mercoledì 12 settembre 2018

From Hakan Fidan with love

Il messaggio principale veicolato dall'arresto di Yousuf Nazik è che la Turchia non ha intenzione di abbandonare Idlib e il Nord.
Così facendo ribadisce la sua proposta, di ripulire l'area dai gruppi estremisti, lavorando al fianco di Hayat Tahrir e Liberation Front.
All'epoca della strage di Reyhanlı si era puntato il dito anche contro Nusra che l'avrebbe realizzata per costringere la Turchia all'azione.
L'operazione del Mit arriva in epoca diversa e, attraverso le parole di Nazik, conferma quella che invece era l'impressione generale circa le responsabilità degli apparati d'intelligence di Assad.
L'operazione conclusa oggi non vuole solo dare prova del fatto che la Turchia è di casa del Nord della Siria, e che (sempre secondo la confessione-appello di Nazik) Assad dovrà rispondere nelle sedi opportune dei suoi crimini. Ma che essendo perfettamente capace di muoversi nel cuore del regime, la Turchia potrebbe anche decidere di chiudere la partita con il presidente in maniera più netta.
L'avere esposto inoltre davanti agli occhi del mondo, e con prove concrete che verrano vagliate dagli organi giudiziari turchi, le nefandezze commesse da Assad, è un monito per Putin la cui credibilità viene minata da un'alleanza con un criminale.
La confessione fatta leggere a Nazik appare più solida delle fake news, circolate in questi giorni sui profili istituzionali russi, circa un imminente attacco chimico che i ribelli sarebbero pronti a mettere in atto.

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