sabato 24 novembre 2018

Panico stellato

"Dopo sedici anni di 'latitanza' quando siamo tornati a Corleone con la mia famiglia - dice in una intervista esclusiva rilasciata all'Adnkronos - volevo vivere una vita normale. Ma non è stato possibile, perché la stampa mi ha reso 'anormale'. In ogni mio movimento. Io voglio solo essere lasciato in pace, non chiedo altro. Volevo insomma la normalità e non ce l'ho neppure dopo la morte di mio padre".adnkronos

Non mi ricordavo di avere Salvatore tra i contatti Facebook.
Risale all'epoca in cui seguivo la vicenda di Provenzano ed ebbi anche occasione di entrare in contatto con Angelo che è una persona intelligente e ha saputo ben sfruttare l'alone di anormalità che gli è stato cucito addosso. Ha pagato caro la sua ostinazione.
Non ha ceduto al ricatto dello stato che gli chiedeva di far pentire il padre per avere accesso a quelli che erano suoi diritti. Probabilmente pensava di risolvere il problema esponendosi pubblicamente e di poter ritornare nell'ombra una volta spenti i riflettori. In Italia il circo dell'antimafia non finisce mai purtroppo.
A Di Maio è stato evidentemente riservato un trappolone. Non risulta che Salvatore Provenzano abbia legami con la mafia. Ma ha un cognome imbarazzante per chi pensa di rappresentare la politica del cambiamento. La reazione quasi isterica del ministro è stata l'ennesima dimostrazione che il cambiamento di cui i grillini vogliono farsi messaggeri è per il momento puramente formale. Ha perso un occasione per tentare un nuovo approccio in Sicilia attraverso l'interazione con le famiglie dei mafiosi che sono la prova che si può restare lontano dalla mafia. Il loro intervento può essere più incisivo di quello dei parenti delle vittime.
Ma non ha avuto il tempo di comprendere la questione.

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