sabato 3 settembre 2016

Caccia alla ragazza che sognava di tagliare teste

Il percorso di radicalizzazione di Meriem al Rehaily, avvenuto in una fase storica in cui il califfato era già stato proclamato, in un certo senso fa ben sperare sul fatto che magari, dopo essere entrata in Siria, abbia potuto toccare con mano l’ipocrisia e le falsità di cui è intrisa la propaganda di Daesh, ed essendosi pentita, possa riuscire a fuggire.
Qualche ragazza ce l’ha fatta.

Stando agli stralci di intercettazione pubblicati oggi dal corriere veneto, la sua adesione è legata per lo più al carisma di al Baghdadi e alla presa che hanno avuto su di lei le immagini cruente delle decapitazioni.
La retorica anti-occidentale e una versione distorta della religione, hanno evidentemente giocato un ruolo di secondo piano nella sua formazione.
Invece Anas el Abboubi, che è ormai un caso che ha fatto scuola, visto che il suo percorso è stato lungo abbastanza da potere individuare le varie fasi di trasformazione che hanno portato alla radicalizzazione vera e propria, ha abbracciato il progetto di al Baghdadi quando questo era ancora ISI, e lui si era formato attraverso testi base dell’ideologia della fratellanza musulmana e del wahabismo. Un percorso fondato sulla ideologia più che sulla spettacolarizzazione della guerra. La cosa più cruenta che scrisse sulla sua pagina Facebook, all’epoca in cui la Digos lo monitorava, è che avrebbe volentieri ucciso qualche ebreo. Per il resto faceva sua, la retorica di Choudary e Belkacem. Che sia andato progressivamente peggiorando dopo il suo ingresso in Siria, lo dimostrano le telefonate dal fronte alla famiglia, nelle quali spiega nei minimi dettagli le ragioni delle dispute tra Daesh e il Fronte Islamico. Difficile che abbia cambiato idea. Al massimo può avere cambiato vessillo. In attesa che i Manenti boys ci dicano che fine ha fatto, è bene ritenerlo vivo.

Al di là del resoconto proveniente dalle carte dell’inchiesta, non mi pare che il corriere abbia fornito oggi grosse novità. Avevamo saputo, all’inizio dell’estate, dell’incriminazione e del mandato di arresto internazionale. Probabilmente gli investigatori hanno intercettato comunicazioni o notizie su un suo probabile ritorno immediato e hanno voluto riaccendere i riflettori per stimolare qualche amico a parlare. Oppure sono in allerta dopo la movimentazione di massa sui vari social, soprattutto Telegram, seguita all’uccisione di al Adnani. E’ indubbio che adesso ci sarà un cambio di passo nella strategia terroristica in Europa.
I generali americani vogliono chiudere la partita in Iraq e Siria per non ritrovarsi a combattere la fase cruciale di una guerra complessa, sotto la presidenza Clinton o anche Trump. La Libia è diventato un incubo che non si risolverà tanto presto poiché, nonostante sembrerebbero salite le adesioni, il governo di unità nazionale subisce molto l’opposizione. E i governi stranieri, soprattutto arabi, non riescono a trovare una soluzione comune. L’unica cosa certa è l’escalation di attacchi terroristici sul nostro suolo.
Meriem e gli altri partiti dall’Italia, sono destinati a diventarne i protagonisti.

Nessun commento:

Posta un commento