domenica 11 giugno 2017

I dolori del giovane Frank tra governo e Costituzione

Perché quella norma, si dice, sarebbe un tentativo fraudolento di sterilizzare l'azione della magistratura. Una grave interferenza nel segreto delle sue indagini. Come se il sottoscritto e i vertici delle forze dell'ordine non avessero giurato fedeltà alla Costituzione, ma alla maggioranza di governo del momento". repubblica

Quello che mi lascia perplessa del prefetto Gabrielli, è questo suo eterno essere insoddisfatto.
Un uomo di valore che si è conquistato la poltrona di capo della polizia con tenacia, visto che non era nella dinastia dei degennariani, quelli per intenderci che si sono passati lo scettro per decenni senza troppe interferenze, e che lo ha fatto in un periodo molto affollato per le nomine, dovrebbe essere ormai tranquillo e soddisfatto sul trono nonostante le polemiche che in maniera fisiologica investono chi ricopre il suo ruolo. E invece è sempre là a battibeccare. A replicare come se fosse l'ultimo arrivato.

In uno stato abbastanza democratico come l'Italia, che è in lotta perpetua con la corruzione ma senza temerla visto che possiede gli strumenti adatti a contrastarla, più che parlare di capo della polizia asservito al governo è accettabile definirlo organico alle sue posizioni. Che non significa ritenerlo corrotto o complice. E nemmeno compiacente. Ma almeno specchio di quel governo.
E' inutile girarci attorno. Negli apparati di sicurezza si arriva alle posizioni di vertice perchè si è stati capaci di toccare le corde giuste dell'interlocutore politico che conta e lo si continua a fare una volta arrivati sul gradino più alto. In questo senso il prefetto Gabrielli, allo stesso modo dei suoi predecessori, è un capo di polizia perfetto per questo ministro dell'interno e questo governo.
Chi non ricorda il digiuno con tanto di tenda sotto al Viminale del capo del Sap ?
Non una parola. Non una visita da parte del ministro e del capo della polizia.
Un ministro dell'interno con una quota di voti risicata ma fondamentale per la sopravvivenza del governo, e in conflitto continuo con la destra, non poteva arrendersi a quello che era quasi un ricatto.
Oggi il ministro dell'interno è in una posizione diversa e quindi tocca vederselo ai congressi del Coisp con tanto di capo di polizia al seguito. Passaggi rituali, ma enfatizzati in maniera diversa dal solito.

Il punto sul quale il prefetto Gabrielli delude, è il silenzio sul tweet sui musulmani o anche sulle presunte torture denunciate da Amnesty. Se la cava con la novità della commissione interna. Per questo motivo, nell'ambito della polemica con il fatto quotidiano, il suo pensiero sa più di giustificazione che di presa di posizione indipendente.
Con un governo poco trasparente ed incisivo, anche il capo della polizia viene percepito come tale e quindi al servizio del governo. Per il resto non credo che nessuno possa mai addebitargli colpe di grave entità.
Fatto è, che se in un Paese allo sbando nemmeno il capo della polizia ha il coraggio di fare le barricate per il principio in generale e non solo per i suoi uomini, allora il normale cittadino si sente sconfitto in partenza.

Nessun commento:

Posta un commento