I have a very high regard for John Bolton and his intelligence and his vision but I have to tell you that I do not believe that regime change in Tehran is the objective that we should be seeking.
We might conceivably achieve regime change at some stage in the near future but I cannot with any confidence say that would be a change for the better because it seems equally plausible to me to imagine that Qasem Soleimani of the IRGC could put himself in a very good position to take over from Ayatollah Khamenei for instance.
15 May 2018
L'intervento dell'Ambasciatore Bolton in favore del regime change in Iran, sul quale è stata chiesta l'opinione in sede parlamentare al ministro degli esteri britannico quest'oggi, risale all'estate dello scorso anno. Si tratta dello stesso periodo nel quale il generale Soleimani, intervenendo ad una cerimonia religiosa, espresse un duro richiamo all'establishment clericale iraniano esortandolo ad andare oltre l'hijab (velo), ovvero la pratica religiosa, quando c'è da rispondere ai bisogni del popolo.
Da allora l'Ambasciatore Bolton non si è pronunciato ufficialmente, ma presumibilmente la sua nomina a consigliere per la sicurezza nazionale è dipesa da certe sue posizioni.
La risposta del ministro Johnson, buon conoscitore della galassia iraniana e spesso in viaggio tra Teheran e Muscat per cercare di riportare a casa i concittadini vittime del sistema giudiziario iraniano, conferma il dato emerso dal sondaggio condotto da Iranpoll all'indomani delle proteste, secondo il quale il popolo iraniano non è soddisfatto della gestione della situazione economica da parte del governo ma non rinuncerebbe mai alla presenza militare in Siria e all'enorme investimento fatto in tal senso a beneficio di Irgc e Quds Force. Giudica inefficiente la presidenza Rouhani anche alla luce delle minacce americane.
In un contesto del genere il dibattito sviluppatosi sulla stampa iraniana nelle ultime settimane a proposito della necessità di affidarsi ad un governo di tipo militare, non solo in grado di difendere la popolazione dall'espansionismo americano ma anche di comprenderne e soddisfarne i bisogni materiali, può essere il preludio ad un passaggio che avverrebbe in maniera molto naturale.
Nazionalismo e pragmatismo sono stati l'arma vincente di Sairoon in Iraq.
Qassem Soleimani è molto più di un eroe nazionale.
Incarna l'Iran in tutte le sue sfaccettature.
L'uscita americana dall'accordo e le risposte militari da parte israeliana hanno incrementato il gradimento del comandante presso la popolazione.
Se l'Ambasciatore Bolton tentasse di forzare la situazione, il risultato sarebbe disastroso.
Su questa questione i governi europei, che ormai molti diplomatici americani considerano ex-alleati, dovrebbero riflettere per agire in anticipo e cercare di evitare una debacle come quella dell'accordo sul nucleare.
Just in
MAY 15, 2018
Washington – Today, the U.S. Department of the Treasury’s Office of Foreign Assets Control (OFAC) imposed sanctions on the Governor and a senior official of the Central Bank of Iran, an Iraq-based bank and its chairman, and a key Hizballah official, all of whom have moved millions of dollars on behalf of the Islamic Revolutionary Guard Corps-Qods Force (IRGC-QF) to Hizballah.
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Today’s action cuts off Iran’s use of a critical banking network and follows last Thursday’s disruption of an IRGC-QF-associated currency exchange network procuring millions of dollars through the UAE. Both actions seek to stifle Iran’s ability to abuse the U.S. and regional financial systems. These actions continue the aggressive campaign against the IRGC and its proxies that the Treasury Department has led under this Administration. These actions build upon President Trump’s May 8 decision to cease the United States’ participation in the Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) and begin reimposing U.S. sanctions that had been lifted under the JCPOA, including against the Central Bank of Iran.
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