Se all'indomani della riconciliazione tra Misrata e Zintan, aveva fatto in un certo senso sorridere il commento entusiastico sui social dell'Ambasciata italiana, timori ha suscitato invece la benedizione del dottor Ali As-Sallabi.
Uno straordinario autore di biografie delle personalità della storia islamica. Molti suoi libri sono stati tradotti in Inglese. La particolarità dei suoi testi sta nella ricostruzione del contesto in cui riesce a racchiudere tutti gli aspetti significativi che hanno determinato gli eventi. Dall'esegesi coranica alla tradizione profetica fino all'uso del linguaggio.
Sallabi è uno studioso con una visione molto raffinata e lungimirante della realtà passata e presente. E come tale si è comportato sin dall'epoca in cui Gaddafi era al potere.
La vittoria di Khaled Al Meshri, visto il contesto in cui è maturata, non è significativa come potrebbe sembrare. Deve comunque suonare un campanello d'allarme.
Dopo diverso tempo passato sotto traccia all'indomani della designazione terroristica da parte del Gulf quartet, il dottor Sallabi è tornato alla ribalta con una sequenza retorica alla quale è solito ricorrere nei momenti cruciali. Il richiamo alla riconciliazione e al dialogo, l'appello per un referendum pre-elettorale, la sharia inclusa in un modello democratico.
Le sue mosse sono sempre concordate con Shaykh al Qaradawi (Allah lo protegga e lo guidi) e l'Emiro del Qatar.
In un momento in cui si discute molto di un'alternativa al generale Haftar, in evidente difficoltà da qualche tempo a questa parte e poco adatto secondo molti a guidare un esercito di portata nazionale, accanto ai soliti nomi dei capi delle milizie che sembrano avere un buon controllo del territorio (anche loro molto legati al madkhalismo), potrebbe spuntare quello di Abdelhakim Belhadj. Anche lui si è unito, evidentemente interpretandolo come un semplice tentativo di raggrupparsi e di certo non con mire su Tripoli, al coro di apprezzamenti per la riconciliazione tra Zintan e Misrata.
Il modello sostenuto da Sallabi altro non è che una struttura altamente autoritaria come quella sulla quale poggia Erdogan. Anche a volere considerare Al Meshri un moderato, o una speranza per dare una scossa all'incertezza politica attuale e al caos, bisogna tenere presente ciò che la sua figura racchiude.
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