Il ragazzo, accusato di terrorismo, siederà tra i banchi di scuola come ha fatto finora (con ottimi voti), nessuno a scuola è al corrente della sua identità e del fatto che da tempo gestiva chat e canali Telegram per istigare alla Jihad e fornire istruzioni pratiche per portare a termine attentati.
triesteprima
Quando non si conosce a fondo un argomento o una situazione, è sempre bene rimanere in silenzio per non confondere e non confondersi.
Si tratta di una regola trasmessa dal nostro amato Profeta (pace e benedizioni su di lui) a coloro che credono in Allah l'Onnipotente e nel giorno del giudizio.
Un consiglio di buon senso che tutti possono seguire.
L'impegno delle forze dell'ordine nel contrasto al terrorismo costa fatica ed è lodevole.
E' comprensibile anche l'entusiasmo all'indomani di una operazione che ha salvato un ragazzo troppo giovane per diventare carnefice.
Però è poco corretto dire che adesso bisogna togliergli la jihad dalla testa.
La jihad è un dovere religioso a proposito del quale solo chi ha autorità ed autorevolezza può pronunciarsi.
A quel ragazzino va spiegato che quella non era jihad e che la forma di jihad che adesso deve praticare è quella spirituale che lo aiuterà a comprendere l'errore compiuto e ad essere grato ad Allah il Misericordioso per averlo salvato. E che la jihad militare va intrapresa quando necessaria e solo sotto la guida di una autorità riconosciuta.
Nessuno, specie un estraneo alla nostra religione, può permettersi di cambiare l'Islam.
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