lunedì 9 aprile 2018

La debacle di Putin

The problem of the ignorant regime is not with HTS rather it is with the Sunnis and Putin does not need any excuse to bomb the Muslims. But the parrots do not understand. The matter is bigger than their vision, is it is a global war against the Muslims.
Here is Douma, no one is there except Jaysh Al-Islam, with their flirting statements towards the west stating that they will fight against terrorism and they did what they did with the Mujahideen. However this did not stop the bombardments on Douma and Jaysh Al-Islam did not reach what they wanted. Maybe some will take a lesson from this. The destruction and displacement is happening under the watching eye of the united criminal nations who do not unite except against the Muslims. However there are still some who will curse Al-Joulani or HTS if the regime bombs a certain city. And this reminds us of the liberal gulf states who seek to normalize relationships with the Jews, so you will find them cursing Hamas and the Muslim Brotherhood if the Jews bomb Ghaza. And this is the situation of some who use rationality and politics and wisdom as a disguise. So they soften their speech with the disbelievers and they are hesitant against the ones who participate in the displacement and killing of the Sunnis in Shaam, while you will find them to be hyena's against the Mujahideen.
Shaykh Abu Mariya Al Qahtani


Se Jaysh al Islam, poco conosciuto in Occidente ma tra i gruppi più efferati in circolazione, oggi è ritenuto interlocutore valido più di Hayat Tahrir che negli ultimi mesi ha condotto varie trattative con gli uomini del GRU, è perchè la situazione è ormai al limite.
Dall'incontro tra Putin, Rouhani ed Erdogan è emerso che rimarrà una situazione di guerriglia permanente finchè non ci si mette d'accordo sulla soluzione politica.
E il dittatore, che non vuole una presidenza a tempo come auspicato dalla Russia nè rimanere a lungo ma commissariato come nei desideri dei sunniti del Golfo, nel frattempo lavora alla sua soluzione.
Dopo aver compreso che gli americani andranno via, ha strappato dalle mani russe i comandanti di JAI e a forza di ricatti, lanciando l'attacco chimico, li ha costretti alla resa.
Assad rimane fortemente legato agli iraniani ma sa di potersela giocare con i russi.
In attesa di un accordo che lo marginalizzi o che qualcuno lo metta da parte (se con Ali Mamlouk si può parlare di foreign fighters lo si può fare anche di altre questioni) ai ribelli non rimane che combattere cercando un sostenitore straniero influente.
La Turchia nelle ultime settimane ha trasformato gruppetti come Ahrar al Sham, Zenki e Free Syrian Army in piccoli eserciti. Non solo li ha riforniti di armi e dispositivi elettronici ma li fa seguire costantemente da addestratori.
Dopo il distacco da Al Qaeda e il ridimensionamento del Qatar sulla scena, Al Joulani ha perso mezzi e uomini ma anche il senso della dimensione internazionale. Ha bisogno di un alleato potente che lo sostenga a tutto campo e al quale lui possa dare una contropartita accettabile dal punto di vista shariatico. Deve avviare una collaborazione che non conceda compromessi, ma più concreta di quelle sporadiche del passato. E' una questione di sopravvivenza per lui e di speranza per la gente della Siria.
Israele è il partner ideale . Nelle aree d'interesse addestra e rifornisce gruppi di ribelli e in più sostiene la popolazione. Se il conflitto permane, può essere interessato ad ampliare il proprio raggio d'azione.
Abu Mariya sa benissimo che in passato Israele è venuto in soccorso di Nusra svariate volte. Adesso si tratta di fare fronte comune per obiettivi ragionevoli.

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