La questione non è tanto quella di affrontare a viso aperto o meno gli hezbollah. E' in gioco la fragile stabilità della regione.
Senza tenere conto del resoconto romanzato della nottata fornito dal giornale degli Hezbollah, a quanto pare siamo di fronte all'ennesimo buco nell'acqua della politica estera saudita. Sembra credibile comunque, che gli unici prestatisi a fare da mediatori finora siano stati Egitto e Francia. I grandi della terra per il momento stanno a guardare.
Ovviamente il presidente al Sisi non poteva schierarsi apertamente con i sauditi ma il tenore dell'intervista lascia intuire come l'idea del bombardamento del Libano, addirittura dato come imminente nella serata di ieri, pare improbabile.
Se i sauditi hanno un piano, anche di natura politica, questo non trova riscontri positivi tra gli alleati. A conferma di ciò, ci sono la visita di Saad al Hariri ad Abu Dhabi stamane, che sarebbe parte di un giro di consultazioni, e le dichiarazioni ottimistiche di Siniora.
A questo punto a Mohammed bin Salman non rimane che piazzare di nuovo Hariri come primo ministro obbligandolo ad una linea più dura o pretendere da Aoun un capo di governo più aggressivo e un orientamento meno conciliante. Per Hariri andrebbe bene comunque correre alle elezioni del prossimo anno legge permettendo. Con una legge elettorale siffatta, il caos è assicurato.

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