martedì 25 ottobre 2016

The love zone

"'Deep Connection' - ha spiegato il direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, Roberto Di Legami - si lega ai filoni internazionali di indagine che nel 2014 avevano già portato, tra l'altro, alla scoperta di una vastissima organizzazione operante nel web e all'arresto del suo capo, il pedofilo australiano Shannon McCoole. 
Per il procuratore aggiunto Michele Prestipino, "siamo di fronte ad una sorta di passaggio epocale. Nei due anni di indagine questo fenomeno criminale ha vissuto un profondo cambiamento, da noi seguito in tutte le sue fasi: dalla concentrazione, sul web tradizionale, di soggetti in circuiti riservati ma accessibili agli investigatori (chat, forum, newsgroup, file sharing) alle reti Dark Net, agi

La vicenda di Shannon McCoole richiama le parole pronunciate da Lamberto Giannini a proposito della formazione del personale di polizia per ciò che riguarda la radicalizzazione. Il direttore ha posto l'accento sulla necessità che questa sia svolta in maniera congiunta per consentire a forze dell'ordine, insegnanti, personale sanitario ed altri protagonisti, di scambiare esperienze ma anche di cementare il loro rapporto sotto il profilo umano.
I comportamenti borderline di Shannon McCoole erano stati segnalati diverse volte, anche dai suoi stessi colleghi, ma nessuno ne aveva colto l'atipicità.
Farsi delle domande, un pò come notava il dottor Galzerano circa la curiosità che spesso manca al rivenditore al quale viene richiesta una grande quantità di sostanza chimica sospetta, è magari logico per gli investigatori ma non per chi opera in altri campi.
Pedofilo e terrorista hanno profili criminali diversi e comportamenti a tratti simili, dei quali si conosce molto grazie alla casistica investigativa e a studi accademici, ma mai abbastanza.
Per entrambi i fenomeni di certo l'interazione tra società civile, inquirenti, famiglie e tutti gli operatori coinvolti, non può che favorire l'azione di prevenzione e contrasto.

L'accessibilità ai circuiti riservati che costituiscono il palcoscenico dei pedofili in rete, scopre un vaso di pandora sul quale gli investigatori non amano essere molto trasparenti.
Nel caso di indagini internazionali di ampio respiro, ma anche in quelle casalinghe condotte dall'Fbi, si pone il problema della giurisdizione .
Il gruppo investigativo australiano Argos, un'eccellenza nel campo che si avvale anche della collaborazione di specialisti europei, si trova spesso a sconfinare in territori stranieri. E anche l'Fbi passa da un server all'altro con molta facilità, in stati americani che hanno legislazioni differenti.
Che operino attraverso un hackeraggio, è pacifico visto che non c'è altra via alternativa a Tor.
La contestazione ad Argos  è che dopo aver beccato l'indirizzo IP in seguito all'invio di un link civetta, poi lo girano alle varie polizie sparse nel mondo. Con la scusa dell'assistenza e della collaborazione, si aggira il problema dello stato di diritto che vale anche per i criminali. In America comunque diversi giudici hanno emesso sentenze secondo le quali questo modus operandi non va contro il quarto emendamento. C'è anche la questione della durata dell'indagine, di solito almeno sei mesi, nel corso della quale la polizia, in quanto gestore del sito, si trasforma in vero e proprio distributore di materiale pedopornografico. In generale a questo ed altri dubbi, l'Fbi ed altre agenzie non rispondono ufficialmente, ma mandano a dire che non c'è un modo migliore o più garantista di svolgere questo tipo di investigazioni.

Nessun commento:

Posta un commento