domenica 6 novembre 2016

Una domenica liberatoria, a tratti lunatica

Blengini quella domenica si era svegliato di pessimo umore.
La storia dei Tuareg gli era anche piaciuta, ma trovava la fretta dei cugini inopportuna. Al solito non avevano i tempi giusti. Potevano aspettare almeno fino a Capodanno come era accaduto altre volte. Dopo la liberazione degli ostaggi a lui toccava fare di più. Ma dove avrebbe potuto trovare almeno un latitante ? Ormai erano stati catturati quasi tutti.
Nemmeno la polizia che lo aveva cresciuto, aveva i tempi giusti. I tempi dell’intelligence. Loro hanno la mania delle manette. Il successo nel campo della sicurezza sta nel fare le cose al momento giusto.
Nemmeno un attentato da sventare. Quel decreto era di certo un’ottima legge. Ma se becchi la gente appena mette mano allo smartphone, che rimane ? Ai suoi tempi era diverso.
E poi c’era Firenze. La città che lo aveva adottato era andata quasi distrutta.
Gli era venuto il magone a guardare le immagini. Il giovane premier era stato bravo a non sfruttare più di tanto il fattaccio. Giusto quei trenta secondi necessari a dare l’idea che tutto era sotto controllo.

Quando Matteo iniziò a parlare, a Blengini tornò il sorriso.
“Abbiate rispetto per chi sta dietro di voi” tuonò dal palco.
Non era rivolto ai giornalisti come sembrava.
Blengini conosceva quel linguaggio.
Glielo aveva insegnato lui ai tempi in cui il giovane premier di mestiere faceva il sindaco. Era il linguaggio degli agenti segreti veri.
Altro che i libricini del glossario intelligence. Gli agenti segreti dal carattere ruvido usano un linguaggio su misura.
Matteo voleva dire che il generale Jump the Stain non aveva speranze.
Gli sarebbe rimasto dietro. A lui non rimaneva altro da fare che tenerlo sotto controllo. Il suo era un sorriso liberatorio.
Non sopportava più quel carabiniere che gli stava addosso dai tempi di Firenze. A lui non interessava diventare capo, direttore o altro. Ma a quella agenzia, e allo stato, in trent’anni di onorata carriera aveva dato l’anima. Voleva solo quello che gli spettava.

Rainews aveva interrotto la diretta per dare la linea alla pubblicità.
Blengini sorrise di nuovo e tirò un sospiro di sollievo.
La pizza sul Cile avrebbe fatto calare le preferenze.
Ma lui aveva provveduto in anticipo.
E’ questo il lavoro di un agente segreto.
Prevedere ed agire in anticipo. I tempi giusti.
Che ne sa di certe cose un carabiniere ?
Pensò tra se e se, dimenticandosi per un attimo del proprio direttore.
Stava vivendo una domenica simbolicamente liberatoria.

Si tratta di un racconto di fantasia come gli altri ovviamente.
Il dottor Blengini ormai è diventato il mio muso ispiratore.
E' la sindrome da sicurezza partecipata.

Nessun commento:

Posta un commento