domenica 11 giugno 2017

Al Waleed suona la sveglia

Nasser bin Hamad al-Khalifa, a former Qatari ambassador to the US, counters: “Why should Qatar criminalise members of the Muslim Brotherhood, which boasts tens of millions of supporters in the Arab world,” he said. 

“This is crazy.” In public, Qataris are putting on a display of unity, covering their cars with pictures of Sheikh Tamim and downplaying the spat. But behind closed doors, others wonder whether their leader can survive the onslaught. 
 “The new US administration sees a new power emerging in Saudi Arabia [Mohammed bin Salman], who has asked to go and finish off [the kingdom’s] enemies,” says the Qatari businessman. “Trump said OK, go deal with it.” FT

وأعرب معالي الشيخ صباح الخالد في ختام تصريحه عن تطلعه بأن يتحقق للمساعي الخيرة لصاحب السمو أمير البلاد حفظه الله ورعاه الوصول إلى توافق لتهدئة الموقف ومعالجة جذرية لأسباب الخلاف والتوتر في العلاقات الأخوية مؤكدا استعداد الأشقاء في قطر لتفهم حقيقة هواجس ومشاغل أشقائهم والتجاوب مع المساعي السامية تعزيزاً للأمن والاستقرار المنشودين لدول المجلس. حتمية حل هذا الخلاف في الإطار الخليجي وفي نطاق البيت الخليجي الواحد وبالحوار بين الاشقاء ، معرباً عن تقدير دولة الكويت البالغ لكافة الدول التي أجمعت على دعم جهود دولة الكويت في هذا السياق مؤكداً بأن دولة الكويت لن تتخلى عن مساعيها وستواصل جهودها الخيّرة في سبيل رأب الصدع وإيجاد حل يحقق المعالجة الجذرية لأسباب الخلاف والتوتر في العلاقات الأخوية. وأعرب معالي الشيخ صباح الخالد في ختام تصريحه عن تطلعه بأن يتحقق للمساعي الخيرة لصاحب السمو أمير البلاد حفظه الله ورعاه الوصول إلى توافق لتهدئة الموقف ومعالجة جذرية لأسباب الخلاف والتوتر في العلاقات الأخوية مؤكدا استعداد الأشقاء في قطر لتفهم حقيقة هواجس ومشاغل أشقائهم والتجاوب مع المساعي السامية تعزيزاً للأمن والاستقرار المنشودين لدول المجلس
Mofa Kuwait

I popoli del Golfo tra alti e bassi stanno da sempre dalla parte dei loro governanti.
Sono consapevoli del fatto che le politiche del governo hanno come obiettivo il loro bene. Per questo motivo realtà relativamente nuove nel Golfo, quali attivisti e organizzazioni per i diritti civili spesso appoggiate e incoraggiate in vari modi dal dipartimento di stato americano, sono viste come fumo negli occhi. Una fonte di potenziale instabilità.
In Qatar la gente attualmente è con Tamim. Ovviamente si rende conto che questa aggressione è da temere in quanto risponde alle esigenze di vari giocatori in campo. Da ciò deriva l'incertezza sul futuro della nazione. Quello che forse stenta a capire, è che in fondo Sheikh Tamim pur appoggiando formazioni politiche che storicamente incontrano il favore della propria gente, alla fine ha esercitato male il suo soft power visto che dall'Egitto alla Siria i gruppi sostenuti dal Qatar sono finora usciti perdenti.

A proposito di favore popolare, in molti qualche giorno fa sono quasi caduti dalla sedia ascoltando Sua Altezza Al Waleed bin Talal che dagli schermi della sua Rotana tuonava contro la messa al bando di al Jazeera sottolineando come, stando a ricerche e studi di mercato, si tratti di una televisione seguita proprio dalle masse. Al contrario Al Arabiya è parte di un network elitario preso in considerazione prevalentemente da governi e lobby politiche. E infatti gli altri media a livello globale di cui sauditi ed emiratini si sono serviti, dal Washingtonpost al Monitor e Telegraph, seguono la stessa traccia, a conferma che il muro eretto contro il Qatar è essenzialmente un gioco di e per potere.
Andando a tirare le somme della strategia saudita messa in atto negli ultimi mesi, essa pare raccogliere poco. Il conflitto in Yemen è lontano da una risoluzione e addirittura, dopo aver penato tanto con il suo governo per ottenere il permesso di guidare la coalizione anti-Isis, il generale Raheef sarebbe intenzionato a lasciare. In Siria e Libia le cose non vanno meglio e il grande alleato Putin non deve aver promesso molto, visto che ieri il ministro Lavrov così come la signora Mogherini, ha auspicato nel suo incontro con Mohammed bin Abdulrahman al Thani, una risoluzione pacifica della disputa con il Qatar. La Russia ama intromettersi in guerre a distanza, ma non in scontri diretti. Quindi al netto degli eventi l'Arabia Saudita porta a casa per adesso l'appoggio di Trump e difficilmente tutto quanto è accaduto nelle ultime settimane può avere incontrato il favore della propria gente. Si tratta di un passo falso per Mohammed bin Salman che per mirare alla corona ha puntato anche sul popolo. I giovani in particolare. La promessa di riforme e liberalizzazione dei costumi da sola non basta se l'impianto di base rimane dispotico. E dal regno arrivano notizie non confermate circa pressioni esercitate a vari livelli per implementare la strategia anti-Qatar.
Passo falso del quale si avvantaggerà Mohammed bin Nayef a tempo debito.
Indipendentemente dall'esito di questo diverbio (corrono voci di un incontro mediato da Sheikh al Sabah a Jeddah nei prossimi giorni tra Sua Altezza Tamim e Sua Maestà Salman) lo scenario attuale pone seri dubbi sul futuro dell'Arabia Saudita e quindi del medio-oriente dal quale l'Occidente dipende.

Un altro grande interrogativo che questa vicenda ha messo in luce, è quali siano le intenzioni e gli equilibri all'interno dell'amministrazione americana. Se cioè il giochetto del good cop- bad cop portato avanti da presidente e segretario di stato sia genuinamente parte di una strategia o piuttosto sintomo di malumori e divisioni.
Certo è che l'America di Trump, da sempre poliziotto del mondo, in questa occasione ha interpretato in maniera atipica il proprio ruolo regalando all'Arabia Saudita di Mohammed bin Salman tutto il potere di cui era alla ricerca. Se si comportasse così in futuro su altri fronti, allora il futuro del mondo non appare propriamente roseo.

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