Semplicemente il comando generale lo ha convocato affidandogli un delicato incarico. In altra sede. Che deve essere ancora ufficializzato e per questo anche sul punto le bocche restano cucite. Il diretto interessato, contattato dal Tirreno si limita a una battuta: «È stata una decisione improvvisa e sono partito dall’oggi al domani». Sull’indagine invece nessun commento: «Non ho nulla da dire».iltirreno
Ma che vuoi dire.
Se fossimo in America il comandante generale e il comandante della legione Toscana sarebbero stati convocati in seduta pubblica dal comitato parlamentare di controllo per spiegare questa ed altre vicende. In seguito sarebbe stata valutata l'opportunità di sostituire entrambi.
Da noi invece si assegnano i premi. Gli incarichi delicati.
Qualcuno doveva almeno sapere se non addirittura coprire.
Un comandante provinciale non può non sapere.
Piano giudiziario ed etico sono diversi.
In casi come quello della Lunigiana il reperimento di prove e la definizione del reato sono estremamente complessi.
Rimane la dimensione morale della faccenda.
Difficile credere nella totale estraneità.
Siamo stati sei mesi a discutere di un carabiniere esaltato che si crede un pò Raoul Bova e un pò Che Guevara, mentre tutto ciò passa quasi sotto silenzio. Nessun ministro a fare la voce grossa.
I carabinieri per primi dovrebbero ribellarsi a questo scempio.
A differenza degli abitanti della Lunigiana, il cittadino con un minimo di educazione e coscienza civile, d'ora in poi ha il dovere morale di dubitare. Non si può più dare fiducia al carabiniere di zona per il solo fatto di indossare una divisa. Sono troppi i casi di infedeli in giro per l'Italia.
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