giovedì 10 novembre 2016

Un marziano da Firenze alla diga

Blengini guardava rapito la foto che faceva da sfondo al suo computerino con le mappe. Già se lo immaginava il generale Jump the Stain in divisa verde sull’auto verde. Ci stava lavorando. E poi alla diga di Mosul. Da quelle parti della polizia ambientale c’era di sicuro bisogno. Gli uomini del califfo non erano molto puliti. Chissà se JtS sapeva nuotare. 

L’ironia con la quale mi sono dilettata a costruire il personaggio Blengini, non è fine a se stessa, né vuole mancare di rispetto al funzionario dell’Aisi. Se uno ha la bontà di tornare su questo blog ogni tanto, lo avrà capito. Vuole semplicemente mettere in evidenza l’assurdità di un sistema per il quale un giorno veniamo a conoscenza dell’esistenza di un signore, al quale dobbiamo essere grati perché con il suo lavoro ci permette di dormire tranquilli la notte, solo a causa di lotte da cortile all’interno dei servizi e tra le varie fazioni politiche che li sostengono. Il tutto è supportato da un certo tipo di giornalismo, che in realtà giornalismo non è, che costruisce una storia e ci consegna la figura del funzionario che passa segreti al presidente del consiglio per il proprio tornaconto. Uno impegnato nel taglia e cuci del curriculum e a sgomitare con il generale Saltalamacchia per arraffare una poltrona.
Sempre per quella storia della cultura della sicurezza che in Italia non c’è, come scriveva tempo addietro il professore Panebianco, l’italiano medio è portato a credere che quanto è stato raccontato sia vero. In parte magari lo è, ma è riduttivo presentare la storia di un uomo e l’evoluzione di una agenzia di sicurezza in questa maniera. Al di là del glossario intelligence e dei tour nelle università, passando per i riscatti pagati, i servizi risultano essere il posto dove il direttore supplica i novizi di non andarsene, mette i sigilli alle porte quando si verifica un ammanco di denaro e se ne va in giro per il mondo a fare da chaperon al dirigente dell’Eni o alla ministra. Può anche andare bene agli stessi servizi segreti che passi questo messaggio, ma è il sistema Italia a farne le spese. Arretra sempre più culturalmente.

Visto che ogni tanto i miei strali arrivano ai diretti interessati, saluto il dottor Blengini. Se lo può consolare, la scoperta della sua esistenza mi ha risollevato l'umore ballerino. Anche quello è parte della sicurezza nazionale. When mama is happy, everybody is happy.
Poi a forza di seguire Matteo per costruire i miei romanzi blenginiani, sto riconsiderando il voto al referendum. Potrebbe scapparmi un sì.
Comunque appena lo fanno vicedirettore, torno a concentrarmi sul tortellino.
Sennò mi si intristisce e tira pugni alle porte .
W/A Salam

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