lunedì 25 luglio 2016

Le colpe del Cecca e il ritardo di Di Legami

Se questo blog non si è fermato a quello che era il suo obiettivo, cioè riappropriarmi della lingua italiana dopo un periodo di soggiorno all'estero e sanare la curiosità generata dal caso Pisani, il merito o la colpa è di Geo Ceccaroli.
In mezzo a tanti di forze dell'ordine, servizi segreti, ministeri e dipartimenti governativi, che arrivano qua per caso e dopo avere letto per un pò i miei strali iniziano a chiedersi chi io sia, senza avere però il coraggio o la voglia di contattarmi e limitandosi a mandarmi qualche esca giornalistica, Geo Ceccaroli, che ha anche un cervello che funziona, individuò il mio nominativo completo da un post scritto a proposito di una vicenda che avevo vissuto quando ero a Bologna. Trovò il mio numero di cellulare e mi chiamò per farsi quattro chiacchiere . Che tra l'altro sarebbe parte del suo mestiere o forse anche di altri comparti, visto che una musulmana italiana convertita, che bloggava all'epoca quasi esclusivamente di polizia, dovrebbe fare suonare un campanello d'allarme.
Allora non avevo proprio nemmeno idea che esistesse la polizia postale.
Iniziai a seguire quella ed altre specialità ed imparai che, al di là dell'aspetto investigativo, le attività della polizia di stato aprono una finestra importante sui problemi del nostro Paese .
Una finestra che, se sfruttata nella giusta maniera, dovrebbe aiutare a risolverli quei problemi.

La battuta del dottor Ceccaroli è stata effettivamente fuori luogo.
Però sempre meglio di quanto scrivono certi poliziotti in rete su quello e altri argomenti.
Si è trattato di un tweet che in fondo è espressione di un malessere che non riesce a trovare sfogo in altra maniera. Anche di un pò di quella ignoranza che caratterizza gli operatori delle forze dell'ordine quando non riescono a comprendere che una norma, studiata e discussa con la stessa polizia come auspicava giorni fa il prefetto Gabrielli, non è una minaccia nei confronti delle forze dell'ordine. Piuttosto uno strumento anche a loro tutela e un mezzo che dovrebbe favorire un cambio culturale nel nostro Paese. Tutti concetti questi che è difficile sintetizzare in un Tweet o far comprendere a chi in fondo è pagato per garantire la nostra sicurezza e non per filosofeggiare o scrivere poesie.
Il dirigente del comparto Emilia Romagna paga anche norme vaghe o inesistenti sui limiti da osservare per i rappresentanti delle forze dell'ordine quando interagiscono sui social.
Ceccaroli ha indubbiamente sbagliato. Da poliziotto e da uomo.
Però errore ancora più grande è quello di strumentalizzare questa vicenda per mettere sotto pressione governo e forze dell'ordine. Spero che i sindacati di polizia comprendano e non rilancino.
Mi aspetto da questo capo della polizia, che è uomo pratico e non scende a compromessi, che intervenga non per punire il singolo o per chiedere scusa, come troppi suoi predecessori hanno fatto in casi come questo, ma per risolvere questa situazione in maniera concreta.

Il problema di fondo però, oltre a quello di carattere generale che affligge la polizia di stato, è di stabilire cosa effettivamente voglia essere la polizia delle comunicazioni.
Dispensatrice di consigli preziosi, surrogato della famiglia, carrozzone girovago per le piazze d'Italia, forziere di dati bancari e postali, insegnante supplente.
E' qui che Roberto Di Legami dovrebbe fare la differenza rispetto al suo predecessore che ci ha provato, ma visto lo scenario politico, non è andato oltre la collaborazione con le lobby politiche e finanziarie. Riportare la polpost a quella che sarebbe la sua funzione, di natura prettamente tecnica, aiuterebbe i suoi uomini a non cadere in certi tranelli.

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