sabato 9 luglio 2016

E l'India all'improvviso scoprì Zakir Naik

La questione del ruolo che il dottor Zakir Naik, o meglio i suoi discorsi, avrebbero avuto all'interno della vicenda della tragedia di Dhaka, hanno messo in evidenza l'ipocrisia che fa spesso da sfondo ai discorsi dei politici, quando questi sono incentrati sul contrasto al terrorismo.
Il canale satellitare di Naik, il suo sito, i discorsi e lui stesso in tour, imperversano da anni in tutto il mondo. Non c'è musulmano che non lo conosca.
Da sempre è nota, quella che molti definiscono una posizione ambigua rispetto al terrorismo di matrice qaedista. Non ha mai istigato direttamente o indirettamente a compiere atti di terrorismo, ma non ha neppure mai condannato chiaramente al Qaeda, lasciando intendere che bin Laden poteva essere anche visto come una sorta di risposta ad abusi ed errori americani. Una posizione che viene condivisa anche dai non musulmani quando si discute delle vicende degli ultimi decenni sotto il profilo storico-politico, ma che sostenuta da uno come lui, simbolo del riscatto dei musulmani in India, e con i toni pittoreschi caratteristici della sua dialettica, può diventare una bomba ad orologeria nelle mani di quattro studentelli figli di papà in Bangladesh.
Le indagini a cui pare adesso verranno sottoposti i suoi assetti finanziari e tutti i siti e le pubblicazioni riconducibili a lui, in seguito alle richieste del governo, costituiscono una azione tardiva e poco lungimirante.
Zakir Naik diventerà in vita, ciò che Anwar al Awlaki è, dopo essere stato colpito a morte.
Un eroe per i musulmani di un certo tipo. Non solo per gli indiani e i ribelli del Kashmir.
E anche un motivo per sottoporre a pressione il governo indiano che lo aveva lasciato pascolare per troppo tempo in attesa che il fenomeno Naik si estinguesse.

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