Si possono toccare con mano la concretezza e la modernità di Mohammed bin Salman quando parla della poligamia. Non rigetta la validità del principio islamico, ma è conscio del fatto che i dettami coranici e profetici in materia, al giorno d'oggi sono difficili da implementare. Per questo motivo ha deciso di non andare oltre il primo matrimonio.
Per interpretare i passaggi messi in atto dal giovane principe, che sono perfettamente in linea con l’orientamento da lui espresso in varie occasioni pubbliche, e anche l’accelerazione impressa negli ultimi mesi piuttosto che nelle ultime notti, bisogna conoscere e sapere comprendere l’Arabia Saudita e il mondo arabo del Golfo nel suo complesso.
Nelle terre d’Islam può capitare di entrare in case stupende, ripiene di manufatti d’oro e attrezzate con le ultime novità tecnologiche, e imbattersi in una madre disperata per la fuga della figlia. Figlia alla quale è stato negato il diritto di scegliere chi sposare, minacciandola anche di morte, per il solo fatto che il giovane in questione non proviene da una tribù gradita. Quindi l’unica alternativa a disposizione è quella di rifugiarsi da amici in Marocco o Egitto.
I Paesi del Golfo da tempo hanno aperto le porte agli investitori stranieri.
Aprire un’azienda però, può essere un calvario. Solo per procurare i visti alla manodopera straniera, bisogna pagare il poliziotto all’aeroporto, quello all’ufficio immigrazione e i funzionari di vari ministeri. La scelta del partner locale può risultare tanto strategica quanto insidiosa.
Tutte cose che accadono anche in Occidente. Scenari ancora molto attuali nell’Italia del Sud.
Ma quando è un intero sistema a essere inquinato da quel tipo di cultura e di pratiche, allora la macchina s’ingolfa e, a dispetto delle apparenze, non produce più.
Ovviamente non è tutto così. Le donne ormai nel Golfo occupano posti di potere sia nel pubblico sia nel privato e anche in misura maggiore che in Occidente.
I giovani completano gli studi universitari all’estero. Gli scambi culturali sono all’ordine del giorno. Però quando tornano e si trovano ad avere a che fare con quel sistema antico e senza sbocchi, perdono la speranza e si adeguano.
Al di là di tutte le nefandezze di cui lo stanno accusando ingiustamente molte testate occidentali nelle ultime ore, quello che bisogna comprendere è che Mohammed bin Salman si sta muovendo contro questi ed altri meccanismi perversi che inquinano il sistema saudita e anche quello arabo-islamico in generale. Ha capito che non può procedere a rilento come hanno fatto il padre e gli altri regnanti.
La rimozione del ministro dell’economia e di altri personaggi, non è stata messa in atto per zittire una voce contraria all’operazione Aramco, ma perché il giovane principe è ben consapevole del fatto che anche un solo elemento in contrasto con un piano strategico per il Paese, può determinare anni di pausa. E non ha pescato nel mucchio. Tra gli arrestati ci sono figure di alto rango che hanno trafugato letteralmente milioni ai sovrani che avevano accordato loro la propria fiducia. E tutti sapevano.
Chi non ha familiarità con certi ambienti nel Golfo, stenta a credere che quanto si racconta di ciò che accade nei palazzi del potere sia vero. La corruzione e il malaffare sono il vero tallone d'Achille di questi Paesi. Mohammed bin Salman sa che deve intervenire presto e bene.
A differenza degli altri rampolli del Golfo, bin Salman non ha studiato all’estero.
Ciò non gli ha precluso contatti con il mondo esterno.
Lo ha anzi facilitato nel comprendere l'importanza di mettere l'Arabia Saudita sulle mappe oltre il petrolio. I giovani lo amano perché sanno che la sua voglia di modernizzazione non è in contrasto con le tradizioni. Quando parla di distruggere l’estremismo religioso, è ben consapevole del fatto che non può ottenere un risultato del genere con le bombe e in poco tempo. Ma che un accorto uso del linguaggio può facilitarlo nel compito. MbS è un profondo conoscitore della società in cui è cresciuto. Sa quali ingranaggi toccare per cambiarla in meglio.
Il suo limite sembra essere quello di voler applicare gli stessi principi alle questioni estere.
Per questo motivo bisogna confrontarsi con lui e fargli capire che nell'era attuale i conflitti non giovano agli equilibri mondiali e medio-orientali. Bisogna sottrarlo ad influenze negative come quelle esercitate dai leader di Emirati Arabi e Stati Uniti e portarlo sul terreno del dialogo.

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