martedì 4 aprile 2017

Tigrotti in ritirata

Continua la battaglia per Hama.
I territori che sembravano essere stati riconquistati dal regime, sono tornati nelle mani dei ribelli. Maardas è stata da poco ripresa.
La tattica del comandante Al Julani è molto simile a quella adottata da Daesh a Mosul. Aveva dato risultati spettacolari nei primi giorni per poi affievolirsi. Non è che una guerra si possa vincere solo con autobombe ed inghimasi. Gli avanzamenti aiutano però a conquistare terreno presso finanziatori e mediatori che dettano legge sul campo. L'impressione è che Assad ormai non abbia più voce in capitolo. La Russia conduce raid usando spazi aerei turchi. Il tanto vituperato accordo per lo scambio Kefraya-Foua/Zabadani-Madaya è stato raggiunto tra Qatar e Iran da un lato, e Jaysh al Fateh e non si sa chi dall'altro, visto che tutti ormai lo rinnegano. Però rimane l'unica speranza di salvare i sunniti. Assad non rispetta mai gli accordi, e a quanto è dato sapere si era opposto allo scambio, ma potrebbe in questo caso essere costretto.
L'attacco di oggi potrebbe essere stato ordinato da lui visto che ha praticamente avuto carta bianca da tutti per rimanere al comando. Però ormai al tempo stesso la sua permanenza rimane scomoda per tutti. In primis per Putin che, nonostante l'apparizione sul luogo della strage, non può far dimenticare che uno scenario del genere ricorda quello del '99 . Ma vale la pena fare tanto chiasso per un gruppetto di neonazisti capitanati da un biondone con idee da far sembrare Wilders un samaritano ?
Probabilmente no. Non per mettere in scena la solita rappresentazione della Russia che piange attorno al suo zar. L'attentato di San Pietroburgo, così come il gas su Khan Sheikun, potrebbe avere dei mandanti meno scontati di quello che sembra

Nessun commento:

Posta un commento