lunedì 14 maggio 2018

Follow the money and the Ambassador

A un uomo che ha subìto il peggiore dei tradimenti, essere lasciato a marcire in prigione dal suo comandante dopo che era stato fatto prigioniero, non si può mandare l'Ambasciatore fighetto a dirgli che, dopo avere ottenuto il controllo su una parte importante del proprio Paese, deve farsi da parte o almeno rassegnarsi a un processo di stabilizzazione senza capo né coda deciso da un manipolo di fighetti che, non solo non appartiene a quel Paese, ma non ha nemmeno idea di che cosa significhi vivere una vita tra la guerra e le ferite che questa lascia.
Il tentativo di convincerlo, o isolarlo promettendo quattrini e investimenti all'amministrazione di Benghazi, pare appunto un tentativo. La mancanza di volontà di capire e di aiutare.
La Libia non è pronta per le elezioni. Non per elezioni pilotate e da più parti.
E' comunque almeno un tentativo in attesa che qualcosa si muova.
Allahu A'lam.

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