sabato 24 dicembre 2011

Tuffi nel passato 2

Il Lunedi’ mattina mi recai in banca con la denuncia .
Anche li’ l’impiegato fece un sorrisetto e mi rassicuro’ sul fatto che qualora gli assegni fossero stati emessi durante il fine settimana, non sarei stata ritenuta responsabile .
Ancora con il dente avvelenato, chiesi se era vera la storia della procedura , che quella denuncia cosi’ generica, la banca non l’avrebbe accettata .
Con mia grande soddisfazione, mi rispose che sarebbe andata bene anche cosi’ .
Stanca ma felice, me ne tornai a casa .

Mentre aprivo la porta, il telefono squillo’ e appena risposi, sentii una voce molto forte e decisa che gridava il mio nome : “Marialuisa”
“Si” replicai un po’ stranita .
“Marialuisa De Cesare ?”
“Si …”
“Lo sa chi sono io ? ”
A quel punto ero terrorizzata e pensai che fosse il ladro .
“No” risposi con un filo di voce .
“Sono un poliziotto, chiamo dalla Questura”
“Ah” dissi un po’ agitata ma piu’ tranquilla, “che coincidenza, ci sono passata stamattina, mi stava di strada”
“Ah bene, conosce la Questura ?”
E chi non conosce la Questura a Bologna, pensai, “beh certo”
“E allora venga a trovarmi . Mi dispiace farla tornare qui di nuovo, ma devo parlarle ”
“Per cosa ?” di nuovo con il filo di voce
“ Come per cosa, lei non e’ Marialuisa De Cesare ?”
“Certo”
“E allora venga, ho qui il suo portafoglio, venga che glielo rendo”

Tranquillizzata ma un po’ scioccata dai metodi poco ortodossi del poliziotto, corsi in questura e mi catapultai nel suo ufficio .
Era uno degli ultimi a sinistra, appena entrati .
Lui in quel momento era fuori, ma due colleghi che lavoravano con lui , mi dissero di aspettare .
Venne immediatamente .
Aveva i capelli bianchi, un gran sorriso, l'accento meridionale e la voce scoppiettante come l’avevo sentita al telefono .
Mi dice che quella mattina a fine turno, una volante, aveva trovato il mio portafoglio per terra, nei pressi di via Santo Stefano, e l’avevano recuperato .
Mi mostra i documenti e il libretto, chiedendomi se manca qualcosa, e poi il portafoglio a parte .
Dico che c’e’ tutto e scanso da parte il portafoglio e i portadocumenti .
Gli dico di metterli da parte, o di buttarli, che non li voglio .
Sapendo che studiavo farmacia, con un sorriso mi dice che si vede che faccio una facolta’ scientifica, che probabilmente non voglio roba sporca .
E io gli rispondo che non e’ per quello .
E’ solo che il pensiero che roba mia sia stata in mano a un estraneo, un ladro, non mi piace proprio .
Dal mio racconto, il poliziotto intuisce che c’e’ qualcosa che ancora mi inquieta, e da bravo sbirro mi da’ il la, e io parto con la storia del commissariato e del perche’ sono finita dai Carabinieri .
Siccome non mi faccio pregare, quando si devono dire sciocchezze, gli faccio capire che i poliziotti, non e’ che mi stiano tanto simpatici e che preferisco i Carabinieri .
Sempre sorridendo e per nulla adirato, lui mi dice che non ha nulla contro i Carabinieri, che anzi ha un fratello nell’Arma, e dopo tanti anni credo fosse una storia buttata la’ per farmi felice, e per farmi capire che non c’e’ rivalita’ .
A questo punto c’e' da fare il verbale .
Lui prende la macchina da scrivere e inizia, ma si vede lontano un miglio che non lo faceva da tanto, pero’ forse quello era un altro messaggio per spiegarmi quello che effettivamente un poliziotto vale da un punto di vista umano e che noi non capiamo .
I due poliziotti piu’ giovani lo guardano divertiti, e dopo poche righe lui si arrende, inventando qualche impegno fuori e lasciando il compito alla poliziotta con la scrivania di fronte .
Di ritorno e terminate le formalita’, mi sta quasi per salutare, ma mi sento cosi’ colpevole dinanzi alla sua gentilezza e bonta’ d’animo, che gli chiedo di farmi parlare con il poliziotto che era di pattuglia quella mattina e che mi ha trovato il portafoglio .
Con un’espressione un po’ sorpresa ma felice mi fa “lo vuole salutare ? ma certo, la accompagno io alle volanti , vicino all’ingresso”

E cosi’ andammo nel famigerato comparto volanti, quello che alcuni anni dopo, si scopri’ essere stato il reparto di Roberto Savi, e li’ non trovammo l’agente che ormai era andato a casa .
Il poliziotto chiede a uno delle volanti se era ancora in giro perche’ lo volevo ringraziare .
Un collega, giovane e alto come una torre, gli risponde “ chi, l’incombente ?”
Con espressione accigliata, e forse preoccupato che lo spilungone potesse mandare in malora tutta l’opera di pacificazione per promuovere l’immagine della polizia, fatta su di me, il poliziotto quasi urlando replica “l’incombente come tu la chiami, e' qui, la signorina voleva ringraziare il collega” .
Tra l’imbarazzato e il divertito, il poliziotto piu’ giovane dice che dara’ il messaggio non appena lo vedra’ al turno successivo .
E cosi’ saluto e parto per nuove avventure

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