domenica 25 giugno 2017

Is this blues that I'm singing again

Rex W. Tillerson 
Secretary of State 
Washington, DC 
June 25, 2017 

Qatar has begun its careful review and consideration of a series of requests presented by Bahrain, Egypt, Saudi Arabia and UAE. While some of the elements will be very difficult for Qatar to meet, there are significant areas which provide a basis for ongoing dialogue leading to resolution. A productive next step would be for each of the countries to sit together and continue this conversation. We believe our allies and partners are stronger when they are working together towards one goal which we all agree is stopping terrorism and countering extremism. Each country involved has something to contribute to that effort. A lowering of rhetoric would also help ease the tension. The United States will continue to stay in close contact with all parties and will continue to support the mediation efforts of the Emir of Kuwait.

Il messaggio è chiaro.
Anche se gli Stati Uniti continuano a tenersi fuori dal perimetro delle trattative, un inasprimento delle tensioni finirà con il costringerli ad una scelta di campo decisa.
Sauditi ed emiratini hanno ormai perso credibilità nell'arena politica medio-orientale ed internazionale. E soprattutto nei confronti dei loro popoli e della comunità islamica globale. La minaccia del ministro Gargash di estromettere il Qatar dal Consiglio del Golfo è sembrata più che altro sintomo di disperazione e consapevolezza di essere andati troppo oltre.
D'altro canto il Qatar può scendere a patti su alcune questioni tenendo duro su altre, come quella di al jazeera che lo ricordiamo, fece una (non) copertura vergognosa della primavera del Bahrain proprio perchè il Qatar cedette alle pressioni saudite. E proprio in Bahrain naufragò il sogno di prince Al Waleed di costruire un'alternativa alla tivvù del Qatar. La sua emittente fu cacciata mentre seguiva le vicende di alcuni dissidenti.
Si può discutere sulle interferenze interne, sui gruppi di opposizione sostenuti e sui dissidenti/terroristi da restituire ai richiedenti. Anche un ridimensionamento delle relazioni con l'Iran è materia da approfondire.
A questo punto però, lo stesso devono fare gli alleati. Invece di tirare fuori nastri registrati da distribuire ai giornali, il Qatar deve portare sul tavolo le proprie rimostranze. Ogni stato del Golfo ha un suo Hamad bin Khalifa al Attiya che cerca di mettere a soqquadro l'orticello del vicino.
I sauditi non possono negare il sostegno fornito a Jaysh al Islam (che non a caso partì all'attacco di Hayaat Tahrir poche settimane prima dell'inizio ufficiale della guerra contro il Qatar) nè possono affermare che si tratti di una formazione moderata rispetto ad Ahrar al Sham e allo stesso HTS. Quindi bisognerebbe, di concerto con il dipartimento di stato, ridefinire la lista dei gruppi terroristici. Bisogna altresì mettere sul tavolo le rispettive relazioni con Israele. I sauditi hanno molto da raccontare in proposito.
Insomma il Qatar deve sfruttare l'occasione per dimostrare di volersi rimettere in riga costringendo gli alleati a fare lo stesso. E per il futuro deve muoversi con maggiore cautela.

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