per chi non ha familiarita’ con i giochetti Zynga, il cash altro non e’, che del credito supplementare, difficile da reperire in elevate quantita', semplicemente giocando, ma acquistabile con denaro, e quindi usando carta di credito .
Probabilmente qualcuno si e’ introdotto nell’account, rubando la password e ha fatto sparire il cash virtuale .
Quindi alla fine, ha in pratica rubato denaro reale .
In questo caso, credo sia piu’ corretto parlare di clonazione di identita’ .
Diciamo anche, che molti di noi prendono a bordo contatti sconosciuti, proprio perche’ utili come vicini di fattoria o cucina.
Lo so che non si fa ed e’ a nostro rischio e pericolo .
Ma se voi ci mettete a disposizione un poliziotto h24, disposto a condividere i nostri interessi su Facebook , questo ci salverebbe .
Al dottor Apruzzese potrebbe piacere Hidden Chronicles magari .
Non so se quello che e’ accaduto al mio contatto sia denunciabile, ma una legge che in un futuro prossimo voglia coprire una tale malefatta, deve blindare l’identita’ su Facebook, quindi autenticarla e schedarla .
Perche’ senza una soluzione del genere, non solo non saremmo in grado di stabilire l’identita’, ma neppure di configurare il reato .
Se io adopero un profilo aperto su Facebook, e quindi espongo almeno ai miei contatti e ai subscribers, numero di telefono ed indirizzo email, cosi’ come la foto del viso, e cio’ dicasi anche per myspace, livejournal, twitter, blogger e quant’altro, ho di fatto consegnato nelle mani del ladro i miei averi .
Dov’e’ il furto ?
L’indirizzo email non e’ il bene finale e redditizio trafugato, ma il mezzo per arrivarci .
A questo punto pero’, la normativa deve per forza legare il mio vero nome ad un account per ogni social network, il che impedirebbe di usare un semplice nick o un nome fittizio, o di registrare piu’ identita’ o usare piu’ indirizzi email .
La cosa sia per Google che per Facebook e’ di per se gia’ una regola, che pero’ allo stato attuale si puo’ aggirare .
La scelta di essere anonimi su internet non e’ legata ad intenti criminosi, non sempre per lo meno .
Essa e’ semplicemente una necessita’, una protezione , specialmente per chi e' solo o vecchio abbastanza, da non poter piu' ricorrere all'aiuto dei genitori .
La polizia postale, a differenza di quella “reale”, non puo' intervenire subito, sul momento .
Non e’ che quando mi si insulta o minaccia sul web, o si lancia un attacco dDos contro il mio sito, posso chiamare una pattuglia che accorra, cosi come faccio quando mi trovo per strada .
Sono sicura che interverrebbero se potessero, ma per stabilire su cosa e con che modalita’, quello richiede tempo .
Allo stato attuale, credo che la polizia postale sia una polizia di contenimento, in termini sia di prevenzione che di intervento .
Quando saremo alla pari di Paesi come gli Stati Uniti, quindi tecnologicamente avanzati in maniera tale, che le nostre attivita' si sposteranno prevalentemente sul web, e il tutto verra regolato da leggi nazionali e federali, allora la polizia delle comunicazioni avra' un maggior raggio d'azione ed un ruolo proprio, meglio delineato .
Al momento, un’identita’ fittizia su internet, e’ una sorta di scudo, di personal cop .
Con una legge ad hoc sull’identita’ digitale, non potremmo piu’ permettercela .
E verremmo comunque tutti schedati, ammesso che non sia gia’ stato fatto, come si rumoreggiava tempo fa sulla stampa .
Le truffe telematiche vengono messe in atto in due momenti diversi : quando si sottrae il codice che consente l’accesso ai dati e quando si utilizzano questi dati .
Per contrastarle, si possono rafforzare i sistemi di sicurezza che proteggono l’accesso ai dati e fare in modo che le organizzazioni, sia pubbliche che private, che gestiscono dati e codici, ne razionalizzino l’uso : meno sono a disposizione, minore e’ la possibilita’ che questi siano trafugati .
E invece di realizzare una normativa specifica, si puo’ irrobustire quella sui reati a cui il furto di identita’ digitale e’ strettamente collegato, che sono ben configurati .
Anche una campagna di sensibilizzazione che corregga l'attitudine alla leggerezza da parte dell'utente, di cui il dott. Apruzzese parlava, sarebbe un tampone efficace .
Io comprendo la frustrazione della polizia delle comunicazioni, pero’ come ricordo sempre, questa e’ l’Italia e non l’America .
Ogni volta che si incrementano le misure repressive, vengono ristrette le liberta’ individuali .
Io rivendico l’esercizio della privacy e il diritto alla poliedricita’ virtuale, con rischi annessi .
Bazzico la rete da una quindicina d’anni ormai, e conosco il marcio che c’e’ dentro .
Una legge in piu’ non ci salvera’ .
Credo piu’ nell’educazione e nella prevenzione .
Immagino che queste amenita’ possano interessare relativamente un tutore della legge, ma noi surfisti andiamo in rete per cercare quello che non abbiamo in terra, e quasi mai lo troviamo .
Ma va bene cosi’ .
E' la ricerca continua, che ci tiene vivi .

Nessun commento:
Posta un commento