martedì 30 maggio 2017

Chi è l'uomo che ha pianificato il massacro mediatico del Qatar

Quando la BND lanciò l'allarme circa eccessive velleità militari e politiche del ministro della difesa saudita, che avrebbero potuto destabilizzare il medio-oriente con pesanti conseguenze per il resto del mondo, l'Ambasciatore saudita in servizio da pochi mesi si fece sentire al punto che il governo tedesco quasi arrivò a disconoscere la propria agenzia di intelligence.
Awwad Saleh al Awwad ha un curriculum accademico e lavorativo di tutto rispetto in materie economiche e finanziarie e, prima di arrivare a ricoprire la carica di ministro dell'informazione, ha lavorato nelle stanze del potere che contano in Arabia Saudita . Dall'ufficio dell'erede al trono a quello del governatore di Riyadh. Nel momento in cui Mohammed bin Salman ha deciso di giocare al rilancio nella sua personale guerra contro l'Iran, deve avere subito pensato a lui. Messo da parte il buon Al-Toraifi, che da convinto assertore del dialogo aveva addirittura aperto uffici a Teheran, il giovane quasi erede al trono ha chiamato al Awwad e con lui ha costruito quella che è una strategia non tanto tesa al contrasto dell'Iran, ma a tessere la tela del proprio successo in casa.
I due hanno messo a punto un gioco di squadra sopraffino.
Dall'accoglienza regale riservata al presidente americano alla distruzione dell'immagine del Qatar e di Tamim, hanno usato in maniera lungimirante i mezzi di cui può beneficiare una nazione potente come l'Arabia Saudita. Fondazioni, lobby, media, think tank.
Tutto è stato ordito in modo che si pensasse che l'Iran, e chi lo appoggia, è il peggiore dei mali possibili per il medio-oriente e per il resto del mondo. E che quindi a tutti conviene unirsi a vario titolo nella guerra agli ayatollah. Un invito a nozze per l'America di Trump.
Ma l'Iran è comunque distante dal Golfo. Serviva trovarsi un nemico in casa. E qui il genio di al Awwad si è mostrato in tutto il suo splendore. Ha  rispolverato la stessa logica che la BND usò all'epoca nei confronti dell'Arabia Saudita di Mohammed bin Salman. La favola del giovane principe capriccioso che preso dalla brama di potere avrebbe portato verso la distruzione il proprio Paese e il mondo intero. Su Sheikh Tamim questo scenario è stato costruito come un vestito.

Il battage mediatico è iniziato qualche settimana prima del Riyadh Summit.
Articoli e interviste sulle principali riviste americane a esperti politologi ed ex-funzionari addetti alla sicurezza nazionale. Tutti puntavano il dito sul fatto che bisognava richiamare il Qatar circa la questione del finanziamento al terrorismo inteso come Fratelli Musulmani e al Qaeda o Isis. Nessuno ha ben chiaro in mente chi veramente sarebbe finanziato dalla casa reale. Ma non ha importanza dato che è stato sufficiente ad aizzare qualche repubblicano che ha chiesto sanzioni. Indice dell’approccio a trecentosessanta gradi del nuovo ministro della cultura saudita, è stata la chicca della vicenda ambientata nello scenario del Qatar della serie Hbo dal nome Veep. Un polpettone di politica presidenziale americana che non ha mancato di sottolineare i soliti stereotipi con i quali viene dipinta la cultura araba del Golfo. La donna sottomessa, la mancanza di libertà, i taboo sessuali. Ciliegina sulla torta è stato il nome assegnato all’Ambasciatore del Qatar in Usa : Jaffar. Come associare un’idea di positività ad un Paese rappresentato dal nome di un cattivo ?
Poi c’è stato il forum. Il sorriso tirato di Sua Altezza ha confermato che il problema al momento non era tanto Trump ma i convitati del Golfo. E infatti il giorno prima della partenza c’è stato il comunicato del ministero dell’informazione che denunciava la persecuzione mediatica e anche l’intervista concessa dal ministro degli esteri ad Arabnews nella quale negava qualsiasi livello di coinvolgimento con la Fratellanza Musulmana. All’indomani del Forum si è scatenato l’inferno.
Le frasi che avrebbe pronunciato Sheikh Tamim (senza prove visto che la registrazione dell’evento conferma che non ha tenuto alcun discorso) hanno fatto il giro di web, tivvù e carta stampata. I media sauditi hanno scritto di tutto . Dal patto con l’Iran e Hezbollah ad una lettera in cui Osama Bin Laden dava indicazioni ad una delle mogli di spostarsi in Qatar nel caso in cui non avesse trovato rifugio in Iran. Stamattina era riportata una storia di cronaca che narrava la vicenda di un uomo che avrebbe sigillato i genitali della moglie per gelosia, dopo che questa avrebbe posto un like su Facebook sulla foto di un cugino, e al quale una corte in Qatar per questo gesto avrebbe comminato pochi riali di multa. Una marea di falsità molto verosimili che nell’era di Internet possono cambiare il destino dei popoli. Ogni giorno c’è un hashtag differente su Twitter che in maniera virale offende Sheikh Tamim. I media del Qatar hanno reagito in maniera nervosa e blanda pubblicando un paio di vignette offensive nei confronti di re Salman subito ritirate con tanto di scuse.
Stessa cosa accade sulla stampa di Emirati ed Egitto.
Giornalisti, scrittori, esperti, personalità a libro paga di think tank finanziati dagli Emirati mettono in guardia contro un Qatar che va contro gli interessi arabi e anche occidentali. Da mesi imperversa sulle televisioni egiziane, e adesso anche saudite, un certo Mahmoud Mansour che afferma di essere il fondatore dell’intelligence del Qatar e di sapere come l’emiro sia fuori di testa.
Tutto questo è opera di al Awwad. Difficile comprendere quale peso abbiano avuto Mohammed bin Salman e Mohammed bin Nayef, che anche hanno il pallino dei media, ma non esagerano più di tanto.
Tamim per ora tace e continua la routine reale.
Dopo aver ricevuto un emissario del Kuwait è stato reso noto che domani si recherà in visita dall'emiro che è solito mediare in queste situazioni.
Vedremo come si concluderà la telenovela infinita.

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